La mossa del premier israeliano

Netanyahu affama Gaza, Israele compie un crimine di guerra con la complicità del presidente-immobiliarista Trump

Il cinismo di Benjamin Netanyahu non conosce limiti né pudore. Un pudore che non appartiene alla dimensione etica di Bezalel Smotrich. “Sospendere gli aiuti è solo l’inizio. La prossima fase sarà il taglio di elettricità e acqua”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

5 Marzo 2025 alle 17:42

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AP Photo/Abdel Kareem Hana –  Associated Press/LaPresse
AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse

Potenza della narrazione che avvolge le nefandezze perpetrate. Ora la soluzione finale per la gente di Gaza viene presentata così dal primo ministro d’Israele, in un movimentato discorso alla Knesset: “E’ ora di dare al popolo di Gaza la libertà di andarsene”. Il cinismo di Benjamin Netanyahu non conosce limiti né pudore.

Un pudore che non appartiene alla dimensione etica di Bezalel Smotrich. “Sospendere gli aiuti è solo l’inizio. La prossima fase sarà il taglio di elettricità e acqua”, ha minacciato il leader del partito Sionismo religioso e ministro delle Finanze, fedele di Bibi. Il quale ha ricevuto una drammatica lettera di Yarden Bibas, l’ex ostaggio i cui due bambini e la moglie sono stati uccisi a Gaza. “Signor primo ministro, lei e il suo governo non vi siete ancora assunti la responsabilità. Pochi politici chiedono perdono. Mi pento costantemente per non aver protetto meglio mia moglie e i miei figli. Mi divora dentro. Avevo solo una pistola e sono un semplice cittadino in un tranquillo kibbutz. Non sono ancora tornato nella mia casa a Nir Oz, non so cosa mi aspetta. Le chiedo di venire con me: se non guardiamo il disastro negli occhi, non saremo in grado di riprenderci”, ha scritto a Netanyahu che non è mai stato nei kibbutz bruciati da Hamas.

Liberi di andarsene. Se non vogliono morire di fame. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha chiesto che “gli aiuti umanitari tornino immediatamente a Gaza”, mentre il sottosegretario dell’Ufficio dell’Onu per gli Affari Umanitari, Tom Fletcher, ha descritto la mossa come “allarmante”. In una nota, il gabinetto del premier israeliano ha precisato che Israele “cesserà ogni ingresso di merci e rifornimenti nella Striscia di Gaza “. Domenica scorsa, il portavoce di Netanyahu, Omer Dostri, ha confermato: “Nessun camion è entrato a Gaza questa mattina, né lo farà in questa fase”. Si tratta di uno dei capi d’accusa con cui la Corte Penale Internazionale ha già emesso un mandato di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant: i due sono già ritenuti responsabili di aver affamato la popolazione civile palestinese come metodo di guerra, di aver causato intenzionalmente “grandi sofferenze, gravi lesioni al corpo o alla salute o trattamenti crudeli”, di “dirigere intenzionalmente attacchi contro una popolazione civile “.

“La chiusura dei valichi renderà la situazione peggiore di quella attuale. La nostra situazione non è buona quando i valichi sono aperti; quindi, cosa succederà se chiuderanno le frontiere?”, ha affermato Yahya Al-Sharif, uno sfollato palestinese a Rafah. “Le cose peggioreranno”. “Questa è una decisione da genocidio. Le organizzazioni per i diritti umani nel mondo ci guardano”, ha detto Mohammed Abu Shalhoub, anche lui sfollato da Rafah. Dall’inizio della guerra sono morti almeno 48mila palestinesi, in prevalenza donne e bambini. La sussistenza dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza dipende interamente dagli aiuti internazionali.

“Non abbiamo un accordo sulla seconda fase, chiediamo la smilitarizzazione totale di Gaza, l’uscita di Hamas e della Jihad islamica e la riconsegna di tutti i nostri ostaggi – afferma il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar in conferenza stampa – Se sono d’accordo possiamo attuarlo domani”, ha aggiunto riferendosi all’accordo.

Sul fronte diplomatico, al piano Trump per Gaza si contrappone quello egiziano, discusso ieri in un vertice straordinario al Cairo della Lega Araba. Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia prevede di “mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza” e richiede “disposizioni per una governance transitoria e la garanzia della sicurezza in modo da preservare le prospettive di una soluzione a due Stati”: lo scrive l’emittente panaraba Sky News Arabia. Il piano propone inoltre di “lavorare a una proposta progressiva di gestione della Striscia durante la ricostruzione, tenendo conto della tutela del diritto del popolo palestinese a rimanere sulla propria terra”, scrive ancora la tv. Ma il presidente-immobiliarista ha altri obiettivi in testa: fare di Gaza la “Riviera del Medio Oriente”. Con i soldi sauditi e senza palestinesi in circolazione.

5 Marzo 2025

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