Tragedia senza fine
Il dramma dei suicidi in carcere: 88 nel 2024 ma il governo ignora l’emergenza
Un ragazzo di vent’anni si è tolto la vita nella notte tra martedì e mercoledì, nel carcere di Viterbo: è l’88esimo. Pd all’attacco: “Il governo non può continuare a nascondere questa emergenza” ha commentato la senatrice dem Di Biase
Giustizia - di Martina Ucci
L’ennesimo suicidio in carcere. Questa volta a Viterbo. Il ragazzo aveva circa 20 anni, questo è tutto quello che si sa al momento. A dare la notizia è il Garante dei detenuti, Stefano Anastasia, che sottolinea come quello di oggi sia il sesto suicidio nel Lazio quest’anno. «Noi Garanti – dichiara Anastasìa –, gli operatori sanitari, quelli penitenziari, e i volontari facciamo il possibile, ma la scarsità di spazi, personale e risorse finanziarie, insieme con l’irrigidimento della legislazione, della giurisprudenza e dell’amministrazione stanno rendendo le carceri luoghi invivibili e fuori controllo».
Sovraffollamento, inasprimento delle pene, condizioni di vita sotto la soglia della dignità in cui non vi è spazio per luoghi che aiutino il reinserimento nella società. Questi sono i motivi principali che stanno portando ad una vera e propria «dissipazione di vite e diritti nelle carceri», come denuncia Anastasìa. «La strage in carcere continua drammaticamente», ha commentato Paolo Ciani, vice capogruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos. «Il 2024 ha già registrato il tragico record di suicidi in carcere. Agli 88 suicidi tra i detenuti si aggiungono i sette tra gli agenti della polizia penitenziaria, a manifestare un sistema malato, che non solo non risponde ai dettami della Costituzione, ma ha trasformato le carceri in luoghi invivibili per tutti quelli che li frequentano». E poi l’appello rivolto a Palazzo Chigi: «Il governo non può ignorare questa situazione. Non c’è più tempo: tutti ascoltino il grido di dolore del carcere», conclude Ciani.
«Un altro suicidio in carcere a Viterbo ed uno sventato solo grazie all’intervento della polizia penitenziaria nel carcere di Modena». Lo afferma la deputata del Partito democratico, Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia alla Camera. «Il 2024 sarà ricordato come l’anno orribile per le carceri italiane: 87 suicidi tra i detenuti ed i numeri del sovraffollamento che superano il 133%». Nel dibattito è intervenuta anche la senatrice dem, Enza Rando, responsabile Legalità nella segreteria nazionale del Pd, in una nota diffusa nel pomeriggio di ieri. «È evidente che siamo sempre di più davanti a un’emergenza sociale: ogni giorno è messa in pericolo l’incolumità, la stabilità e la sicurezza di tutte le persone che vivono o lavorano all’interno delle strutture carcerarie».
Una situazione che appare sempre più emergenziale, in cui i tentativi di suicidio da parte dei detenuti sono quasi giornalieri. Il carcere italiano è oggi un luogo che non permette una vita dignitosa e non crea reinserimento sociale o nuove prospettive per il futuro. E senza speranza diventa difficile per molte persone andare avanti. Il 25 agosto di quest’anno è entrato in vigore il Ddl Nordio che, invece di cercare di risolvere problemi come il sovraffollamento, ha reso le carceri luoghi ancora più senza speranza, allungando le pene, aumentando i crimini ed eliminando uno dei diritti fondamentali dell’uomo: la protesta. «Il numero dei suicidi è un bollettino di guerra – conclude Di Biase. – Il governo non può continuare a nascondere questa drammatica emergenza».