Si muove la Camera preliminare

Almasri, fascicolo sull’Italia alla Corte penale internazionale: l’Aia “indaga” sul rilascio del generale libico

News - di Redazione

10 Febbraio 2025 alle 16:30

Condividi l'articolo

Photo via X
Photo via X

La controversa gestione da parte dell’Italia e del governo di Giorgia Meloni della vicenda Almasri, il generale e “boia” libico accusato di torture, arrestato e poi rispedito in Libia con un volo di Stato, continua a causare problemi all’esecutivo di Roma.

Il mancato rispetto del mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Nijeem Osama Almasri ha spinto infatti le autorità dell’Aia ad aprire un fascicolo sull’Italia presso la Camera preliminare della stessa Corte, che al momento “non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche”.

Ad annunciarlo è stato il portavoce della Cpi, Fadi El Abdallah. Come parte della procedura “ai sensi del Regolamento 109, l’Italia avrà l’opportunità di presentare osservazioni”

Il regolamento 109 della Corte penale internazionale disciplina i casi di presunta mancata cooperazione da parte di uno Stato. Il paragrafo 3 prevede che la Camera competente possa chiedere spiegazioni al Paese coinvolto sull’inadempimento. Dopo aver valutato la risposta, la Camera può decidere se portare la questione all’Assemblea degli Stati Parte o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in base all’articolo 87 (7) dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo della stessa Cpi. Poiché la Cpi ha giurisdizione sulla Libia in virtù di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza – adottata il 26 febbraio 2011 – che sancisce un obbligo di cooperazione, un’eventuale condanna da parte della Camera per mancata collaborazione dell’Italia nella consegna del generale libico Almasri sarebbe trasmessa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non solo all’Assemblea degli Stati Parte della Corte.

Dal portavoce della Corte non sono arrivati commenti invece sulla denuncia presentata il 5 febbraio all’Aia a nome di un rifugiato sudanese contro la premier Giorgia Meloni e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per aver ostacolato l’amministrazione della giustizia con la mancata consegna di Almasri. “Su questa questione separata – ha spiegato Fadi El Abdallah -, l’ufficio del procuratore ha indicato che, ai sensi dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo della Cpi, qualsiasi individuo o gruppo da qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni al procuratore”.

di: Redazione - 10 Febbraio 2025

Condividi l'articolo