L'emergenza

Caldo e sovraffollamento, esplodono le carceri: rivolte a Terni, Spoleto, Aosta e Reggio Calabria

L'allarme lanciato dai sindacati di polizia penitenziaria per le azioni violente

Cronaca - di Redazione Web

17 Giugno 2025 alle 12:10

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A quanto apprende l’Adnkronos, due rivolte carcerarie si sono verificate ieri in due distinte carceri dell’Umbria: si tratta della casa circondariale di Spoleto, dove la situazione sarebbe rientrata, e quella di Terni.. Entrambe le proteste si sono verificate nelle ali di media sicurezza. Secondo dati del ministero dell’Interno aggiornati al 15 giugno 2025, a Terni sono presenti 588 detenuti a fronte di 422 posti regolamentari, mentre fra i membri della polizia penitenziaria, al 30 aprile 2025, sono in servizio 202 effettivi a fronte di una necessità di 243. Simili condizioni anche nella casa circondariale di Spoleto: stando a dati del 15 giugno 2025, a fronte di 456 posti regolamentari risultano presenti 498 detenuti. Per quanto riguarda la polizia penitenziaria i dati sono aggiornati al 30 aprile e registrano 230 agenti a fronte dei 273 previsti.

Rivolta nel carcere di Terni

La situazione è stata per ore molto grave – denuncia Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria – in entrambe le carceri umbre sembra che i danni ai reparti coinvolti, tutti e due destinati alla media sicurezza, sono stati significativi: si pensi che persino alcuni familiari di detenuti ci hanno contattato per avere notizie sulla situazione. Purtroppo, ancora una volta, il grido d’allarme lanciato dal Sappe rimane inascoltato da un’amministrazione regionale sempre più distante e assente. Non a caso, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Firenze. Insomma, l’Umbria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale della Toscana: e questo è inaccettabile! Per questo auspichiamo che la riapertura a Perugia del Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria dell’Umbria avvenga in tempi rapidi“.

Rivolta nel carcere di Spoleto

Per il segretario generale del Sappe Donato Capece, la condotta dei detenuti violenti è “irresponsabile e gravissima: sono quotidiane le nostre denunce con le quali evidenziamo che le carceri in Umbria, in cui sono ristrette in cella quasi 1.700 persone, sono ad alta tensione: chi aggredisce un poliziotto aggredisce lo Stato e la risposta deve allora essere ferma e immediata, anche riaprendo carceri nelle isole come Pianosa“. Inoltre lo stesso Capece rinnova al Dap la richiesta di potenziamento degli organici della polizia penitenziaria dei reparti regionali: “La popolazione carceraria nazionale attuale è composta per un 30% di detenuti in attesa di giudizio, 30% di detenuti extracomunitari e un 20% di tossicodipendenti.

Le criticità denunciate dal Sappe

Il Sappe – ricorda il segretario – da decenni chiede l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene ma anche la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari. Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci“.

Il gesto di autolesionismo, un reparto distrutto e un agente ferito

Un reparto interamente distrutto e un agente di polizia penitenziaria ferito. Questo il bilancio della rivolta dei detenuti del carcere di Terni. “La protesta è nata a seguito di un litigio durante una videoconferenza familiare di un detenuto, il quale, in preda alla disperazione, si è procurato un taglio alla gola. Un altro detenuto straniero, presente nei dintorni dello stesso reparto ha interpretato il gesto come una reazione a presunti maltrattamenti da parte del personale penitenziario anziché a motivi personali. Questa falsa convinzione ha innescato immediati disordini, rapidamente estesi a tutta la sezione di media sicurezza“, ricostruisce l’origine dei disordini, Bonino.

Gli incendi e le rivolte sedate

I danneggiamenti hanno interessato telecamere, suppellettili e impianti elettrici. Sono stato appiccati incendi in più zone. Un agente ha riportato una ferita alla testa. Dopo ore di tensione gli agenti hanno ripreso il controllo dell’area isolando il reparto e utilizzando dispositivi di sicurezza per sedare la rivolta. Al momento, riferisce ancora Bonino, “tutti i detenuti coinvolti sono stati divisi e trasferiti nei passeggi dell’istituto a gruppi per una perquisizione generale, Il reparto è inagibile a causa dei danni strutturali e sarà necessaria una riallocazione provvisoria dei detenuti“.

Rivolta nel carcere di Aosta

Tensione al carcere di Aosta dove tre detenuti sono barricati nel reparto transito da oltre due giorni. A denunciarlo l’Osapp -Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. “Presso la Casa Circondariale di Brissogne i tre detenuti, uno di etnia rom e due di origine marocchina, già protagonisti di disordini in altri istituti (Cuneo e Ivrea), si sono barricati all’interno di una cella del reparto transito, concepita per ospitare un solo soggetto – racconta l’OsappSin dal primo momento, erano armati di bastoni e hanno cosparso il pavimento e se stessi di sostanze oleose, probabilmente miscelate con detergenti e altre sostanze, rendendo estremamente difficile e pericoloso l’intervento del personale. Per tentare di gestire la situazione, sabato è stato richiamato in servizio tutto il personale disponibile, che ha condotto una lunga opera di persuasione nei confronti dei detenuti.

L’appello a Nordio

Nonostante ciò, gli stessi hanno rifiutato ogni forma di collaborazione e si sono definitivamente chiusi all’interno della cella del reparto transito, aggravando così la situazione di tensione – continua l’OsappLa protesta ha assunto un carattere fortemente intimidatorio nei confronti degli agenti, che da giorni operano in condizioni estreme e senza adeguato supporto né direzione“. Il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, chiede al ministro della Giustizia Carlo Nordiodi intervenire con urgenza. Il carcere di Aosta non può continuare a essere ignorato. Il personale è allo stremo, i detenuti spadroneggiano e l’Amministrazione Penitenziaria tace. È ora che qualcuno si assuma la responsabilità politica e istituzionale di questo scempio“.

Rivolta nel carcere di Reggio Calabria

Dopo Spoleto, Terni, Aosta e Como, in questi minuti gravi disordini sono in corso presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria Arghillà. Questo il bollettino della sola giornata di oggi, che non è ancora finita“. Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. “I penitenziari – rileva De Faziosono una polveriera pronta a esplodere, lo diciamo da tempo inascoltati o, peggio, venendo tacciati di catastrofismo, ma noi, da conoscitori del carcere, non facciamo altro che analizzare i segnali che ci pervengono. Del resto, ci toccò prevedere con congruo anticipo anche le rivolte della primavera del 2020, quando si contarono 13 morti, centinaia di feriti, un’evasione di massa e milioni di euro di danni, e ne avremmo fatto volentieri a meno.

La segnalazione dei sindacati

Così come ci piacerebbe ora decantare al pari di altri magnificenze, assunzioni e operatività, se non conoscessimo troppo bene la triste realtà. Tutto questo, peraltro, accade quando l’estate non è ancora iniziata e il tanto discusso decreto sicurezza, ormai legge, se non ha prodotto effetti controproducenti, di certo non ne sta generando di positivi. D’altronde – conclude – la rivolta all’interno di un istituto penitenziario rischia di rivelarsi un ‘reato impossibile’ atteso che in carceri diffusamente illegali non v’è un ordine a cui rivoltarsi“.

17 Giugno 2025

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