Crimini di guerra
Netanyahu criminale di guerra: i mandati di arresto della Corte Penale contro il premier israeliano e l’ex ministro Gallant
La nota parla di "un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza", crimini di guerra e contro l'umanità nella Striscia. Mandato d'arresto contro Mohammad Deif, secondo Israele eliminato in un bombardamento
Esteri - di Redazione Web
La Corte Penale Internazionale, il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità al mondo, ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant nell’ambito della guerra a Gaza. I mandati di arresto sono stati emessi dalla Camera preliminare della Corte Penale Internazionale. La stessa Camera ha emesso all’unanimità un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, chiamato Deif, che però Israele aveva fatto sapere di aver ucciso in un bombardamento nella Striscia lo scorso luglio.
Le motivazioni della Camera rimandano ai “crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”. La nota parla di “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”. A marzo 2023 era stato il turno di Vladimir Putin, Presidente della Russia, accusato di crimini di guerra per l’invasione dell’Ucraina scattata nel febbraio del 2022. La Corte aveva detto di avere “ragionevoli motivi per ritenere” che Putin fosse “responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa, a danno dei bambini ucraini”.
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Le accuse all’ex ministro Gallant
Gallant è stato licenziato a inizio novembre, era il ministro della Difesa ed è stato sostituito dal ministro degli Esteri Israel Katz. Una decisione che circolava sui media israeliani da alcuni mesi. Gallant fa parte del Likud, lo stesso partito di Netanyahu, era in contrasto con il premier per via della sua opposizione alla legge sull’esenzione militare agli ultraortodossi e di alcune differenze di vedute sulla guerra nella Striscia di Gaza. Il premier aveva già provato a licenziare Gallant nel marzo del 2023, e quindi prima dell’esplosione del conflitto, quando il ministro aveva chiesto di sospendere la contestata riforma della Giustizia che aveva portato in piazza migliaia di persone a protestare.
L’annuncio del licenziamento in primavera aveva provocato due giorni di grandi manifestazioni. Netanyahu aveva dichiarato dopo il licenziamento che “gravi differenze sono emerse tra me e Gallant a proposito della gestione della campagna militare, e queste divergenze sono state accompagnate da dichiarazioni e azioni che hanno contraddetto sia il governo che le decisioni dell’esecutivo. Ho compiuto sforzi ripetuti per colmare queste divergenze, ma si sono solo allargate”. Gallant ha sostanzialmente riconosciuto la rottura parlando di tre motivo alla base delle distanze. “La mia posizione molto rigida sulla coscrizione universale, l’impegno per far tornare a casa gli ostaggi e il mio appello per formare una commissione d’inchiesta statale sul fallimento del 7 ottobre”.
Le accuse di genocidio a Israele del Sudafrica
A fine dicembre 2023 il Sudafrica aveva accusato Israele alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia per genocidio nella Striscia di Gaza. “Gli atti e le omissioni di Israele denunciati dal Sudafrica sono di tipo genocida perché volti a provocare la distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese”. Altri Paesi – tra cui Spagna, Messico, Colombia, Nicaragua, Libia e Autorità palestinese – nei mesi successivi, avevano chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di unirsi al Sudafrica nell’accusa.
Le accuse di crimini di guerra a Mohammed Deif, capo di Hamas
La Camera della Cpi ha riconosciuto di non essere in grado “di stabilire se Deif sia stato ucciso e sia ancora in vita”. Deif è stato incriminato dalla Corte “per presunti crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina almeno dal 7 ottobre 2023″. Anche Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar, capi dell’organizzazione terroristica palestinese, erano stati destinatari dei mandati di arresto della Corte Penale Internazionale. Sono stati eliminati entrambi dall’esercito israeliano e così le richieste sono cadute. “L’accusa continua a indagare sui crimini nel conflitto in corso e prevede che verranno presentate ulteriori domande di mandato d’arresto”, si legge ancora nella nota della Corte.