Il rapporto di Antigone
Sovraffollamento nelle carceri, ogni due mesi servirebbe una nuova struttura
+150 presenze al mese, 16mila in più rispetto ai posti regolamentari, un sovraffollamento medio del 133%. Per far fronte alla crescita della popolazione detenuta servirebbe un nuovo carcere ogni due mesi.
Giustizia - di Sofia Antonelli

Carceri sempre più piene, sempre più chiuse. Carceri con un tasso di suicidi sempre più alto. Carceri in situazioni emergenziali, per la prima volta anche quelle minorili. È un sistema penitenziario in una situazione drammatica, a cui manca l’aria. Da qui il nome del XXI rapporto sulle condizioni di detenzione di Antigone, “Senza respiro”, presentato ieri a Roma durante un’assemblea aperta a più voci. Senza respiro sono le persone che vivono in celle piene, in strutture fatiscenti. Cresce ad un ritmo frenetico la popolazione detenuta, con 150 presenze in più al mese. Pensando ad un carcere di dimensioni medie con 300 posti, per far fronte a questa crescita ne andrebbe costruito un nuovo ogni due mesi. Al 30 aprile 2025 erano 62.445 persone in carcere, 16.000 in più rispetto ai posti regolamentari.
Il sovraffollamento ha raggiunto livelli esorbitanti. Considerando la capienza effettiva dei 190 Istituti penitenziari, si registra un tasso di affollamento medio nazionale del 133%. In 58 Istituti si supera il 150%, raggiungendo picchi superiori al 200% a Milano San Vittore (220%), seguito da Foggia (212%) e Lucca (205%). Crescita repentina delle presenze e situazioni di sovraffollamento si riscontrano per la prima volta anche nel sistema minorile. Sono 611 al 30 aprile 2025 i giovani detenuti negli Ipm italiani. Alla fine del 2022 le presenze erano 381 e alla fine del 2024 raggiungevano le 587 unità, con una crescita del 54% in due anni. Crescita che sarebbe ancora maggiore se non fosse per la facilitazione introdotta dal Decreto Caivano di trasferire in chiave punitiva gli ultradiciottenni in carceri per adulti, con la conseguenza di interrompere bruscamente il percorso educativo del ragazzo e di affaticarne enormemente il recupero.
Nel 2024 l’Osservatorio di Antigone ha visitato oltre cento istituti penitenziari, per adulti e per minori, in tutte le regioni d’Italia. Quasi ovunque si respira un clima più teso rispetto al passato. In molti si trovano spazi inadeguati, condizioni igieniche e sanitarie inaccettabili, personale stanco e costretto a gestire carichi di lavoro enormi. Si incontrano sempre più situazioni di marginalità e sofferenza. Aumentano i gesti di autolesionismo e aumentano i suicidi. L’emergenza morti in carcere non dà alcun segno di arresto. Anzi, continua a peggiorare. Nel 2024 sono stati almeno 91 i casi di suicidi commessi da persone private della libertà. Tra gennaio e maggio 2025, almeno 33. Il 2024 passa così alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Passa alla storia anche come l’anno con più decessi in carcere in generale. Sono state complessivamente 246 le persone che hanno perso la vita nel corso della loro detenzione.
Questa situazione è il risultato di una ben definita strategia politica. Nuovi reati e pene più lunghe concorrono ad acuire le problematiche di un sistema penitenziario già significativamente compromesso. Un chiaro esempio è il Decreto sicurezza entrato in vigore il 12 aprile 2025 che ha in totale introdotto 14 nuovi fattispecie di reato e numerose aggravanti. Tra i nuovi reati vi è quello di rivolta penitenziaria, che punisce anche le proteste pacifiche e non violente con pene più alte di quelle previste per i maltrattamenti in famiglia, escludendo le persone detenute anche dal possibile accesso alle misure alternative, come avviene per i reati di mafia e terrorismo.
Se si considera che nel 2024 si sono contati 1.500 episodi di protesta, coinvolgendo almeno 6.000 persone detenute, se ognuna di loro fosse stata condannata in media a 4 anni di carcere, si rischierebbero 24.000 anni di carcere in più per chi sta già scontando una pena. Di fronte a questa situazione Antigone avanza tre proposte: un atto di clemenza per le persone detenute con residuo pena inferiore ai 2 anni; facilitare la concessione di misure alternative e altri provvedimenti per quelle che abbiano meno di un anno di pena; divieto di nuove carcerazioni, se non in casi eccezionali, se non vi è un posto regolamentare disponibile.
*Associazione Antigone