L'incontro a Washington
Trump scarica Zelensky: “Kiev non entrerà mai nella Nato”
Alla vigilia dell’incontro, The Donald chiude le porte all’Ucraina. Più che alla pace è interessato alle terre rare. “Ci ridaranno i nostri soldi”, dice
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

La Nato? Zelensky si scordi di poterne far parte. Parola di Donald Trump. Più che un’affermazione, una sentenza. Inappellabile. L’incontro tra Trump e Zelensky si farà. Il presidente ucraino ha annunciato mercoledì l’intenzione di volare a Washington oggi per discutere con Trump dell’ormai famigerato accordo sulle terre rare. “Mi piacerebbe molto fare questa visita”, ha detto Zelensky ai giornalisti, anticipando di voler chiedere al presidente degli Stati Uniti d’America se intende interrompere gli aiuti a Kiev. A stretto giro è arrivata la conferma della Casa Bianca. Trump ha dato il via libera all’incontro, in cui si discuterà dello sfruttamento dei minerali che si trovano sul suolo ucraino.
Il presidente Usa ha quindi aggiunto che lui e Zelensky “firmeranno un accordo, e sarà un accordo molto importante”. Durante una riunione del Consiglio dei ministri Trump ha poi sentenziato, riferendosi proprio alla trattativa con Kiev: “Ci restituiranno i nostri soldi”. Su Putin il capo della Casa Bianca si è espresso così: “Penso che sia una persona molto intelligente” che a suo dire “non aveva intenzione” di far cessare la guerra. “Credo che volesse tutto, ma quando sono stato eletto abbiamo parlato e penso si possa trovare un accordo”. Quanto all’Ucraina “può scordarsi l’ingresso nella Nato” ha aggiunto Trump, ripetendo poi le posizioni russe secondo le quali sarebbe stato proprio l’aspirazione atlantista di Kiev all’origine del conflitto. Anche Putin in ogni caso “dovrà fare” delle concessioni nei negoziati. “Sì, le farà – ha assicurato Trump – dovrà farle. E penso, credo, che poiché sono stato eletto, la guerra finirà, e credo anche che se non fossimo stati eletti, se questa amministrazione non avesse vinto le elezioni di molto, la guerra sarebbe andata avanti per molto tempo e lui avrebbe voluto prendersi tutto”.
The Donald dà per concluso l’accordo sulle terre rare, ma dall’Ucraina il messaggio è netto: il nodo delle condizioni è tutt’altro che sciolto. L’attenzione non è solo sulla spartizione delle risorse naturali, ma soprattutto sul futuro sostegno degli Stati Uniti e su quelle garanzie di sicurezza imprescindibili anche per l’Europa, punto su cui la bozza del testo trapelata sui media americani non offre impegni espliciti da parte di Washington. L’Ucraina può anzi “scordarsi di entrare nella Nato”, ha tuonato il commander-in-chief, assicurando tuttavia di voler lavorare “duramente per un buon accordo” finale di pace che permetta a Kiev di recuperare più territori possibile e imponga anche a Vladimir Putin concessioni.
Senza ulteriori chiarimenti, è stato l’avvertimento del presidente ucraino, l’accordo “è solo un inizio, un’intesa quadro” e il suo “successo” dipenderà dal faccia a faccia di venerdì. Dalla Casa Bianca però Trump continua a scaricare tutto il peso sull’Europa dirimpettaia dei vicini in guerra, senza arretrare sulla necessità di truppe di peacekeeping europee – che nella sua visione sarebbero “una parte molto facile” tra le condizioni dell’accordo di pace – anche a dispetto del niet di Mosca. “Non ho intenzione di dare garanzie di sicurezza. Faremo in modo che sia l’Europa a farlo”, ha tagliato corto durante la sua prima riunione di gabinetto, spostando il baricentro della responsabilità sull’altra sponda dell’Atlantico dove il coordinamento diplomatico è fitto.
Il premier britannico Keir Starmer e i leader dei Ventisette accoglieranno nel fine settimana a Londra il presidente ucraino, all’indomani del suo confronto con l’inquilino della Casa Bianca, per il summit in programma domenica sulla difesa comune. Un incontro in formato ristretto, a cui prenderà parte anche la premier Giorgia Meloni, per continuare a ribadire il sostegno a Kiev e mettere le basi a decisioni che, ha anticipato il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per gli Stati membri – divisi sui peacekeeper da mettere in campo – arriveranno comunque la settimana prossima, al vertice straordinario del 6 marzo a Bruxelles.
Impossibile, è tornato a ribadire il premier polacco Donald Tusk, “accettare la capitolazione dell’Ucraina alle richieste sfacciate della Russia, comprese quelle territoriali”. Ma degli avvertimenti europei, lo zar del Cremlino se ne infischia, tanto più ora che ha stabilito un canale diretto con il tycoon. «I primi contatti con l’amministrazione americana danno alcune speranze, anche Washington cerca il dialogo». Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin, come scrive la Tass, pur mettendo in conto «tentativi di far deragliare» il dialogo. «La Russia non ha mai rifiutato di risolvere la crisi ucraina in modo pacifico», ha aggiunto. E Trump gli dà ragione.