Venerdì la firma
Cosa c’è nell’accordo su terre rare e minerali tra Ucraina e Stati Uniti

Nessuna garanzia di sicurezza esplicita, come più volte richiesto da Kiev, ma nemmeno l’incredibile pretesa da parte di Donald Trump e della sua amministrazione di ricevere 500 miliardi di dollari in terre rare e risorse minerarie come “risarcimento” per gli aiuti economici e militari forniti da Washington in tre anni di guerra.
È l’accordo raggiunto tra Stati Uniti ed Ucraina per cedere ai primi parte degli introiti derivati dalle risorse minerarie del Paese guidato da Volodymyr Zelensky: l’intesa verrà sancita e firmata, salvo clamorose sorprese, nell’atteso incontro che si dovrebbe tenere venerdì a Washington tra Trump e Zelensky, con i rapporti tra i due leader mai scesi così in basso.
Il testo non è ancora pubblico, ma alcuni punti sono già ampiamente filtrati sui quotidiani Usa: un alto funzionario ucraino martedì ha dichiarato all’AFP che gli americani “hanno tutte le clausole che non ci andavano a genio, in particolare i 500 miliardi di dollari”. La stessa fonte ha poi spiegato che Kiev e Washington svilupperebbero congiuntamente la ricchezza mineraria con l’Ucraina: i relativi ricavi confluirebbero in un fondo di nuova creazione che potrebbe essere “congiunto con l’Ucraina e gli Stati Uniti”.
L’intesa non prevede garanzie concrete di sicurezza che l’Ucraina cercava dall’alleato: future spedizioni di armi sono ancora in fase di discussione tra Washington e Kiev, con l’intenzione dell’amministrazione Trump di scaricare sull’Unione Europa o su una eventuale missione di “peacekeeping” sotto l’egida dell’Onu il compito di difendere il Paese.
In particolare Mike Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, già la scorsa settimana interpretando il “Trump-pensiero” aveva sottolineato che il fatto di aver stipulato un accordo sui minerali è una garanzia sufficiente per Kiev, perché implica che gli Stati Uniti abbiano interessi economici sul territorio ucraino. “Cosa ci può essere di meglio per l’Ucraina che essere in una partnership economica con gli Stati Uniti?”, era stata la domanda retorica di Waltz.
In base alle stime pubblicate dalla Kyiv School of Economics, l’Ucraina ha nel proprio sottosuolo le più grandi riserve di titanio e le terze riserve di litio in Europa, elementi fondamentali per la fabbricazione di batterie elettriche e nel comparto dell’ingegneria aerospaziale: allo stesso tempo però il Paese è particolarmente indietro nello sfruttamento dei propri giacimenti, con gli Stati Uniti pronti ad investire per lo sfruttamento e l’estrazione dei metalli.
D’altra parte l’amministrazione Usa ha dovuto invece cedere sulla richiesta di ottenere 500 miliardi in minerali, terre rare ma anche petrolio e gas naturale da Kiev. Non solo una richiesta sproposita rispetto al presunto impegno americano per l’Ucraina, che Trump quantificava appunto in 500 miliardi di dollari ma che in realtà è di poco superiore i 110 miliardi, ma che avrebbe sostanzialmente “strozzato” il futuro dell’Ucraina, già alle prese con una ricostruzione che si annuncia a dir poco difficoltosa.