La relazione dei giudici
Carceri, la Corte dei Conti “boccia” Meloni e il ministero di Nordio: “Gravi ritardi, emergenza in sei regioni”

Soltanto pochi giorni fa, era il 2 maggio, Giorgia Meloni ribadiva che il suo governo non aveva alcuna intenzione di votare un provvedimento di clemenza nei confronti dei detenuti, un indulto in nome di Papa Francesco, che nel suo pontificato si era speso in tante occasioni nei confronti di chi è recluso dietro le sbarre, con la penultima uscita pubblica prima del decesso per incontrare i detenuti di Regina Coeli.
La premier all’AdnKronos aveva dato la sua “ricetta” per risolvere “l’emergenza” carceri: “Il piano del Governo è di arrivare alla fine della legislatura con una capienza nelle carceri aumentata di almeno settemila unità, ma fermo restando che occorre trovare le risorse il mio intendimento sarebbe di arrivare a 10 mila, cioè ai posti medi mancanti secondo le statistiche degli ultimi anni”.
- L’asse Travaglio-Meloni contro l’indulto di Papa Francesco: il Pontefice piaceva, imprigionare le persone di più
- Detenuto si uccide a Terni, emergenza totale tra suicidi e sovraffollamento: ma Meloni stoppa l’indulto
- Amnistia e indulto, si apre una crepa in Forza Italia: “È l’ultima lezione di Papa Francesco”
Dichiarazioni che si scontrano con la realtà dei fatti certificata dalla Corte dei Conti, che rifila uno schiaffo al governo Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Nella relazione “Infrastrutture e digitalizzazione: Piano Carceri” i magistrati contabili spiegano come a dieci anni dalla conclusione della gestione commissariale, l’analisi sullo stato di attuazione del ‘Piano Carceri’ evidenzia situazioni critiche di sovraffollamento carcerario che – soprattutto in Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia – assumono contorni ai limiti dell’emergenza, anche alla luce dei dati del Ministero della Giustizia.
Dalla Corte dei Conti un ulteriore richiamo: applicare il principio dell’individualizzazione della pena, che impone una corretta collocazione dei detenuti all’interno delle strutture in base alla loro condizione giuridica e alle esigenze trattamentali.
Nel documento la Corte evidenzia la mancata realizzazione di numerosi interventi e l’urgenza di completare quelli di manutenzione straordinaria già avviati per migliorare le condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di trattamento all’interno degli istituti di pena.
A provocare i ritardi ci sono cause molteplici, scrive la Corte nella sua relazione di cui riferisce oggi l’Ansa: dalle inadempienze contrattuali da parte delle imprese, ai mutamenti repentini delle esigenze detentive rispetto al passo dei lavori, fino alle carenze nei finanziamenti necessari per attuare le modifiche progettuali. I giudici contabili richiamano poi il governo alla necessità di applicare il principio dell’individualizzazione della pena, che impone una corretta collocazione dei detenuti all’interno delle strutture in base alla loro condizione giuridica e alle esigenze trattamentali.
La relazione si conclude dunque con le raccomandazioni della Corte, che chiede al governo di predisporre stime realistiche dei costi, accompagnate da una pianificazione efficace delle risorse e dalla definizione di linee guida per le strutture penitenziarie, coerenti con gli standard minimi europei e internazionali.