Il conflitto in MO

Gaza verso una nuova crisi, Israele blocca gli aiuti umanitari: Netanyahu prepara la “guerra della rinascita”

Esteri - di Redazione

3 Marzo 2025 alle 11:29

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Gaza verso una nuova crisi, Israele blocca gli aiuti umanitari: Netanyahu prepara la “guerra della rinascita”

Negoziati prossimi al collasso e un Medio Oriente che si appresta a tornare un’area del globo nuovamente “bollente”. Sono ore cruciali nelle trattative tra Hamas ed Israele per il futuro del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, messo a repentaglio della prova di forza del governo di Benjamin Netanyahu.

Sostenuto dall’estrema destra messianica e con la sponda dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, poco dopo la mezzanotte di domenica il governo israeliano ha approvato unilateralmente l’estensione della prima fase del cessate il fuoco con Hamas, nonostante l’opinione contraria del gruppo palestinese.

Il gruppo radicale islamico che controlla l’enclave palestinese da tempo vuole infatti che si entri, come previsto dagli accordi raggiunti a metà gennaio, nella seconda fase del cessate il fuoco: una fase due che per Israele comporterebbe la rinuncia totale alla propria presenza militare nella Striscia, dove il suo esercito anche durante le prime settimane di tregua continuavano ad occupare alcune zone cuscinetto.

Il “no” di Hamas al prolungamento della “fase uno” del cessate il fuoco non ha provocato solamente la decisione unilaterale di Netanyahu di estenderla, ma anche il blocco dell’accesso di merci e aiuti umanitari internazionali a Gaza, con la minaccia di ulteriori ripercussioni se Hamas continuerà a rifiutare il prolungamento della prima fase.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto a Israele di rimuovere “immediatamente” il blocco, l’autorità nazionale palestinese ha denunciato l’uso della “fame come arma” sostenuta dai sauditi che parlano di “punizione collettiva” e dall’Egitto che ha parlato di “violazione eclatante” dell’accordo.

Netanyahu però è ben consapevole di poter giocare di sponda con Washington, dove l’amministrazione Trump è convintamente al fianco del governo israeliano. Un nuovo “assist” è arrivato dal piano presentato dall’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Steve Witkoff, che prevederebbe una estensione della tregua per altri 42 giorni, per tutto il Ramandan e la Pasqua ebraica.

In cambio Hamas dovrebbe riconsegnare la metà dei rapiti ancora vivi a Gaza, 24, il primo giorno e l’altra metà una volta che ci sarà un accordo per un cessate il fuoco definitivo. Intesa impossibile da firmare per il gruppo islamico, che vuole avere la rassicurazione che Israele si ritirerà dalla Striscia di Gaza e che considera gli ostaggi una “garanzia” per avere concessioni dal governo di Tel Aviv.

Non aiuta a far rientrare la crisi la firma da parte del segretario di Stato Marco Rubio dell’ennesimo ordine di fornitura urgente di armi in favore di Israele, circa 3 miliardi di dollari in bombe e munizioni per l’esercito dello stato ebraico.

Conferme ulteriori degli intenti israeliani arrivano dal primo ministro Netanyahu, che al plenum della Knesset lunedì ha annunciato che il Paese si sta “preparando per le prossime fasi della guerra della rinascita, su sette fronti”.

Il premier ha poi aggiunto che Israele “non si fermerà finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della vittoria: il ritorno di tutti gli ostaggi, la distruzione della capacità militare di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”.

di: Redazione - 3 Marzo 2025

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