Il governo di Gerusalemme

Chi è Benjamin Netanyahu, il premier più longevo di Israele

La parabola di Netanyahu, il primo Ministro che più di tutti ha governato Israele: il ritorno 'al comando' dopo una sconfitta elettorale e un periodo di ingovernabilità, le accuse di corruzione, alla guida di un esecutivo di estrema destra, la riforma della giustizia che ha spaccato lo Stato Ebraico, le tensioni in Cisgiordania, la determinazione diplomatica, la guerra con Hamas. Come andrà a finire?

Editoriali - di Andrea Aversa

10 Ottobre 2023 alle 17:17 - Ultimo agg. 22 Ottobre 2023 alle 18:49

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Chi è Benjamin Netanyahu

È l’ora più buia di Benjamin Netanyahu. Colui che da primo ministro ha guidato per 15 anni Israele (dal 29 dicembre 2022 e precedentemente dal 2009 al 2021 e tra il 1996 e il 1999) sta vivendo l’anno più oscuro della sua lunga carriera politica. ‘Bibi‘ come è soprannominato sta affrontando una delle guerre più aspre di sempre della storia dello Stato Ebraico. L’attacco scatenato da Hamas ha messo da parte il governo di ultra destra insediatosi a Gerusalemme lo scorso anno. Ora c’è un esecutivo di unità nazionale. L’unica nota positiva di un mandato rivelatosi disastroso. Mai come questa volta la società israeliana è stata così spaccata. La democrazia di Israele ha portato in strada migliaia di cittadini che hanno protestato contro la divisiva riforma della giustizia voluta proprio da Netanyahu.

Chi è Benjamin Netanyahu

Una vicenda che ha causate delle fratture interne alla maggioranza, che ha messo il governo contro la presidenza del Paese e che ha addirittura visto ‘ribellarsi’ militari e riservisti. Un contesto nel quale Israele ha dimostrato al mondo la sua forza liberale e ai suoi nemici le sue debolezze. Lo Stato Ebraico stava scivolando sempre più verso una forma autoritaria e ortodossa, diventando quasi uno ‘stato confessionale‘. L’ingresso nel governo, nel ruolo di ministri, di personaggi estremisti come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, ha esasperato il rapporto con le comunità arabe e inasprito quello con le autorità palestinesi.

Gli errori a Gaza e in Cisgiordania

L’aggressività manifestata con l’occupazione dei territori della Cisgiordania e il loro ossessivo a volte brutale controllo militare, ha posto le basi per la nascita di nuclei terroristici jihadisti, appoggiati dall’Iran. Non solo ma Netanyahu è anche accusato di aver ‘legittimato’ Hamas assecondandone la presenza a Gaza (chiudendo un occhio sugli importanti finanziamenti elargiti dal Qatar) e ‘tollerandone’ le azioni con l’obiettivo di spaccare il fronte palestinese. Invece, da una parte – in Cisgiordania – sono esplose nuove tensioni e dall’altra a Gaza, si è svegliato il ‘mostro’ islamista e terrorista.

Le politiche di destra

Questo ha comportato un disimpegno da Sud delle forze militari israeliane, concentrate nel contenere i disordini esplosi in Cisgiordania. Forse anche questo ha contribuito al fallimento dell’intelligence e dei servizi segreti israeliani, ‘bucati’ dall’attacco di Hamas. Ed ora Netanyahu non deve solo combattere una guerra e vincerla ma deve anche badare alla salvezza degli ostaggi rapiti dai terroristi di Gaza. Per ‘Bibi‘ la sfida nella sfida: battere il nemico ‘esterno’ per ricompattare la società israeliana. Questo conflitto rappresenta per il governo un ‘all-in’, un dentro o fuori. Lo scontro sarà per il premier la fine della sua storia politica o il suo rilancio. Quello che è certo e che dopo Israele non sarà più lo stesso. Netanyahu ha dimostrato una cosa: le politiche securitarie, quando calpestano lo Stato di Diritto, non funzionano. Anzi, combinano disastri.

Instabilità politica e giustizia: il conflitto interno

Non solo la riforma della giustizia. Per ‘Bibi‘ il ritorno sulla poltrona più importante di Israele c’è stato in un momento di grande debolezza politica dello Stato Ebraico. Il Paese è andato ad elezioni cinque volte in quattro anni. Un segnale di grave instabilità politica per lo Israele. Anche l’ultima tornata elettorale non aveva dato un esito chiaro e certo. Così Netanyahu è stato costretto a chiedere il sostegno all’estrema destra per poter avere i numeri necessari e governare il Paese. Inoltre, ‘Bibi‘, è al centro di alcune inchieste che lo vedono accusato di corruzione.

Gli Accordi di Abramo

Ed è stato proprio questo ad aver scatenato le proteste dei suoi oppositori in merito alla riforma della giustizia. Ma c’è stato un punto sul quale Netanyahu si è sempre speso con determinazione: quello della diplomazia e della politica estera. Uno dei suoi obiettivi raggiunti è quello degli Accordi di Abramo, ovvero la normalizzazione dei rapporti con stati arabi e musulmani come Emirati arabi uniti, Bahrain, Marocco e Sudan. Patto che sarebbe stato esteso anche all’Arabia Saudita. Questo avrebbe segnato una svolta storica per il Medio Oriente. Cosa che non c’è stata per l’interventismo di questi giorni del nemico di sempre di ‘Bibi‘: l’Iran.

La guerra

Netanyahu si è sposato tre volte ed ha tre figli. Nato a Tel Aviv, ha 74 anni. Ha tre fratelli, di cui il maggiore è Yonatan Netanyahu che ha perso la vita nel 1976 durante un conflitto a fuoco nell’Operazione Entebbe in Uganda. Anche ‘Bibi‘, dopo essere cresciuto a Gerusalemme e ad aver studiato negli Usa, ha scelto la carriera militare. Entrato nell’esercito dopo la Guerra dei Sei Giorni, ha partecipato a diverse iniziative militari. Ha combattuto in prima linea durante la Guerra dello Yom Kippur, fino a raggiungere il grado di Capitano. Ora Netanyahu dovrà guidare il Paese in uno dei suoi momenti più difficili. Anche se con innumerevoli controversie, ‘Bibi‘ si è sempre rialzato dopo le sconfitte. Chissà se sarà in grado di farlo anche stavolta. Le sue responsabilità, i suoi errori sono stati evidenti. Ma ora è da lui che dipendono le sorti di Israele.

10 Ottobre 2023

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