Da Stato a località turistica

Riviera di Gaza, il piano di Trump per prenderne il controllo: così con Netanyahu vuole cacciare i palestinesi

Esteri - di Redazione

5 Febbraio 2025 alle 10:38

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Riviera di Gaza, il piano di Trump per prenderne il controllo: così con Netanyahu vuole cacciare i palestinesi

Donald Trump si sveste dai panni di presidente e indossa nuovamente quelli dell’immobiliarista per accogliere il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu e proporre la sua soluzione per il futuro della Striscia di Gaza e del popolo palestinese: trasferire gli oltre due milioni di gazawi e trasformare l’enclave in una località turistica sotto il controllo statunitense, chiamandola addirittura “Riviera del Medio Oriente”.

È questo dunque il piano proposto dal presidente Usa durante l’incontro tenuto martedì 4 febbraio a Washington, presso la Casa Bianca, con Benjamin Netanyahu: l’idea, non nuova e già espressa nei giorni scorsi dal tycoon, è quella dunque di una seconda “Nakba”, la “catastrofe” che comportò l’espulsione e la fuga di almeno 700mila palestinesi costretti a lasciare le loro case durante la guerra arabo-israeliana del 1948, che seguì la fondazione dello Stato ebraico.

Al posto della popolazione palestinese, persone da “spostare altrove”, in Paesi vicini come Egitto e Giordania, che pure nei giorni scorsi aveva espressamente opposto un rifiuto totale di fronte all’idea di ospitare due milioni di profughi, Trump intende sottoporre la Striscia di Gaza al controllo Usa con l’idea di trasformarla in una località turistica.

Un piano che al momento appare come l’ennesima boutade del presidente americano: non solo ridurrebbe al minimo le già basse possibilità di una pace duratura nella regione sulla base del principio dei “due popoli, due Stati”, ma comporterebbe una violazione della quarta Convenzione di Ginevra, un trattato fondante del diritto internazionale che sia gli Stati Uniti che Israele hanno ratificato, che vieta trasferimenti forzati di popolazione.

D’altra parte la bizzarra proposta di Trump ha già trovato il “niet” di tutti gli attori principali dell’area: da Hamas ad Egitto e Giordania, fino all’Arabia Saudita, il Paese del Golfo Persico che il presidente Usa considera particolarmente “vicino” e con cui vorrebbe negoziare una nuova edizione degli “Accordi di Abramo” già firmati con Emirati Arabi Uniti e Bahrein.

di: Redazione - 5 Febbraio 2025

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