Il discorso a Capitol Hill
Trump show al Congresso tra conquista di Marte e guerra dei dazi: “Mosca pronta per la pace, la Groenlandia sarà nostra”

Il consueto show in quello che era il primo discorso sullo “stato dell’Unione” tenuto al Congresso in seduta comune dall’inizio del secondo mandato, iniziato sei settimane fa con la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca.
In quello che è stato il discorso più lungo dell’era moderna, è durato infatti circa un’ora e 40 minuti, Donald Trump ha rivendicato il lavoro svolto fino ad oggi, minacciato più o meno apertamente chiunque la pensi diversamente da lui ed elencato una serie incredibile di falsità.
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Le due frasi più forti e più significative del lungo discorso sono state probabilmente due: “L’America è tornata” e “Siamo solo all’inizio”. Ribadendo quanto già detto in altre occasioni, il tycoon ha promesso di voler guidare il Paese verso una “nuova età dell’oro, come mai si era vista prima”.
Anche perché più volte Trump ha sottolineato che il Paese ereditato dall’amministrazione di Joe Biden era “sull’orlo del collasso”. Lui e il suo team invece hanno realizzato “più in 43 giorni di quanto la maggior parte delle amministrazioni realizzi in 4 o 8 anni, e abbiamo appena iniziato. Torno in quest’aula stasera per riferire che lo slancio dell’America è tornato”.
“Il sogno americano non è stoppabile e il nostro Paese è vicino a una rimonta come il mondo non ha mai visto, e forse non vedrà mai più”. Fino a “piantare la bandiera Usa su Marte e oltre“, si è lasciato andare il presidente.
Ucraina, Groenlandia e Panama
Un focus piuttosto importante Trump l’ha dedicato alla politica estera. Il presidente ha ribadito la sua intenzione di annettere la Groenlandia, “ce la faremo in un modo o nell’altro”, senza escludere dunque la pressione economica ma soprattutto l’uso della forza militare.
La sua amministrazione, per vie traverse, ha invece già ottenuto parzialmente un risultato: riprendere il controllo del Canale di Panama. “Lo abbiamo dato alla Cina e ce lo riprenderemo”, le parole di Trump citando l’accordo raggiunto ieri dal fondo statunitense BlackRock per acquistare due dei maggiori porti del Canale da CK Hutchinson, società che ha base a Hong Kong.
Infine l’Ucraina. Trump ha confermato la sua grande fiducia nel Cremlino, annunciando al Congresso di aver avuto “forti segnali” dalla Russia. “Sono pronti per la pace” ha detto Donald Trump a Capitol Hill sottolineando di aver avuto “discussioni serie” con Mosca e che “è ora di porre fine a questa guerra insensata”.
Ma soprattutto Trump ha aggiunto di aver ricevuto una lettera da parte di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino con cui i rapporti sono precipitati dopo lo scontro a favor di telecamere di venerdì scorso alla Casa Bianca. Zelensky, ha detto Trump, “si dice pronto a sedersi al tavolo della pace e a firmare l’accordo sui minerali”, col presidente che ha fatto capire di aver “apprezzato” la mossa del leader di Kiev.
Il presidente Usa non ha invece neanche accennato alla situazione in Medio Oriente e alla sua proposta sulla Striscia di Gaza, ovvero la cacciata di due milioni di palestinesi e la trasformazione dell’enclave in quella che aveva definito “Riviera del Medio Oriente”.
Dazi e guerra commerciale
Trump ha rivendicato la sua politica dei dazi, una vera e propria guerra commerciale in particolare contro Canada, Messico, Cina ed Unione Europea.
Il presidente ha riconosciuto che i dazi potrebbero causare “qualche scompiglio” ma ha ribadito che non servono solo a difendere i posti di lavoro americani, ma anche a “proteggere l’anima del Paese”. Ha poi minimizzato le possibili conseguenze, ammettendo che “ci saranno dei piccoli disordini”, ma assicurando che saranno “limitati e gestibili”.
Europa finita nel mirino di Trump anche per il sostegno militare a Kiev. Il presidente Usa ha ribadito, come già in altre occasioni, che Bruxelles “ha tristemente speso più soldi comprando il petrolio e gas russo di quanti ne abbia spesi per difendere l’Ucraina”.