Il capogruppo Pd Politiche europee

“Meloni dalla parte sbagliata della storia, l’Europa è un presidio di libertà e democrazia”, parla Piero De Luca

«Il caso Almasri? La premier smetta di scappare. Il Governo sta delegittimando da tempo gli organismi internazionali, in linea con la dottrina Trump. L’Europa è presidio di libertà, diritti e democrazia, guai ad indebolirla»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

12 Febbraio 2025 alle 08:00

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Photo credits: Marco Ponzianelli/Imagoeconomica
Photo credits: Marco Ponzianelli/Imagoeconomica

Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche europee della Camera dei deputati e membro della Direzione nazionale del Partito democratico: che giudizio dà sul Governo per questa vicenda inquietante della scarcerazione di Almasri?
Purtroppo, il governo Meloni si è macchiato di una grave responsabilità, anzitutto politica, scarcerando ed organizzando la fuga di un criminale, torturatore, assassino e stupratore. Disattendere un mandato di arresto internazionale nei confronti di una simile figura oltre ad essere inaccettabile da un punto di vista etico rappresenta una violazione dello statuto di Roma e degli obblighi internazionali assunti dall’Italia. Altrettanto grave è alimentare un nuovo scontro con la magistratura o addirittura attaccare la CPI gettando ombre sul suo operato per giustificare una scelta inaudita e oscura. Ancora una volta il governo Meloni agita nemici esterni come arma di distrazione di massa per coprire le proprie responsabilità e l’incapacità di affrontare i veri problemi economici e sociali degli italiani. La misura è colma. La premier Meloni smetta di scappare e venga a riferire in parlamento le ragioni del rimpatrio in Libia, con volo di Stato e in tempi record, di un pericoloso criminale che doveva essere invece assicurato alla giustizia. Ciò è ancora più necessario dopo l’avvio di un procedimento sull’Italia da parte della Corte dell’Aia e la sconcertante pantomima recitata dai Ministri Nordio e Piantedosi che si sono palesemente contraddetti in parlamento offrendo uno spettacolo desolante, con il ministro della giustizia che ha vestito i panni dell’avvocato difensore di Almasri mettendo in dubbio la validità del mandato d’arresto, e quello dell’Interno che lo ha descritto come un pericolo per la sicurezza nazionale.

Teme che l’Italia sia sotto ricatto della Libia?
Guarda caso in meno di un mese c’è stata un’improvvisa impennata degli sbarchi di migranti dalla Libia. Viene da pensare che il prezzo pagato dal governo per il controllo delle rotte sia stato quello di rispedire in patria uno degli uomini chiave del “sistema Libia”, nonostante un mandato d’arresto internazionale. Meloni doveva inseguire i criminali e i trafficanti di uomini in tutto il globo terracqueo ma ha liberato e riportato a casa uno dei più pericolosi. Mi domando che credibilità e dignità abbia un governo che mostra i muscoli contro i più fragili e bisognosi, mentre invece stende il tappeto rosso su voli di Stato ai criminali. La Presidente Meloni ha detto che non è ricattabile invece i fatti di questi giorni sembrano dimostrare l’esatto contrario, ossia che le politiche migratorie dell’Italia, considerato anche il clamoroso fallimento del modello Albania, dipendano dal destino di torturatori libici. Peraltro, segnalo che il governo nella vicenda si è posto anche in contrasto il diritto europeo, considerato l’accordo di cooperazione e assistenza UE con la CPI. Questo potrebbe mettere a rischio l’Italia anche rispetto all’avvio della procedura sulla protezione dei valori e dello Stato di diritto UE.

Stiamo assistendo anche a una pericolosa delegittimazione degli organismi internazionali. Vede un disegno preciso dietro le parole del nostro governo? L’Italia non ha firmato l’appello di 79 Paesi della Nazioni Unite a favore dell’Aia contro l’ordine esecutivo firmato da Trump…
Questo Governo sta attaccando e delegittimando da tempo gli organismi internazionali, in linea con la dottrina Trump, ormai leader globale della nuova onda nera dell’internazionale sovranista. La mancata firma dell’appello va condannata con nettezza. Meloni pensa davvero che non ha più senso la Corte penale internazionale, il cui statuto è stato sottoscritto peraltro a Roma? L’Italia, come ha fatto Ursula Von der Leyen per l’UE, deve difendere con forza, non indebolire, questo presidio di legalità internazionale. Le parole più importanti le ha pronunciate, del resto, il Presidente Mattarella a Marsiglia ricordando come misure autoritarie, protezionismo, attacchi al sistema multilaterale abbiano condotto al dramma della Seconda guerra mondiale. Un richiamo forte che andrebbe ascoltato dalla Premier. Purtroppo, anche la recente intervista del Ministro Foti indica che il Governo intende andare invece in direzione contraria. Additare come un “orrore” l’operato della CPI è sconvolgente. La verità è che il Governo italiano è da brividi. Continueremo a batterci con forza per arginarlo.

Dazi, disinvestimento in difesa, passi indietro sul clima, passo indietro sulle fonti energetiche. Tutto questo rischia di minare l’integrazione europea. Come si colloca l’Italia in questo quadro?
Le prime azioni di Trump confermano le preoccupazioni che stiamo denunciando. Anzitutto i rischi di carattere economico in merito ai dazi sui nostri prodotti. Meloni deve chiarire al Paese da che parte sta, visto che non ha detto una parola al riguardo. Sono oltre 44 mila le imprese italiane potenzialmente colpite dalla guerra economica annunciata da Trump con un impatto di almeno 7 miliardi di riduzione dell’export. È chiaro il progetto di indebolire, dividere e sgretolare l’Europa. Sul punto è bene chiarire che andare in ordine sparso ci indebolirà tutti. Dobbiamo restare uniti in Europa e rafforzare l’UE se vogliamo proteggere le nostre aziende e i nostri lavoratori. Del resto, anche eventuali dazi solo a Germania o Francia avrebbero immediate ripercussioni sulla nostra economia che è integrata con questi Paesi. Si illude la premier se pensa di poter fare a meno dell’Europa trattando per conto suo con Trump. Avremmo il paradosso di una premier presunta sovranista che penalizzerebbe gli interessi nazionali. Ma siamo preoccupati anche per altri aspetti. Penso al possibile disinvestimento nella difesa comune della Nato, penso al rapporto con Musk, sostenitore di forze di ispirazione neonazista, alle cui infrastrutture il governo Meloni sembrerebbe voler affidare un pezzo della comunicazione civile e militare. Se a questo aggiungiamo la fuoriuscita USA dagli accordi di Parigi e dall’OMS, o i proclami neoimperialistici su Groenlandia e Canada, ecco che le nostre preoccupazioni appaiono più che fondate. Meloni commette un errore storico se pensa di inseguire in modo subalterno il Trumpismo, a scapito del rafforzamento dell’Europa oltre che delle istituzioni multilaterali. La scelta di fondo decisiva per il nostro futuro è tra un’Europa asservita e subalterna o autonoma e protagonista nella scena globale. Meloni e soci sovranisti hanno scelto per ora la prima. Ma sono dalla parte sbagliata della storia. Contrariamente a quanto detto da Salvini a Madrid, l’Europa è presidio di libertà, diritti e democrazia. Guai ad indebolirla o a pensare di disintegrarla.

Cosa succede, invece, dalle parti del Pd? Le parole di Franceschini, gli incontri tra i cattolici, la ricostruzione delle correnti… è già finita la tensione unitaria?
Io credo che non dobbiamo distrarci nemmeno un minuto dai problemi degli italiani che sono alle prese con liste d’attesa infinite, bollette più care d’Europa, aumento delle tasse, precarietà lavorativa, salari troppo bassi, sanità pubblica allo sfascio, trasporti che non funzionano, il tutto nell’indifferenza di un Governo che ha anche il merito di aver insabbiato il Pnrr e non aver mai elaborato un piano industriale di sviluppo del Paese. Per costruire l’alternativa abbiamo bisogno di un PD solido, che non disperda il suo pluralismo interno e non rinunci alla vocazione maggioritaria e cultura di governo. Sono per questo positivi i momenti di discussione e dibattito costruttivo, che consentono di confrontarsi con pezzi ampi di società, anche partite IVA, commercianti, artigiani e imprenditori, e mantengono saldo il dialogo con culture e sensibilità importanti come quella cattolica. Io credo che per essere credibili e vincenti dobbiamo proporre una visione di società che dia sicurezza, speranza e fiducia. Anzitutto sicurezza nelle condizioni di vita nelle città. La sicurezza deve essere un tema di sinistra, perché riguarda le preoccupazioni, le difficoltà dei cittadini, soprattutto dei più fragili, delle famiglie che abitano le periferie, che utilizzano i mezzi pubblici per andare a scuola o al lavoro. Parliamo di un bene comune che non possiamo più lasciare alla destra che la strumentalizza soffiando sulle paure senza dare però risposte se non soluzioni illiberali, securitarie e pure inefficaci. Ma questo bisogno di protezione va rivolto anche alle altre preoccupazioni delle famiglie, occupandoci noi, visto che il Governo è assente, di proposte serie per assicurare maggiore sicurezza economica, sociale, lavorativa, abitativa, scolastica e sanitaria.

Quindi continuerete a lavorare ad un’alleanza programmatica con le altre forze?
Non possiamo permetterci più egoismi, veti o pregiudizi tra le forze di centro sinistra. Né possiamo immaginare di arrivare in ordine sparso, separati, senza un’idea comune di futuro alle prossime elezioni perché rischiamo di non essere ritenuti dai nostri cittadini credibili e affidabili per governare l’Italia rispetto ad una destra che si presenta comunque coesa e unita, nonostante le fratture interne. Dobbiamo fare ogni sforzo, e per questo l’idea di andare divisi, sia pur uniti nei collegi, la considererei solo l’ultima spiaggia che però deve suonare sin d’ora come un giusto campanello d’allarme per tutte le forze del campo democratico e progressista. Uniti non si vince con certezza, ma divisi si perde di sicuro. Ovviamente, per essere davvero credibile una coalizione non può essere fatta in laboratorio. Bisogna aprire un cantiere programmatico, che ci consenta di lavorare ogni giorno su temi, contenuti, occupandoci più di idee e di progetti che di nomi, cognomi, sigle o colori di partiti, parlando e confrontandoci con le persone in carne ed ossa senza perderci in dibattiti politicisti che ci allontanano dalla gente. Dobbiamo costruire in sostanza un progetto per il futuro e realizzare un grande Patto sociale con il Paese prima ancora che con le forze politiche.

12 Febbraio 2025

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