Traballa la leadership della Lega

Cosa è la pace fiscale: l’ultima chance di Salvini per non essere fatto fuori dai nordisti

Giorgetti apre all’annullamento di 10 milioni di cartelle: “Costi non proibitivi”. Ad aprile c’è il congresso e mr. Papeete deve portare risultati concreti per sventare l’assedio dei nordisti

Politica - di David Romoli

14 Febbraio 2025 alle 15:00

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Salvini è nelle mani di san Giorgetti e il ministro stavolta farà il possibile. Notoriamente uomo di pochissime parole, a chi gli chiede se stia cercando le coperture per la pace fiscale, ultima ed essenziale crociata del ministro dei Trasporti, risponde evasivo: “Io lavoro sempre su tutte le coperture: è il compito del Mef”. Però è stato proprio lui, definendo la proposta di rottamazione delle cartelle per 10 milioni di contribuenti non proibitiva, a evitare almeno per ora lo scontro che si profilava tra Lega e FdI.

Il ministro Ciriani ha infatti parlato per tutti: “Sulla pace fiscale siamo d’accordo tutti. Purché si trovino le coperture”. Compito appunto del Mef. Compito del numero due della Lega, che peraltro quando si tratta di conti pubblici non è sospetto di eccessiva generosità con nessuno, neppure con il suo partito. La deadline della Lega è “entro la primavera”. FI frena, “Per il momento le risorse non ci sono”, ma Garavaglia, presidente della commissione Finanze a palazzo Madama, si sente già in piena corsa: “La settimana prossima cominciamo a lavorarci al Senato, dopo le rottamazioni di Renzi, Gentiloni, Conte e Meloni ora grazie alla Lega ci sarà quella definitiva”.

Per Salvini conquistare quella bandiera e conquistarla in tempo per il congresso, che dovrebbe svolgersi il 4 e 5 aprile probabilmente a Roma anche se Milano è ancora in ballo, è fondamentale. Nel primo congresso dopo 8 anni il leader in realtà non rischia il posto. La platea dei delegati è composta per lo più da suoi fedelissimi e soprattutto il Carroccio è ormai tanto completamente identificato con il suo capo che spodestarlo è impossibile o almeno ad altissimo rischio di scomparsa. Ma il fiato del partito del Nord già se lo sente addosso e dalle assise potrebbe uscire, se non detronizzato, almeno ridimensionato a monarca costituzionale. La sua stessa linea, che ora punta tutto sull’imporsi come proconsole di Trump nella penisola, potrebbe essere messa in dubbio da un partito del Nord che è attento solo agli interessi concreti della propria base di riferimento nel Settentrione.

Le avvisaglie e i segnali ci sono già tutti. Nel Consiglio federale di due giorni fa il segretario della Lega Nord e capogruppo Massimilano Romeo, punto di riferimento della potentissima Lega del nord, ha votato contro la proposta del capo di dichiarare incompatibili l’adesione alla Lega e quella al “Patto del nord” dell’ex ministro della Giustizia e ormai anche ex leghista Roberto Castelli. Tra i supporter del Patto c’è lo stesso Bossi, unico per cui valga però una sorta di dispensa che gli permette, unico e solo, di non rischiare l’espulsione. Ma ci sono anche parecchi leghisti che non hanno mai digerito fino in fondo la tentata svolta “nazionale” di Salvini. Il no di Romeo non è bastato a fermare “il Capitano” ma è suonato come un avvertimento minaccioso. Il vicepremier vuole che al congresso non ci siano contendenti. Se spuntasse un altro candidato, probabilmente lo stesso Romeo, lo scricchiolio sarebbe molto allarmante al di là del risultato della conta.

Per evitare che il congresso si risolva in battaglia campale e anche per blindare il simbolo con la scritta “Salvini premier”, che potrebbe essere messo in discussione già nella fase preparatoria delle assise, il leader leghista deve poter vantare con il partito del Nord risultati concreti. Uno dovrebbe essere l’autonomia fiscale, dove però il braccio di ferro in sordina con gli alleati è già paralizzante. L’idea di Calderoli, padre dell’autonomia differenziata e anche presidente della commissione incaricata di buttare giù le regole per il congresso e di prepararlo, è quella di procedere a passo di carica su tutte le materie non soggette ai Lep, e dunque non toccate dalla sentenza della Consulta che impone modifiche sostanziali della riforma.

FI e in realtà anche FdI non ci pensano per niente e frenano. Aprile è vicino e l’eventualità di arrivare al congresso con l’autonomia in stato di sospensione è del tutto concreta. Tanto più è dunque essenziale per Salvini potersi presentare con un obiettivo di prima grandezza incassato: la pace fiscale, appunto. In linea di principio nessuno a destra può bocciare la rottamazione, essendo il capitolo tasse componente essenziale del vangelo comune della destra. Giorgetti, in due anni e mezzo di governo, ha offerto sin troppe prove della propria indisponibilità a azzardi sul bilancio. Se dirà che le coperture almeno in larga parte ci sono Salvini avrà il suo trofeo di prima grandezza da esporre al congresso. In caso contrario tutto per lui diventerà molto più difficile.

14 Febbraio 2025

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