La rubrica Sottosopra

La democrazia è una conquista dei popoli, non delle bombe: l’insegnamento di Afghanistan, Iraq e Libia

Non può essere portata dalle bombe. Un cambio di regime a Teheran? Può darsi, ma siamo sicuri che il dopo non sia peggio? Iraq, Afghanistan e Libia lo insegnano

Esteri - di Mario Capanna

22 Giugno 2025 alle 17:30

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AP Photo/Vahid Salemi
AP Photo/Vahid Salemi

Essere nemici degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere loro amici è fatale.
(H. Kissinger)

Un film già visto, l’aggressione di Israele all’Iran. La guerra sulla base della menzogna: Teheran è a un passo dall’avere la bomba nucleare, “verità” smentita dall’autorità della IAEA. La bugia prefabbricata è il pretesto, come le inesistenti armi di distruzione di massa dell’Iraq, come l’incidente del Golfo del Tonchino, congegnato a tavolino dalla Cia per scatenare la guerra contro il Vietnam. Cavalcando la menzogna, Israele ha reso “secondario” il fronte di Gaza e Cisgiordania, dove prosegue la disumana carneficina, tra fame e spari, del popolo palestinese. Non se ne parla più, così l’ azione di sterminio può dispiegarsi con maggiore ferocia.

L’attacco israeliano all’Iran è stato di notevole efficacia distruttiva. In particolare l’assassinio di generali, e di scienziati nucleari, reso possibile dalle spie infiltrate ai livelli alti delle gerarchie, getta il regime iraniano nell’incertezza più corrosiva: nessuno è sicuro che il vicino di stanza non sia al soldo del nemico.

Israele ha praticato l’ignominia della “guerra preventiva”, teorizzata e applicata da George W. Bush. Ora gli Stati Uniti stanno decidendo se entrare a loro volta in guerra a fianco di Netanyahu. Trump, da perfetto narcisista maligno – detto in termini neuropsichiatrici anche “manipolatore perverso” alterna ultimatum a Teheran e offerta di negoziati iugulanti. Intanto il padrone invita il mastino ad andare avanti, per “fare il lavoro sporco” (il prode cancelliere tedesco Merz dixit). Prima gli ha allungato il guinzaglio, ma ora è il cane a tirare la mano del proprietario. Di chi è la responsabilità maggiore? Complicità vicendevole fra due pregiudicati. La dottrina MAD (Mutual Assured Destruction) impone all’Iran di avere l’atomica, dato che Israele ne è già in possesso da tempo. Ne restasse privo, non avrebbe la stessa, “mutua”, capacità di deterrenza dell’avversario. Il demenziale paradosso – l’acronimo mad, in inglese significa “matto”, “pazzo” – è che proprio l’attacco in corso potrebbe indurre l’Iran a uscire dal TNP (il Trattato di non proliferazione nucleare) e così, senza più ispezioni e controlli, giungere alla bomba sull’esempio della Corea del Nord.

Prepotenza occidentale dei due pesi e delle due misure. Dov’è finita la litania “c’è un aggredito e un aggressore” a proposito dell’Ucraina? Anche tra Israele e Iran il ruolo è chiarissimo. Non dovremmo aiutare l’aggredito contro l’aggressore? Macché! Qui si fa l’opposto. Valanghe di sanzioni contro la Russia, nemmeno un buffetto contro Israele e, anzi, aiuti e sostegni di ogni genere. Io, va da sé, non ho alcuna simpatia per il regime oppressivo degli ayatollah. Ma ciò che qui è in gioco è il rispetto o meno del diritto internazionale e della Carta dell’Onu. Qual è il disegno strategico di Netanyahu e Trump? Creare il massimo di caos in Medioriente. Più caos c’è, più il divide et impera avrà successo. Nel caos le due potenze ritengono di trarre il massimo dei vantaggi. A costo di mettere a repentaglio la pace globale e di sottoporre l’umanità al rischio della guerra totale. Al di là dell’intenzionalità può bastare un errore per gettare il mondo nella catastrofe. Siamo a questo punto. La “terza guerra mondiale a pezzi” sta assemblando le sue componenti. A soffiare sul fuoco è anche la Ue, ameba politica di complemento a fianco degli aggressori.

I leader europei sono i più patetici: nell’ebbrezza del riarmo, non si rendono conto, oltretutto, che dal marasma mediorientale possono scaturire ondate migratorie incontrollabili. Un cambio di regime a Teheran? Può darsi. Ma siamo sicuri che il dopo non sia peggio, come insegnano le vicende in Iraq, in Afghanistan, in Libia? La democrazia non può essere portata dalle bombe: o è una conquista dei popoli o non è. Dalle élites dominanti non c’è da aspettarsi una resipiscenza costruttiva. La “lucida” follia di Israele e dell’Occidente fa balzare in primo piano le responsabilità di ogni singola persona e dei popoli, di fronte all’irresponsabilità delle cancellerie: è necessario e urgente che si sollevino a sostegno del disarmo e della pace, per costruire il futuro di un altro mondo possibile.

22 Giugno 2025

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