La mattanza

La strage del rave nel deserto di Israele, almeno 260 morti: “Così mi sono salvato mentre Hamas uccideva i miei amici”

Esteri - di Redazione

9 Ottobre 2023 alle 10:58 - Ultimo agg. 9 Ottobre 2023 alle 12:40

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La strage del rave nel deserto di Israele, almeno 260 morti: “Così mi sono salvato mentre Hamas uccideva i miei amici”

I cadaveri recuperati al momento sono 260, un dato provvisorio e forse destinato ad aumentare: la ricerca dei corpi senza vita nel sito del festival musicale Supernova, il rave party organizzato nel deserto del Negev, a due passi dal confine con la Striscia di Gaza e preso d’assalto sabato mattina dai miliziani di Hamas e delle Brigate Ezzedine al Qassam, è stata interrotta stamane perché i volontari erano “sotto il fuoco” dei terroristi palestinesi.

Lavoriamo sotto il fuoco, quindi abbiamo dovuto evacuare quel luogo“, ha detto Yossi Landau, comandante del gruppo di volontari Zaka, al programma Today della Bbc. Landau è a capo di circa 600 volontari, addestrati dall’esercito israeliano, che si erano attivati già da domenica per recuperare tutti i resti delle vittime per motivi religiosi, in modo che l’individuo possa essere sepolto “come era vivo”.

Cosa è successo al rave nel deserto

Sui social sono presenti dei video che testimoniano quanto accaduto sabato mattina nel deserto del Negev, lì dove era in corso il Supernova Music Festival, evento musica elettronica-trance che aveva richiamato migliaia di giovani da tutta Israele e non solo, per celebrare la musica e la natura in occasione della festa ebraica del Sukkot.

I primi miliziani di Hamas sono entrati in territorio israeliano intorno alle 6:30 del mattino di sabato: nell’area del festival, vicino al kibbutz di Reim, c’erano ancora centinaia di giovani che stavano ballando tra i palchi installati nel deserto.

Uno dei superstiti, Peleg Oren, un barista al festival, ha raccontato all’Independent che a un certo punto si è sentito il suono delle sirene di emergenza che segnalano un probabile attacco aereo, a cui è seguito un lancio di razzi durato cinque minuti. Ortel, una ragazza che stava partecipando al rave, ha parlato alla Bbc di “cinquanta terroristi arrivati in furgoni, vestiti con divise militari” spuntati fuori “all’improvviso, dal nulla”, che hanno cominciato “a sparare in tutte le direzioni”.

Il Jerusalem Post ha condiviso gli attimi di terrore dei partecipanti, che in preda al panico si sono dati alla fuga correndo nel deserto per sfuggire dall’area del rave e dall’assalto dei miliziani di Hamas e delle Brigate Ezzedine al Qassam.

Ho visto almeno 200 cadaveri sul posto“, ha raccontato un paramedico israeliano, Yaniv, miracolosamente sopravvissuto alla strage. “È stato un massacro, non ho mai visto nulla di simile in vita mia. Un agguato, le squadre di terroristi ci aspettavano davanti alle uscite di emergenza, altri falciavano chi correva verso il parcheggio e chi si era nascosto nei bagni“, racconta ancora. Lui è riuscito a salvarsi: “Mentre sparavano a tutti e tutto mi sono nascosto tra gli alberi. Dopo tre ore mi sono spostato finché non ho incontrato i nostri agenti, che mi hanno portato di nuovo lì perché avevano bisogno di un medico. Tutti i miei amici sono stati uccisi, e sono stato io a doverne constatare la morte“.

Se il numero di morti è ancora incerto, la situazione non cambia per coloro che sono stati presi in ostaggio. Tra questi c’è sicuramente Noa Argamani, una ragazza 25enne sequestrata e portata via in motocicletta dai miliziani di Hamas: il video del suo rapimento, sotto lo sguardo del fidanzato Avi Nathan costretto ad allontanarsi sotto la minaccia di una pistola, è comparso sui social dopo la mattanza compiuta dai palestinesi nel deserto. Stessa sorte anche per Shani Louk, la 22enne israeliana e con cittadinanza tedesca rapita durante la festa: online è presente un video che la riprende mentre, priva di coscienza e seminuda, viene trasportata su un pick-up dai miliziani di Hamas, ricoperta di sangue e con le gambe spezzate.

I social israeliani sono intanto un “mare magnum “di appelli, di foto di ragazze e ragazzi che ancora mancano all’appello e che familiari e amici sperano di poter ritrovare sani e salvi i loro cari.

di: Redazione - 9 Ottobre 2023

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