Le ripercussioni sull'Italia

Meloni al bivio: con Trump o con l’Europa?

Essere l’interlocutrice privilegiata di Donald e mister Musk crea a Meloni non pochi imbarazzi: tornare a fare la sovranista sguaiata o difendere gli interessi di Bruxelles?

Politica - di David Romoli

22 Gennaio 2025 alle 12:00

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Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

C’è qualcosa, anzi molto di paradossale nella situazione di Giorgia Meloni, la sola leader della destra radicale arrivata al potere nell’Europa occidentale. La propaganda che le ha facilitato l’ascesa era rumorosa e sguaiata, non molto diversa dalla demagogia dell’alleato Salvini con il quale era infatti in competizione diretta.

Ma una volta arrivata al potere, e in realtà già molto nella fase finale della marcia di avvicinamento, la leader di FdI ha messo da parte le ruvide e peraltro irrealizzabili promesse. L’abito della comiziante lo tira ancora fuori qualche volta, ma sempre meno spesso e soprattutto all’estero. Per essere accettata come interlocutrice credibile e autorevole nei piani alti del potere sia a Bruxelles che a Washington la premier italiana si è rifatta per due anni e mezzo il trucco. Si è istituzionalizzata.

Giorgia non ha cambiato idea e non ha rinunciato a nessuno dei suoi progetti. Però li ha adattati alle esigenze della diplomazia e del “vivere civile”, le ha trasformate quanto necessario per essere prese sul serio e considerate realistiche a Bruxelles, nelle capitali europee e nella vecchia Casa Bianca di Joe Biden. Un’operazione condotta con determinazione. Ma all’improvviso proprio nel principale di quei salotti per bene dove la ex missina era entrata a prezzo di una revisione radicale della propria immagine, col tailleur della dirigente al posto della salopette da underdog, si è installato un presidente che è molto più barbaro di quanto non fosse lei stessa ai bei tempi. Meloni aveva sacrificato senza un sospiro l’antica parola d’ordine dei “respingimenti”.

Trump la brandisce, la ribattezza “remigrazione”, promette di esercitarla non su decine di migliaia ma su milioni di poveracci privi di permesso di soggiorno. Giorgia chiede di temperare la riconversione ecologica anche per renderla praticabile e non condannarla al fallimento. Donald non cerca punti di equilibrio: “Torniamo ai fossili e non se ne parli più”. L’italiana è sempre sovranista ma anche europeista. L’americano va giù piatto: “È ora che paghino gli altri per rendere di nuovo ricca l’America”. Se anche tutto dovesse limitarsi alla forma, una sterzata così drastica e radicale proveniente dall’istituzione più potente che ci sia nell’Occidente e nel mondo non resterà senza conseguenze nell’atteggiamento della destra all’offensiva in Europa.

In un colpo solo Trump ha reso praticabili e sdoganati approcci, parole d’ordine e progetti che sino a due giorni fa sarebbero stati considerati inaccettabili se non in qualche comiziaccio. La premier italiana, che sinora è stata un’acrobata nel tenere il piede in due staffe, dovrà decidere chi vuole essere: se una politica conservatrice in perfetto stile europeo, tutto sommato non molto diversa dagli esponenti dell’ala destra del Partito popolare, o una componente del fronte sovranista che, ci si può scommettere, diventerà presto molto più aggressivo e truce di quanto già non sia. Non è il solo bivio di fronte al quale i nuovi amici, Trump e Musk, porranno Giorgia.

L’offensiva commerciale promessa da Trump ci sarà, anche se resta incerta la potenza di fuoco che il presidente americano vorrà e potrà adoperare. Per una Ue già quasi in brandelli la tentazione di dividersi, ciascuno trattando per se stesso sarà fortissima anche perché proprio questo è l’obiettivo della nuova Casa Bianca. La premier di Roma potrà spendere la posizione di “interlocutore privilegiato” di cui lo stesso Trump la ha di fatto investita in due modi opposti. Potrà sfruttare la circostanza per trattare a nome dell’intera Unione, cercando di difenderne l’interesse comune anche a costo di guastare quegli ottimi rapporti con Washington o potrà far leva sulla posizione privilegiata per trattare nell’esclusivo interesse dell’Italia, spalleggiando così Trump e Musk nel progetto di smembrare definitivamente una Unione che già si tiene insieme con la colla.

In questo caso a crollare sarà l’immagine “europeista” che è riuscita a conquistare negli ultimi due anni e mezzo. In entrambi i casi l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca è destinato a cambiare molte cose in Europa e anche nell’atteggiamento e nelle scelte del governo italiano.

22 Gennaio 2025

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