Il discorso al Congresso
Panama, Groenlandia, Marte: al discorso sullo stato dell’unione lo show-manifesto di Trump
“America is back, rinasce il sogno americano”, dice il tycoon tra gli applausi scroscianti dei repubblicani e le proteste dei democratici. “In 43 giorni più risultati di quelli raggiunti da altre amministrazioni in 4 o 8 anni, ed è solo l’inizio”.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

4 Marzo 2025. Questa data va cerchiata in rosso. Perché nel discorso più lungo, davanti ai membri del Congresso e in diretta alla Nazione, nella storia dei presidenti degli Stati Uniti, Donald Trump ha declinato, sviluppato, recitato il suo “Manifesto” dell’ “America first”. I democratici non hanno mai applaudito. I repubblicani si sono spellati le mani innumerevoli volte. Una visione plastica di un’America spaccata in due. Ma la maggioranza è col tycoon.
Quello andato in onda è uno show politico-mediatico senza uguali e precedenti nel mondo. Da una parte i conservatori a sostenere ogni virgola dell’agenda trumpiana, dall’altra gli orfani della presidenza Biden che hanno inscenato proteste mostrando palette nere con le scritte «Musk ruba» o «Falso» alzato ogni volta il presidente diceva qualcosa di poco aderente, secondo i criteri dem, al vero. Dopo pochi minuti, è stato cacciato dall’aula il deputato del Texas Al Green che imperterrito ha interrotto più volte il discorso di Trump accusandolo di voler distruggere la sanità pubblica. Tre deputate poi a un certo punto si sono alzate, hanno dato le spalle a Trump si sono tolte la giacca e mostrato una maglietta nera con la scritta «Resist». Poi hanno lasciato l’aula. Il messaggio è chiaro. Netto. Inquietante. “America is back”, avverte The Donald. Uno slogan in sé non nuovo, l’aveva utilizzato anche il suo predecessore alla Casa Bianca, Joe Biden. Ciò che è “nuovo” è lo sviluppo. Il Trump 2.0.
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Il discorso di Trump al Congresso
Scena prima. Alle 9 di martedì sera, il presidente Trump ha parlato alla Camera e al Senato in sessione congiunta dopo 43 giorni dall’inizio del suo secondo mandato. Un discorso in gran parte concentrato sull’economia e l’immigrazione, i motivi per cui è stato eletto. La first lady Melania è stata accolta da applausi scroscianti, quando è entrata nella galleria per unirsi al resto della famiglia e ad alcuni dei consiglieri più vicini a Trump, come Elon Musk e Steve Witkoff, mentre il gabinetto di governo era al piano di sotto, nell’Aula, vicino ai giudici della Corte suprema.
Scena seconda. Il palcoscenico è tutto per il tycoon. Più che un discorso sullo Stato dell’Unione, è un discorso sullo Stato di Trump. «Sei settimane fa in piedi sotto la cupola del Campidoglio, ho proclamato l’alba di una Età dell’Oro dell’America – ha detto il presidente -. Da quel momento c’è stata un’azione rapida e implacabile per introdurre l’era di maggiore successo nella storia del nostro Paese. Abbiamo raggiunto di più in 43 giorni di quanto la maggior parte delle amministrazioni realizzano in quattro o otto anni, e abbiamo appena cominciato. Torno in questo luogo stanotte per annunciare che lo slancio dell’America è tornato. Il nostro spirito è tornato. Il nostro orgoglio è tornato. La nostra fiducia è tornata. E il Sogno Americano rinasce, più grande e migliore che mai prima. Il Sogno Americano è inarrestabile e il nostro Paese è sull’orlo di un ritorno di cui il mondo non è mai stato testimone prima e forse mai lo sarà». Il «rinnovamento del Sogno americano» era il tema del lungo discorso diviso in quattro parti: «i successi del secondo mandato in patria e all’estero; quello che l’amministrazione Trump ha fatto per l’economia; la spinta al Congresso ad approvare ulteriori fondi per la sicurezza del confine; e i piani del presidente per la pace globale».
Trump ha spiegato di aver firmato finora quasi 100 ordini esecutivi e 400 azioni esecutive per «ripristinare il senso comune, la sicurezza, l’ottimismo e il benessere nel nostro meraviglioso Paese». Ne ha citati alcuni, dall’aver rinominato il Golfo del Messico come Golfo d’America alle misure contro diversità, equità e inclusione. «Infatti – ha continuato – molti dicono che il primo mese della nostra presidenza è stato quello di maggiore successo nella storia della nostra nazione». La politica estera è arrivata dopo circa un’ora e mezza, con questa rivelazione: “Ho ricevuto un’importante lettera dal presidente ucraino Zelensky, che si dice pronto a sedersi al tavolo delle trattative il prima possibile, per avvicinarsi a una pace duratura e a firmare l’accordo sulle terre rare in qualsiasi momento”. Trump ha detto di “apprezzare” l’apertura, aggiungendo che “abbiamo ricevuto forti segnali” anche dalla Russia. “Sono pronti per la pace”, dopo aver avuto “discussioni serie” con Mosca. Di più non è dato sapere, ma il presidente sembra convinto di essere vicino ad una svolta: “Non sarebbe bello, se questo obiettivo si realizzasse?”. Nonostante questo ottimismo, non ha mancato di attaccare l’Europa, accusata di aver “speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi, di quanti ne abbia spesi per difendere l’Ucraina”. E ovviamente il predecessore Joe Biden, definito “il peggior presidente nella storia americana”, anche perché “ha speso più soldi dell’Europa”. Quindi ha ribadito l’intenzione di riprendersi il Canale di Panama, in parte già tolto ai cinesi con l’acquisto di due porti da parte di BlackRock, e la Groenlandia, che diventerà americana “in un modo o nell’altro”.
Sull’immigrazione, The Donald fa l’apologia di se stesso. “I democratici e i media continuavano a dire che avevamo bisogno di nuove leggi per mettere in sicurezza il confine- ma a quanto pare avevamo in realtà bisogno di un nuovo presidente”, ha detto Trump mentre i repubblicani applaudivano e gridavano il suo nome. Poi ha chiesto al Congresso di approvare i fondi per portare a termine «la più grande operazione di espulsione nella storia americana, più ampia anche di quella di Dwight Eisenhower che detiene l’attuale record». Trump poi ha elencato le presunte frodi scoperte da Elon Musk, presente in aula ed elogiato come l’artefice del Doge, che sta tagliando le spese del governo federale. A questo tema ha dedicato una parte corposa del discorso nel quale ha elencato tutta una serie di progetti pubblici tagliati. E a proposito di sprechi ha citato i soldi spesi dalla Social Security per persone che «hanno ormai 200 anni». «Se stiamo così bene cosa dobbiamo fare ancora RFK?», ha chiesto rivolto al suo ministro della Sanità scatenando una grassa risata. E poi la promessa di andare su Marte «e piantare la bandiera Usa». Per sua somma disdetta, c’è ancora un giudice a Washington. ..Anzi, più d’uno. Sono i giudici della Corte suprema che hanno respinto la richiesta di emergenza di Trump di congelare quasi 2 miliardi di dollari di aiuti all’estero come parte dei suoi sforzi per tagliare la spesa pubblica.
Per tornare al discorso-apologetico, l’Europa è esistita solo per essere accusata, dileggiata, ammonita, tra ostilità e irrilevanza. Nessun accenno alle proposte di tregua immediata da parte di Starmer e Macron, di una concertazione fra europei e americani ventilata ripetutamente da Giorgia Meloni. Per Trump, sull’Ucraina, l’Europa continua a non esistere, colpevole anche di non aver fatto abbastanza. Ha accusato gli europei di aver continuato a comprare gas e petrolio dalla Russia, mentre gli Usa fornivano generosamente 350 miliardi di dollari a Kiev. Il tycoon ha parlato anche dei «dazi reciproci» che entreranno in vigore il 2 aprile, anche con l’Europa («Qualsiasi siano i dazi contro di noi, noi li imporremo a loro. Qualsiasi siano le loro tasse, noi li tasseremo») e ha invitato gli americani ad avere pazienza se gli effetti all’inizio saranno pesanti o meglio se «saranno necessari degli aggiustamenti». Tra fischi, applausi, deputati portati fuori a forza, si consuma lo show presidenziale. Sì “America is back”. Ma di questa America tratteggiata da Donald Trump c’è d’aver paura.