La guerra attorno alla Cpi

Meloni come Orban, si schiera con Trump nella guerra alla Corte dell’Aia: così l’Italia si pone fuori dall’Europa

L’idea che la Meloni possa essere il punto di mediazione è ormai del tutto tramontata. Lei può solo decidere se restare in Europa o se portare il suo paese a fare il cortiletto degli Stati Uniti.

Politica - di Piero Sansonetti

8 Febbraio 2025 alle 13:00

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LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili
LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili

Lo scontro tra Europa e Italia ora è aperto. E difficile da ricomporre. L’Italia ha un alleato potente, l’America di Trump. L’Italia sembra essersi totalmente messa al servizio di Washington. “Perinde ac cadaver”, come dicevano una volta i gesuiti (ma loro si mettevano al servizio di Dio). L’oggetto principale del contendere con l’Europa è la Corte penale dell’Aia. Ma il conflitto è più grande perché riguarda alcune questioni di principio. Essenzialmente la questione dei diritti umani e la lotta alla sopraffazione in campo internazionale. L’Europa difende questi principi. L’Italia li considera propaganda di sinistra.

Ieri Ursula von der Leyen ha rilasciato una dichiarazione che suona come un colpo di frusta in faccia al governo italiano: “La Cpi garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale”. È stato anche preparato un documento a difesa della Cpi e contro l’aggressione statunitense, ed è stato firmato da 79 paesi democratici. Non dall’Italia né dall’Ungheria. Sono passati i tempi nei quali primeggiava l’asse Germania-Francia-Italia-Spagna. Ora Roma si è schierata al fianco di Budapest.

Naturalmente non solo di Budapest. Perché l’attacco alla Cpi è partito da Trump. Che ha addirittura decretato delle sanzioni contro i funzionari e i magistrati della Cpi che hanno partecipato in qualche modo alla messa in stato di accusa di Netanyahu. Trump ha preso questa decisione senza neppure consultare il Parlamento. Con quei famosi executive order ammessi dalla Corte suprema americana per le emergenze ma usati da Trump come ordinario sistema di governo. Probabilmente il Presidente non si sente sicuro nemmeno sapendo che sia alla Camera che al Senato c’è una maggioranza repubblicana. Lui però sa che anche tra i repubblicani esistono persone pensanti, e questo può essere una cosa molto fastidiosa. Meglio bypassare.

La vicenda Almasri comunque in Italia non si è affatto chiusa con il dibattito in Parlamento disertato dalla premier (che anche qui, nel fastidio verso le Camere, dimostra una forte affinità con il suo capo americano). Ora palazzo Chigi dovrà decidere come comportarsi nel braccio di ferro tra Europa e America. L’idea che la Meloni possa essere il punto di mediazione è ormai del tutto tramontata. Lei può solo decidere se restare in Europa o se portare il suo paese a fare il cortiletto degli Stati Uniti.

8 Febbraio 2025

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