Il convegno a Roma
Giustizia, Pd all’attacco: “Sulle carceri ci giochiamo un pezzo di civiltà”
Il convegno a Roma. Schlein: “La destra ci ha riportato indietro di 30 anni. Nordio? Forse un caso di omonimia. Col dl sicurezza punito chi si lamenta, solidarietà ai metalmeccanici”
Giustizia - di Angela Stella

“La destra ha voluto riportarci indietro di 30 anni e riaprire lo scontro con la magistratura, una guerra che esaspera gli animi. Non vediamo uno spirito costituente, la destra va avanti a forzature parlamentari”. A dirlo è stata ieri la segretaria del Pd Elly Schlein al convegno ‘Giustizia secondo Costituzione’, organizzato dai dem a Roma per fare il punto sul tema delle carceri, su quello che da molti relatori è stato definito “panpenalismo emozionale” e sulla separazione delle carriere, che per la leader dei dem altro non è che una riforma voluta con “evidente approccio ideologico e ritorsivo” e con cui si vuole “soggiogare un altro potere dello Stato”.
Per Schlein “abbiamo davanti chi ritiene di essere al di sopra delle leggi e non lo possiamo accettare: magistratura mal tollerata, informazione da imbavagliare, opposizioni viste come un ostacolo”, oltre a critiche quotidiane agli organismi internazionali riconosciuti e “l’idea muscolare del diritto di governare” con “pesi e contrappesi percepiti come lacci e lacciuoli”. E sul Guardasigilli: “Non smetterà mai di sorprendermi la trasformazione del ministro Nordio. Siamo a un caso – ha ironizzato Schlein – di omonimia? I principi garantisti rinnegati uno dopo l’altro”. Non poteva mancare una critica al dl sicurezza che, ha ricordato la leader dem, “propone 14 nuovi reati e nuove aggravanti e riempie le carceri. Io non sopporto più l’ipocrisia di chi si riempie la bocca a parlare di sicurezza poi taglia i fondi ai sindaci”. E ha aggiunto: “A pochi giorni dall’approvazione del decreto sicurezza, abbiamo la dimostrazione che avevamo ragione noi: di fronte all’incapacità di dare risposte al Paese si sceglie di punire chi si lamenta. Durante lo sciopero dei metalmeccanici, i lavoratori sono stati denunciati perché protestavano. Ecco l’obiettivo del dl sicurezza: non ascoltare il grido dei lavoratori, ora chi si lamenta viene punito. Diamo ai metalmeccanici piena solidarietà”.
Durante l’incontro sono intervenuti diversi parlamentari Pd delle commissioni giustizia, tra cui la vice presidente del Senato Anna Rossomando: “È chiaro che questa riforma costituzionale ha poco a che fare con la separazione delle carriere. Perché anche non considerando che oggi il passaggio di funzione è limitato allo 0,39% dei magistrati, se fosse stato quello l’obiettivo, si sarebbe dovuto discutere, vagliare proposte, confrontarsi realmente in Parlamento. Invece la maggioranza ha una sola priorità, approvare il prima possibile una norma che in realtà punta a colpire il ruolo del Csm e l’assetto istituzionale della magistratura nel quadro costituzionale”. La responsabile dem Debora Serracchiani si è concentrata sul tema carceri: “Il tema della giustizia tocca la carne viva dei nostri concittadini e le questioni collegate al carcere, in particolare, rappresentano l’emergenza delle emergenze. Come ha dimostrato la grave e inaudita vicenda avvenuta nell’istituto Marassi di Genova, dove un giovane detenuto di 18 anni, incensurato, recluso per un reato minore, è stato violentato e torturato per due giorni senza che nessuno abbia visto nulla. Sul tema del carcere noi ci giochiamo un pezzo della nostra credibilità e della nostra civiltà”. E ha annunciato: “Speriamo che da questo fatto drammatico possa scaturire un moto di cambiamento per far sì che questi possano diventare dei luoghi di dignità dove vivere e lavorare. Abbiamo ripreso l’iniziativa degli Stati Generali sull’esecuzione della pena e il Pd presenterà un aggiornamento di quei lavori”.
Sulle criticità nei Cpr ha parlato invece la deputata Rachele Scarpa: “Il sistema negli ultimi vent’anni è degenerato e oggi la detenzione amministrativa rappresenta in tutta la sua violenza e la sua assurdità la criminalizzazione nel segno del panpenalismo della condizione di irregolarità delle persone straniere, rendendo questa condizione una vera e propria colpa da espiare, in un paese che però non dà alcuno strumento per regolarizzare la propria situazione. Le condizioni di trattenimento nei Cpr sono disumane, con ancora meno garanzie di quelle che troviamo nelle carceri italiane ed è solo per ragioni di propaganda che il governo italiano sceglie di investire in questo “modello”, addirittura provando ad esportarlo in Albania”. Di giustizia riparativa ha parlato Michela di Biase: “Per noi la giustizia riparativa non è alternativa alla giustizia penale, ma è fondamentale per accompagnarla e aiutare a sanare le profonde fratture che si sono create non solo fra il reo e la vittima, ma anche all’interno della società”.
Il dibattito è stato aperto anche all’accademia, all’avvocatura e alla magistratura. Francesco Petrelli, presidente dell’Ucpi, ha ricordato che l’Unione ha “attaccato il governo sulle carceri, sul decreto sicurezza” e che “non abbiamo mai fatto mancare un sostegno alla magistratura quando è stata colpita”. Questo per rivendicare la posizione “laica e trasversale” dei penalisti italiani e il “legame embrionale con la riforma della separazione”, che “non appartiene a questo governo, ha radici più antiche, che provengono dalla cultura liberale di sinistra”. Invece il segretario dell’Anm Rocco Maruotti ha criticato l’appuntamento elettorale sulla riforma che si terrà probabilmente nella primavera 2026: “Il referendum diventerà probabilmente, soprattutto in mancanza di un dibattito parlamentare, un sondaggio sulla magistratura da un lato e sul governo dall’altro. E si trasformerà in un conflitto istituzionale che nessuno dovrebbe auspicare”. Infine, per il professore Roberto Bartoli, ordinario di diritto penale all’Università di Firenze, “con il dl sicurezza siamo passati dal populismo penale al sadismo penale” in quanto è stato elaborato “per incrementare paura e cattiveria”.