Il membro della segreteria nazionale Pd

“Governo di bugiardi, se ne fregano delle mostruosità nei lager libici”, parla Majorino

«Se ne frega delle mostruosità compiute nei lager, il caso di Almasri lo dimostra. È come se fossimo davanti a un accordo bilaterale con la Libia sul diritto alla tortura. Del parere della Cpi l’Italia se ne infischia anche di fronte a Netanyahu che ha mani da stragista»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

29 Gennaio 2025 alle 09:00 - Ultimo agg. 29 Gennaio 2025 alle 09:50

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Photo credits: Canio Romaniello/Imagoeconomica
Photo credits: Canio Romaniello/Imagoeconomica

Pierfrancesco Majorino, segreteria nazionale Partito Democratico, capogruppo nel consiglio regionale della Lombardia. “Concorso esterno in tortura. L’Italia obbedisce ad Almasri, Tajani delegittima l’Aja, Piantedosi in Senato inguaia Meloni, Nordio Sparito”. Così l’Unità titolava in prima pagina sul “caso Almasri”. Cosa racconta questa brutta storia?
Racconta cose diverse e tutte preoccupanti. Da una parte ovviamente c’è la totale inaffidabilità di un governo di bugiardi. Perché, va detto, la prima delle frasi da cui partire per fornire una ricostruzione adeguata dei fatti è quella di mesi fa di Giorgia Meloni, sui trafficanti a cui si sarebbe data la caccia lungo tutto “il globo terracqueo”. Dall’altra, ancora una volta questa pagina orrenda dice del tasso di disumanizzazione in atto. Chiariamoci: Almasri può essere rispedito con tanto di volo di Stato in terra libica perché alla fine importano molto poco i capi d’accusa che lo riguardano, poiché la questione di fondo sull’immigrazione resta sempre la stessa: alimentare il discorso dell’invasione da contrastare con i muri e oggi, in modo molto più esplicito, le deportazioni. Infine, e qui la cosa andrà indagata a fondo, l’impressione che si ha è quella di un Almasri interessante per quel che potrebbe dire, spiegare, raccontare. Dunque, è meglio che taccia. Che sia mai che grazie a un criminale come lui, e alle sue parole, non si arrivi ancora più a fondo di alcune verità riguardanti l’azione della polizia libica, della guardia costiera o di quel che accade nei lager o, magari, fuori dai lager, nei deserti che li circondano.

Non è da oggi che l’Italia sostiene, finanzia, arma quell’organizzazione criminale denominata guardia costiera libica.
Assolutamente. Ed è corretto ricordarlo e ricordarcelo, anche a sinistra. Posso rivendicare, senza che la cosa costituisca un motivo di particolare vanto, poiché lo ammetto ogni volta che ci penso il tutto mi rattrista, di aver denunciato al Parlamento europeo nel 2019 il finanziamento avvenuto a sostegno della Guardia costiera libica, un’organizzazione composta in gran parte da pericolosi criminali che diversi governi italiani hanno sostenuto. Un finanziamento, peraltro, avvenuto distraendo risorse dall’ambito della Cooperazione internazionale. Una vera vergogna, italiana ed europea. Quei fondi non sono assolutamente serviti a fare cose positive, di alcun genere. Ma semplicemente ad alimentare l’azione contro i diritti umani portata avanti da personaggi discutibili e discussi e in vari casi protagonisti di torture e abusi.

Guardando ad un futuro che è già oggi, cosa determinerà il rientro trionfale a Tripoli di un losco figuro come Almasri?
Questo lo vedremo. Di certo dimostra come all’Italia interessi pochissimo uno sviluppo democratico e dignitoso di quelle terre. Ma importi solo il non disturbare i peggiori manovratori e torturatori. In cambio di un’azione da cani da guardia. Diciamoci la verità: di fronte ai lager, alle torture, agli obbrobri mostruosi di questi anni compiuti in terra libica questo governo, sostenuto da un bel pezzo di opinione pubblica nostrana, afferma un bel “me ne frego!”. Un bel me ne frego che viene urlato in faccia ai bambini seviziati, alle donne violentate, alle vite spezzate. Perché la realtà è questa. È come se fossimo di fronte ad un accordo bilaterale Italia-Libia sul diritto alla tortura. E temo che quel che sta accadendo con la Tunisia possa un giorno rivelare altre pessime sorprese. La sensazione è che si cerchi sempre qualcuno che faccia buona parte del lavoro sporco per fermare il flusso dei più poveri del Pianeta, senza, invece, far quello che proponiamo noi di nuovo e strutturale: superare in Italia la Legge Bossi Fini, definire un sistema di quote che in modo trasparente consenta la gestione degli arrivi, riconoscere un diritto temporaneo a chi arriva da noi senza contratto di lavoro in tasca ma con la voglia di cercarselo un lavoro, proprio per evitare di alimentare la dimensione della clandestinità, insomma, in altre parole evitare che la gente debba finire sui barconi – e in attesa di ciò realizzare una Mare nostrum europea-.

L’Italia è tra i Paesi che non solo aderiscono alla Corte penale internazionale dell’Aja, ma il suo atto fondativo è nello Statuto di Roma.
Non solo l’Italia non ha arrestato e consegnato il criminale Almasri alla CPI, ma in precedenza, con il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, ha ribadito più volte che il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato di arresto emesso dalla CPI per crimini di guerra e contro l’umanità commessi a Gaza, sarebbe il benvenuto in Italia. Mi pare chiarissima la questione italiana. Essere deboli coi forti e forti coi deboli. Il ragazzino massacrato, stuprato, poiché questo è quel che accade, in un lager libico non interessa minimamente al governo. Come Paese lo lasciamo solo nella sua pozza di sangue. La cosa è oramai esplicita, e del parere e della funzione della Corte Penale Internazionale ce ne possiamo infischiare, la possiamo completamente rimuovere in particolare se si è di fronte a dei “potenti”. Questo vale per Benjamin Netanyahu, le cui mani, è bene ricordarlo anche in questi giorni, sono quelle di uno stragista e per Almasri. Ma di cosa ci stupiamo? La destra italiana è parte di un progetto globale potente, il governo Meloni è chiaramente il Cavallo di Troia del trumpismo nelle istituzioni europee; quindi, si può mettere in discussione senza timidezze tutto ciò che parla il linguaggio di un approccio multipolare ai problemi, del diritto internazionale o comunitario, dei diritti umani. Siamo nel pieno della notte, basta accorgersene fino in fondo e smetterla di trattare questa o altre vicende come dei singoli episodi o come delle dimostrazioni di inefficacia. Quando, ad esempio in materia migratoria o proprio rispetto al terribile caso Almasri, leggo autorevoli firme nostrane parlare di “errori” o di dimostrazioni di inefficacia, quasi che fossimo davanti a un governo “pasticcione” mi cascano le braccia. La destra italiana sta facendo esattamente quello che desidera, con Fratelli d’Italia che è punta di diamante di uno schieramento globale, di una internazionale dei nazionalisti e con Forza Italia che – essendo praticamente e solo affamata di una gestione del potere assolutamente fine a se stessa – si accoda, senza nemmeno accorgersene più di tanto.

Haftar, al-Sisi, Saied, ora pure Almasri…Sulla sponda sud del Mediterraneo l’Italia sostiene criminali di varia natura, l’importante è che svolgano il lavoro sporco – respingimenti in mare, lager di migranti – al posto nostro. È questo il tanto decantato “Piano Mattei”?
Il Piano Mattei è un diversivo, una sorta di pacchetto di distrazione di massa, che contenendo alcuni impegni assunti in precedenza in materia di cooperazione immagino finirà pure per essere una cornice entro la quale si finanzieranno perfino alcuni progetti positivi. Di certo è un Piano che non mira minimamente a definire un nuovo partneriato con l’Africa e in particolare con la società civile africana. Questa, in materia di Cooperazione allo Sviluppo, è una questione essenziale. Peraltro, il Piano non preme l’acceleratore su di un punto cruciale: oggi, una moderna strategia cooperativa deve definirsi su scale europea. L’Europa è attualmente il più grande investitore pubblico al mondo in materia di cooperazione ma non riesce ad avere una strategia d’insieme, si perde in mille rivoli e non investe sulla crescita, sulla cosiddetta “capacitazione” di soggetti e popoli che possano un giorno ambire a prescindere dagli aiuti europei. Nel Piano Mattei non c’è traccia di niente di tutto questo. Ciò detto sulla questione dell’immigrazione l’Italia va molto oltre e si colloca in maniera nitida in una dimensione internazionale della disumanizzazione. La fila dei deportati di Trump è alla fine simile a quella che si tenta di realizzare in Albania, con quell’autentica schifezza su più piani – da quello umanitario a quello giuridico – costituita dal CPR.

Giorgia Meloni si fa vanto, con la grancassa mediatica della stampa mainstream, di essere stata l’unica leader europea presente all’Inauguration Day di Donald Trump. Il presidente che ha fatto pubblicare sui social la foto di migranti in catena deportati.
Giorgia Meloni dal suo punto di vista fa bene a farlo. È la protagonista di una stagione mondiale della destra che mira a disgregare alcune grandi istituzioni internazionali e che vede nell’Europa un nemico da abbattere, o, più semplicemente, da logorare. Del resto, la destra da cui proviene non ha mai creduto nella dimensione europea come quella rispetto a cui cedere sovranità delle nazioni. L’ha sempre coerentemente osteggiata. Nel rispondere a quanto sta avvenendo dobbiamo farci una domanda: come si deve agire? Sinceramente non credo che basti un richiamo all’alleanza dei democratici del mondo contro le braccia tese di Musk e i giochini dialettici di Giorgia Meloni. Serve sfidare la destra sul piano del progetto per proteggere le persone. Perché Trump, Meloni e tanti come loro quando vincono lo fanno facendo leva sulla sensazione di insicurezza di molti. Una sensazione alimentata ad arte ma che indubbiamente si fonda anche, pensiamo ad esempio proprio alle istituzioni europee, sul fatto che le politiche espresse siano state deboli sul piano sociale. Quindi sul piano globale va costruita una grande alleanza di soggetti e culture contro l’Internazionale dei nazionalisti che sappia mettere al centro politiche per il riscatto e i diritti sociali e civili. Altrimenti verremo raccontati, con strumenti peraltro molto potenti e persuasivi sul piano della propaganda, come quelli che si limitano a studiare il tasso di inclinazione del braccio teso per comprendere se si tratti o meno di un saluto romano. In quest’ottica mi faccia dire che Elly Schlein fa molto bene la sua parte insistendo sui “temi”. Quelli della concretezza: salario, sanità da ricostruire, diritto alla Casa e così via.

29 Gennaio 2025

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