La premier nell'angolo

Trump fa a pezzi l’Europa e l'”amica” Giorgia resta in silenzio a guardare

Eccetto una rapida comparsata alla Cisl, la premier è sparita dai radar: impossibile poter conciliare l’asservimento agli Usa e gli interessi europei

Politica - di David Romoli

15 Febbraio 2025 alle 08:00

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Fonte La Presse
Fonte La Presse

Fatta salva una rapida e non troppo significativa comparsata alle assise della Cisl la premier è muta da parecchi giorni: un silenzio molto poco consueto per i capi di governo nella politica di oggi. Sono tante e distinte le difficoltà che le suggeriscono di non farsi sentire, dall’incresciosa resistenza al suo posto di Daniela Santanchè allo scandalo della liberazione di Almasri, che non riesce a far dimenticare come vorrebbe, dalla produzione industriale in calo alle nuove tensioni con Salvini sulla pace fiscale. Ma nel folto mazzo c’è una carta che per il governo è più minacciosa di tutte le altre e che dunque più di ogni altra induce in questo momento a dire il meno possibile: lo scontro interno al blocco occidentale tra Usa e Ue.

Le due sponde dell’Atlantico non sono mai state così lontane. L’Occidente non era mai stato così diviso dalla Seconda guerra mondiale in poi. Per una leader che punta a fare da ponte tra le due facce dell’Occidente, vicina a Trump ma altrettanto vicina a von der Leyen l’impennata della tensione è un guaio grosso. Rende difficilissima la parte in commedia che non solo vorrebbe giocare ma che è anche l’unica che le permetta di non perdere credibilità e alleanze preziose. La costringe a una scelta comunque perdente, o almeno si avvicina sempre di più a imporre quella scelta. Poco più di dieci giorni fa, al Consiglio europeo, Giorgia era ottimista. “Trump è un negoziatore. Il muro contro muro non ci conviene”, affermava sostenendo una posizione opposta a quella ben più bellicosa di Macron. Il seguito le sta dando torto.

Non che abbia perso ogni speranza né rinunciato al ruolo di possibile “cerniera” tra Washington e Bruxelles. Ma l’impeto del tycoon sui dazi e sulle spese militari, voci entrambe essenziali per i conti italiani la spingono inesorabilmente verso l’amica Ursula, dunque la distanziano dall’amico Donald. È inevitabile perché la disgregazione dell’Europa, le trattive in ordine sparso con Washington, al di là dei vantaggi che l’amicizia con Musk potrebbe garantire nei tempi brevissimi, sarebbero in prospettiva un disastro. Per amore o per forza Meloni deve restare europeista. L’Ucraina è una voce anche più allarmante, molto più allarmante.

Ieri la presidente von der Leyen ha assunto una posizione che suona come diametralmente opposta a quella di Washington, confermando apertamente la linea europea di sempre: “Con Putin bisogna trattare da una posizione di forza”. Meloni non può che allinearsi, essendo stata sin qui la leader più atlantista di tutti. Per cercare di difendere il ruolo vicino a Trump, l’Italia è stato l’unico tra i grandi Paesi europei a non protestare per il mancato coinvolgimento dell’Europa nella scelta di riprendere i rapporti e il dialogo con Putin però non prende alcuna distanza dalla linea della Commissione affidata all’Alta commissaria Kallas: “Nessuna soluzione rapida sull’Ucraina funzionerà. Non fermerà le uccisioni e la guerra”. I Patrioti, che dopo il rientro dell’AfD tedesca e forti della spinta di Musk rappresentano oggi l’onda della destra europea molto più dei Conservatori di Giorgia, sono sulla linea opposta e considerano la posizione della Commissione “politicamente e moralmente inaccettabile”.

La divaricazione ha riflessi anche sulla politica interna italiana ma anche europea: più si allarga la faglia fra Trump e Bruxelles più la premier rischia di ritrovarsi ai margini della destra europea che invece mirava a indirizzare, anche in questo caso seguendo lo schema dello “stare in mezzo”, in questo caso tra i Patrioti di Orbàn e l’establishment di von der Leyen. Ma stare in mezzo è una posizione aperta a esiti opposti. Può voler dire rappresentare un ponte e godere di una rendita di posizione preziosa, come ancora la premier spera di fare. Può anche voler dire trovarsi nella linea del fuoco incrociato, presi di mira da entrambe le parti ed esposti alle pallottole vaganti, come la premier teme che possa andare a finire. Nel dubbio e aspettando gli eventi si è imbavagliata.

15 Febbraio 2025

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