L'esposto
Caso Almasri, il governo Meloni colleziona denunce: esposto alla Corte dell’Aia contro l’Italia, Tajani contro i giudici

L’imbarazzante gestione del “caso Almasri”, la liberazione del generale libico rispedito dall’Italia in patria a bordo di un volo di Stato dei servizi segreti, costa al governo Meloni l’ennesima denuncia.
Dopo l’esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti alla Procura di Roma e quello, sempre ai pm capitolini, dell’avvocato Francesco Romeo per conto di Lam Magok Biel Ruei, tra le vittime del “boia libico”, questa volta ad essere tirata in ballo è la stessa Corte penale internazionale dell’Aia che avevo chiesto al governo di Roma di arrestare Almasri.
La Cpi, scrive il quotidiano Avvenire, ha avviato un fascicolo di indagine sull’operato del governo italiano per “ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma” in relazione alla vicenda Almasri.
Dall’Aia però è la Corte a “ridimensionare” in parte la notizia lanciata dal quotidiano della Cei, la Conferenza episcopale italiana: la Cpi tramite sue fonti spiega che non è avviato un fascicolo o una indagine nei confronti del governo italiano, ma si è ricevuta in sostanza una denuncia contro l’Italia per la gestione del caso Almasri.
I nomi indicati nella denuncia presentata all’ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale sono quelli della premier Giorgia Meloni e dei ministri della Giustzia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi: l’esposto all’Aia nasce da un atto di 23 pagine presentato dagli avvocati francesi Omer Schaz e Juan Branco in rappresentanza di un rifugiato sudanese che nel 2019 aveva denunciato le torture subite da lui e dalla moglie per mano del generale libico rimpatriato dal governo Meloni.
Secondo l’accusa, il governo italiano avrebbe abusato del suo potere esecutivo, disobbedendo all’obbligo internazionale di garantire l’arresto di Almasri per poi consegnarlo alla Corte penale internazionale.
Sferzante la reazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio alla vicenda. Il Gaurdasigili ai microfoni di Radio1 ha accolto la notizia quasi con ironia: “Credo che a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va”, ha commentato l’ex magistrato.
Di altro tenore invece le parole di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, che è andato all’attacco della Corte dell’Aia: “No comment sulla Cpi, ho molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. Comunque confermo, l’atto inviato all’Italia era nullo, condivido al 100% quello che ha detto il ministro Nordio”.