La guerra Russia-Ucraina-Usa-Nato

Guerra in Ucraina, il fallimento dell’autolesionista Europa

L’Europa avrebbe potuto lavorare subito per la pace, sarebbe stato logico dato che il conflitto esplodeva a ridosso dei suoi confini orientali

Editoriali - di Mario Capanna

22 Febbraio 2025 alle 16:00

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Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP
Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP

Se non c’è una Europa quando il mondo trema per le guerre, quando mai ce ne sarà una?
(Ph. Alexandre)

Trump si è persuaso che la guerra Russia-Ucraina-Usa-Nato deve finire. Quanto prima. Verosimilmente le ragioni principali sono almeno tre.
La prima è che la Russia non è per niente collassata, in seguito al conflitto e alle sanzioni a raffica, dunque conviene ripristinare con essa rapporti meno conflittuali, in vista del confronto con la Cina, ritenuta la vera potenza competitiva su scala globale. Seconda: gli Stati Uniti non si fidano più di tanto dell’Europa, cui bisogna far capire bene chi è che comanda davvero in Occidente. La terza ragione: crearsi l’aureola del pacificatore, ovvero il contrario del sonnambolico Biden, anche per compensare il ruolo di guerrafondaio per la licenza di sterminio data a Israele contro i palestinesi (e non solo).

“Ahi serva Europa, di pochezza ostello”, vien da dire, utilizzando in libertà il verso dantesco. Il presidente americano è stato categorico: se la vedrà direttamente con Putin, senza… rompiscatole ininfluenti fra i piedi, a partire dall’Europa e dallo stesso Zelensky. Definendo questi “dittatore” e un “comico modesto”, Trump fa compiere agli Usa una piroetta sorprendente (oltre a dare implicitamente del cretino a Biden), come se Washington non fosse egemone nella Nato e nel suo prolungato e intenso lavorio per minacciare la Russia prima dell’invasione dell’Ucraina. Atteggiamento senz’altro spocchioso, consono strutturalmente al personaggio che, come abbiamo mostrato in una precedente rubrica l’8 febbraio, soffre la sindrome del “narcisista maligno, detta anche, in termini neuropsichiatrici, del “manipolatore perverso”. Il che è apparso chiaro fin dall’insediamento, quando lanciava ai sudditi devoti le penne con cui aveva firmato i primi ordini esecutivi, ed essi si accapigliavano per afferrarle al volo. Come l’imperatore romano, quando nel Colosseo faceva gettare pani alla plebe… Insopportabile.

Fin dall’inizio l’Europa avrebbe potuto svolgere un ruolo positivo, in primo luogo evitando quell’ “abbaiare della Nato alle porte di Mosca”, come ben disse Papa Francesco, e poi premendo su Kiev affinché non violasse gli accordi di Minsk ed evitasse di minacciare e aggredire le popolazioni russofone del Donbass. In questo modo Bruxelles avrebbe svolto un ruolo, almeno in parte, autonomo, come era precipuo interesse dei Paesi europei: il loro peso e la loro influenza avrebbero potuto esercitare un’influenza non trascurabile nei confronti della Nato e di Washington. E invece, con l’atteggiamento tipico di chi è più realista del re, l’Ue si è prodigata nelle sanzioni a iosa, convinta illusoriamente che l’economia russa e Putin crollassero, ha infarcito di armi e soldi l’Ucraina nella certezza della sua… sicura vittoria militare. Non paghi i Paesi europei hanno determinato la stagnazione delle proprie economie – con la recessione in Germania – facendo crescere oltre misura il costo dell’energia, in seguito alla rinuncia al gas russo e al suo prezzo concorrenziale. Degli autolesionisti non avrebbero potuto determinare un risultato peggiore. Non a caso, dinanzi al nuovo atteggiamento americano, spiccano le difficoltà di Giorgia Meloni. E, inoltre, dov’è Elly Schlein?

Non si trattava di darla vinta a Putin, si trattava di darla vinta alla pace. Come era del tutto possibile se l’Ue avesse sostenuto la bozza di accordo russo-ucraino di Istanbul – aprile 2022, appena dopo l’inizio dell’invasione – anziché garantirne il sabotaggio con l’intervento perentorio del premier inglese Boris Johnson e l’intransigenza della Nato. L’Europa, dunque, ha avuto più di un’occasione per svolgere un ruolo effettivo di pace, sia prima del conflitto sia dopo il suo inizio. Sarebbe stato logico, sotto ogni punto di vista, che esercitasse quella funzione, dato che il conflitto esplodeva proprio a ridosso dei suoi confini orientali.
Mentre gli Stati Uniti sono lontani e protetti dagli oceani, si poteva evitare di stare sugli attenti dinanzi alla Casa Bianca. Sarebbe stato, questo, l’unico modo che avrebbe permesso all’Ue di avere un ruolo, meritato, da protagonista nel determinare i negoziati per il cessate il fuoco. Anziché ridursi alla poco commendevole supplica per avere una sedia al tavolo delle trattative di pace.

Può anche darsi che, alla fine, Trump conceda all’Europa uno sgabello, ma si tratterà solo dello strapuntino riconosciuto al cameriere, servizievole quanto petulante (e trascurabile). Al di là delle contumelie contro Zelensky, finirà per riconoscerlo anche all’Ucraina, essendo poco realistico imporle un accordo dall’alto.
Trump-Putin, ovvero la pace imperiale fra potenze reali che rendono insignificanti quelle finte. Come dimostrato dalla bolsa mini grandeur dei vertici di Parigi. L’Europa e l’Ucraina vasi di coccio fra due autocrazie, quella di Mosca e quella di Washington, dove ormai la democrazia è solo formale, divenuta appannaggio redditizio di miliardari. Si torna così, in forme nuove, alle zone di influenza. Dove i popoli non contano nulla, se non decidono di irrompere da protagonisti nella storia.

22 Febbraio 2025

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