La doppia battaglia
Trump vuole Panama e Groenlandia, le mire del presidente Usa sul Canale e sull’isola (controllata dalla Danimarca)
Altro che Ucraina, dove Donald Trump non vede l’ora di mollare Volodymyr Zelensky, ottenere un accordo di “pace” col Cremlino di Vladimir Putin e poi lasciare il destino di Kiev in mano all’Europa: gli ultimi obiettivi in politica estera del presidente eletto degli Stati Uniti, che il 20 gennaio prossimo si insedierà alla Casa Bianca, sono Panama e Groenlandia.
Il tycoon durante un comizio tenuto negli Stati Uniti, tesi poi ribadite anche via social network, ha apertamente dichiarato l’intenzione di riprendersi il Canale di Panama, infrastruttura strategica che collega oceano Atlantico e Pacifico costruito dagli americani, terminato nel 1914 e poi restituito al Paese centroamericano nel 1999 in base ad un accordo firmato negli anni Settanta dall’allora presidente Usa Jimmy Carter.
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Trump vuole il Canale di Panama
Ora Trump vuole disconoscere quell’accordo e riprendere il controllo del Canale nell’ambito della guerra commerciale che va promettendo da settimane: il presidente eletto ha giustificato la volontà di riprendere il controllo del Canale accusando Panama di applicare delle tariffe eccessive alle navi statunitensi che transitano attraverso l’infrastruttura.
Trump ha criticato la decisione di Carter, che lo aveva “stupidamente ceduto per un dollaro” nell’ambito di accordi in cui “spettava esclusivamente a Panama gestirlo, non alla Cina o a chiunque altro”, con particolare riferimento agli ingenti investimenti del Paese asiatico a Panama.
Per questo, secondo il presidente, gli Stati Uniti devono “riprendersi il Canale perché è fondamentale per il commercio statunitense e per il rapido dispiegamento della Marina in caso di emergenza per la sicurezza. Il governo locale dovrà accettare la nostra richiesta”.
Ovviamente da Panama non c’è alcuna intenzione di assecondare le richieste americane. In un video il presidente José Raúl Mulino ha ricordato che “ogni metro quadrato del Canale appartiene a Panama e continuerà ad appartenere” al suo Paese.
Le mire americane sulla Groenlandia
Ma Panama non è l’unico territorio nel mirino di Trump. Domenica il presidente Usa ha anche annunciato l’intenzione di ottenere il controllo della Groenlandia, enorme isola nell’estremo nord dell’oceano Atlantico a nord-est del Canada, appartenente al Regno di Danimarca dal 1953 (ma sotto il controllo danese dal 1814) ma dotata di autonomia dal 1979.
“Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”, ha scritto in un post su Truth nel quale ha annunciato la nomina di Ken Howery come nuovo ambasciatore americano in Danimarca.
Quella di Trump per la Groenlandia è una vecchia battaglia: già nel 2019, durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, aveva valutato l’idea di acquistarla dalla Danimarca, evocando una potenziale “grande operazione immobiliare strategicamente interessante”. Proposta ovviamente rispedita al mittente dal governo di Copenaghen. Anche in occasione di quest’ultimo tentativo di Trump è arrivato un immediato stop: il primo ministro groenlandese Mute Egede su Facebook ha ricordato che il territorio artico “non è in vendita e non lo sarà mai“.