L'incontro promosso dai Garanti
Carceri, il sovraffollamento peggiora ma i partiti sono divisi: l’apertura di La Russa a destra cade nel vuoto
Anche Pinelli (Csm) invita a ragionare insieme. Ma i partiti restano divisi sulle soluzioni all’emergenza sovraffollamento. Che intanto peggiora
Giustizia - di Angela Stella

“Auspico che, anche dal punto vista dell’eventuale approfondimento su alcuni istituti già esistenti nell’ordinamento penitenziario, si possa arrivare a prendere delle decisioni che nel breve restituiscano dignità alla vita dei detenuti e nel medio-lungo termine si possa pensare a una visione sulla pena e sugli istituti penitenziari in genere di più largo respiro. Devo dire che anche il presidente del Senato, è intervenuto manifestando una sensibilità importante sul tema. E quindi io penso che si possa ragionare insieme senza divisioni su questa situazione”: così ieri il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, ospite a ‘Start’ su Sky Tg24. Il riferimento è stato al fatto che la seconda carica dello Stato qualche giorno fa ha aperto alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata speciale per affrontare il tema del sovraffollamento.
Eppure la politica resta divisa come emerso nell’incontro “La politica incontra il carcere”, organizzato ieri a Napoli dalla Conferenza dei Garanti territoriali dei detenuti. Ad aprire i lavori il portavoce della Conferenza, Samuele Ciambriello: “Ho volutamente, quasi provocatoriamente, dato a questa iniziativa, lo stesso titolo che detti nel 2022. Da allora, sul piano normativo, tante cose sono cambiate, ma purtroppo non in meglio. Anche sul piano della realtà, le condizioni del sistema penitenziario sono peggiorate. È aumentato il sovraffollamento, (oltre 62.000 detenuti su 45.000 posti disponibili), aumento dei minori in carcere, 9000 persone che devono scontare meno di un anno in carcere, l’aumento del disagio psichico nelle carceri, di tossicodipendenti. Tutto questo, mentre si lavora sulla “percezione” di sicurezza nel vano tentativo di sterilizzare i problemi sul territorio, mandando via i cosiddetti indesiderabili, quelli che protestano, danno fastidio, o fanno paura. Le figure della paura sono sempre le stesse: i ‘diversi’, i carcerati, i migranti e le prostitute troppo visibili, quelli che lavano le macchine ai semafori o coloro che frugano nei cassonetti”.
Secondo la deputata del Partito democratico, Michela di Biase, “la situazione nelle carceri italiane è ormai insostenibile. Il sovraffollamento ha raggiunto livelli allarmanti. In molte strutture, le condizioni di vita sono al limite della dignità umana. Non possiamo più permetterci di affrontare questo tema con superficialità o, peggio, con logiche punitive cieche. Servono risposte serie, strutturate e coraggiose. Occorre rilanciare con convinzione l’uso delle pene alternative, previste dall’ordinamento ma ancora troppo poco applicate. Il carcere non può essere la risposta automatica a ogni reato, soprattutto quando si tratta di fatti di lieve entità o di soggetti con percorsi di recupero credibili. Ma davanti alla drammatica emergenza di oggi devono essere presi in considerazione anche gli strumenti della liberazione anticipata. Non si tratta di “sconti di pena”, ma di scelte di civiltà che contribuiscono alla sicurezza vera, quella che passa per la rieducazione e la prevenzione. Chi è privato della libertà resta comunque un essere umano, non dobbiamo mai dimenticarlo. E lo Stato ha il dovere di garantire diritti, dignità e percorsi di riscatto”.
Per Riccardo Magi, segretario e deputato di +Europa: “Verrebbe da dire che sul carcere si sa già tutto e da molto tempo manca la volontà politica di intervenire e manca la consapevolezza di quanto sia urgente e non più rinviabile farlo. Noi sul tavolo abbiamo una gamma di strumenti per alleviare l’emergenza ma anche per avviare una riforma strutturale del carcere e i due piani devono necessariamente coesistere: revisione dell’articolo 79 della Costituzione, altrimenti i provvedimenti di clemenza saranno di fatto impossibili, liberazione anticipata speciale, numero chiuso nelle carceri, case di reinserimento sociale per chi ha meno di un anno di pena residua. Le proposte sono tutte sul tavolo ma perché parta l’iter è necessario che la maggioranza si convinca che la soluzione non sta nell’edilizia con l’aumento dei posti ma nella diminuzione dei detenuti”.
Ma a leggere le dichiarazioni del senatore di Fdi Sergio Rastrelli, è chiara la linea del partito della premier: “Nei confronti del drammatico ed atavico problema della emergenza carceraria, occorre sostituire un approccio emergenziale con uno strutturale. Questa sin dall’inizio, la linea del Governo Meloni: edilizia penitenziaria, piano straordinario di assunzioni di personale, modifiche dei criteri di carcerazione preventiva. Siamo quindi contrari al ricorso sistematico, come è avvenuto sinora, a misure eccezionali “svuotacarceri”: le amnistie e gli indulti sono infatti la confessione di una impotenza: essi sviliscono l’autorità dello Stato, erodono la certezza della pena e incrinano la sicurezza sociale”. Secondo il parlamentare della commissione giustizia di Palazzo Madama “lo sforzo comune cui tutti dobbiamo partecipare – soprattutto in questa fase di rinnovata emergenza – deve poter conciliare certezza della pena ed umanizzazione del trattamento, e coniugare quindi la sicurezza delle strutture carcerarie con la piena dignità dei detenuti. Bene quindi ogni riflessione, purché rispettosa del principio della certezza della pena”.
Sarebbe dovuta intervenire anche la senatrice di Avs Ilaria Cucchi che comunque ci ha detto: “le carceri parlano, la politica rimane in silenzio. Purtroppo è questa la sintesi che ci consegnano tutti i rapporti sulle condizioni detentive in Italia. I detenuti sono considerati un pericolo da allontanare il più possibile: la famosa metafora del “buttare la chiave”, di cui è fiero portavoce il nostro governo, racchiude in sé sia la ragione dei numeri che crescono sia la ragione delle sofferenze che sembrano destinate a non finire mai. Perché la verità è che la pena, progressivamente, si sta trasformando: da un’occasione di riscatto (sancita dalla nostra Costituzione), a un terribile meccanismo di vendetta, guidato dallo Stato”.