Il conflitto in Medio Oriente

Chi è Rafael Grossi, il direttore dell’AIEA: la risoluzione sul nucleare iraniano prima dell’attacco di Israele e la smentita dopo la guerra

La settimana scorsa la risoluzione, la prima in 20 anni, sul mancato rispetto degli obblighi ai sensi dell'accordo di salvaguardia". Alla CNN: "C'è la materia prima ma non è questione di giorni, di anni, forse non pochi"

Esteri - di Redazione Web

19 Giugno 2025 alle 13:17

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Rafael Mariano Grossi, the director-general of the International Atomic Energy Agency, speaks to journalists attending a weeklong seminar at the agency in Vienna, Austria, Wednesday, May 28, 2025. (AP Photo/Jon Gambrell) Associated Press / LaPresse Only italy and spain
Rafael Mariano Grossi, the director-general of the International Atomic Energy Agency, speaks to journalists attending a weeklong seminar at the agency in Vienna, Austria, Wednesday, May 28, 2025. (AP Photo/Jon Gambrell) Associated Press / LaPresse Only italy and spain

Alla CNN il direttore dell’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi ha smentito le prove sull’Iran ormai prossimo alla costruzione di armamenti atomici. “Potrebbero esserci attività nascoste che sfuggono ai nostri ispettori e ne saremmo all’oscuro. Quello che abbiamo riportato è che non abbiamo prove di un programma sistematico per una bomba”, ha dichiarato alla giornalista Christiane Amanpour.

AIEA è l’organizzazione delle Nazioni Unite che controlla il settore dell’energia nucleare. Per la prima volta in vent’anni, e mentre erano in programma i negoziati, aveva dichiarato la settimana scorsa che l’Iran non stava rispettando i suoi obblighi sulla non proliferazione. Lo aveva fatto tramite una risoluzione presentata da Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania e approvata con 19 voti a favore, tre contrari – Russia, Cina e Burkina Faso – e 11 astensioni.  “I numerosi fallimenti dell’Iran nel mantenere i suoi obblighi dal 2019 per fornire all’Agenzia una cooperazione piena e tempestiva per quanto riguarda il materiale nucleare e le attività non dichiarate in più località non note in Iran costituiscono il mancato rispetto dei suoi obblighi ai sensi dell’accordo di salvaguardia”, si leggeva nella risoluzione discussa durante la riunione del Consiglio dei governatori a Vienna.

Il documento concludeva che l’Agenzia non era in grado di confermare che “il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico”. Quel documento era stato approvato mentre gli Stati Uniti avevano cominciato a ridurre personale in Iraq, Bahrein e Kuwait per ragioni di sicurezza ed era stato citato da Tel Aviv per motivare la sua aggressione, definita preventiva. “La risoluzione del Consiglio dei Governatori dell’Aiea è terribile, ma continueremo ad arricchire uranio e proseguiremo su questa strada”, aveva replicato il presidente della repubblica islamica, Masoud Pezeshkian.

Grossi è un diplomatico argentino, è nato a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, nel 1961. Si è laureato in Scienze Politiche all’Universidad Católica Argentina. Successivamente ha conseguito un dottorato in Relazioni internazionali all’Instituto del Servicio Exterior de la Nación. È stato dal 2002 al 2007 capo di gabinetto e dal gennaio 2010 al giugno 2013 direttore aggiunto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA). È subentrato come direttore generale della stessa agenzia nel dicembre del 2019, dopo essere stato ambasciatore dell’Argentina in Austria.

“Quello che sappiamo, lo sappiamo grazie alle ispezioni. E abbiamo riferito al Consiglio dei governatori che l’Iran ha materiale sufficiente, ipoteticamente, se decidesse di sviluppare una bomba: hanno più di 400 kg di uranio arricchito al 60%, a un passo dal 90 necessario. Quindi c’è la materia prima, ed è per questo che c’è tanta preoccupazione. Ma per l’arma servono gli altri passaggi. Non è questione di giorni, ma di anni, forse non pochi, davvero non lo so. Certamente non per domani”.

Grossi ha però aggiunto che “non ha aiutato che alcuni alti funzionari iraniani dicessero: ‘Abbiamo tutti i pezzi del puzzle per l’arma’. Tutto questo rende la situazione molto seria, ma devo restare obiettivo: sono un revisore internazionale. Quello che abbiamo dimostrato è che il materiale c’è, ci sono stati tentativi in passato per la produzione di una bomba, ma non abbiamo attualmente prove di un programma attivo”. E infine ha confermato che gli attacchi di Tel Aviv hanno provocato dei danni alle centrali iraniane con un “rallentamento significativo, non totale, dell’arricchimento dell’uranio”.

Su questa sorta di dietrofront del numero 1 dell’AIEA è intervenuto anche il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Non mi interessa cosa ha detto. Penso fossero molto vicini ad averla”. La stessa CNN ha diffuso un report dell’intelligence statunitense secondo cui la Repubblica Islamica non solo non stava perseguendo l’obiettivo di un’arma atomica, ma che avrebbe avuto bisogno di almeno tre anni per arrivarci. L’Iran ha accusato l’agenzia di essere “partner” dell’attacco dello Stato Ebraico. “Avete tradito il regime di non proliferazione; avete reso l’AIEA un partner di questa ingiusta guerra di aggressione”, ha scritto su X il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei. “Ha trasformato l’Aiea in uno strumento di comodo per gli Stati non membri del Tnp per privare i suoi membri dei loro diritti fondamentali”.

19 Giugno 2025

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