La marcia su Tel Aviv
A Gaza sta fallendo l’umanità, la CRI: “Peggio dell’inferno in terra”
Dopo le uccisioni di palestinesi che attendevano il cibo l’Idf avverte: le strade che portano ai centri di distribuzione sono considerate “zone di combattimento”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

“Gaza è diventata peggio dell’inferno sulla Terra”: a parlare è la presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc/Cicr), Mirjana Spoljaric, in un’intervista alla Bbc dalla sede centrale a Ginevra. Spoljaric ha dichiarato che «l’umanità sta fallendo» e che «gli Stati non stanno facendo abbastanza per porre fine alla guerra, porre fine alle sofferenze dei palestinesi e liberare gli ostaggi israeliani».
La presidente della Croce Rossa internazionale ha affermato che «ciò che sta accadendo a Gaza supera qualsiasi accettabile standard legale, morale e umano», denunciando il fatto che «i palestinesi sono stati privati della dignità umana» e che «il diritto internazionale umanitario viene svuotato». Icrc, organizzazione internazionale che opera in zone di guerra, ha circa 130 dipendenti a Gaza, la maggior parte dei quali palestinesi. Il suo ospedale chirurgico a Rafah, nel sud di Gaza, è la struttura medica più vicina alla zona in cui molti palestinesi sono stati uccisi durante la caotica distribuzione di aiuti negli ultimi giorni, vicino ai siti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Israele e Stati Uniti.
Icrc ha riferito, inoltre, che martedì mattina le sue equipe chirurgiche di Rafah hanno ricevuto 184 pazienti, tra cui 19 deceduti all’arrivo e altri otto deceduti poco dopo per le ferite riportate. Si tratta del numero più alto di vittime in un singolo incidente presso l’ospedale da campo da quando è stato istituito poco più di un anno fa. «Le regole della guerra si applicano a tutte le parti. Gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 non giustificano gli eventi attuali», ha concluso Spoljaric, sottolineando la profondo preoccupazione dell’organizzazione per «i discorsi di vittoria a tutti i costi, guerra totale e disumanizzazione».
Le recenti «scene orribili» di gazawi uccisi mentre tentano di procurarsi aiuti alimentari sono il risultato di «scelte deliberate». È la denuncia che arriva da Tom Fletcher, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite. «Il mondo assiste, giorno dopo giorno, a scene orribili di palestinesi raggiunti da colpi d’arma da fuoco, feriti o uccisi a Gaza, mentre cercano semplicemente di mangiare – denuncia in una dichiarazione -. Questo è il risultato di una serie di scelte deliberate che hanno privato sistematicamente due milioni di persone delle cose essenziali di cui hanno bisogno per sopravvivere». Fletcher rilancia l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, con la sollecitazione a inchieste «immediate, indipendenti». «Nessuno deve rischiare la vita per sfamare i propri figli», ribadisce.
Per sfamare i due milioni di residenti a Gaza, servirebbero 500-600 camion di aiuti al giorno, invece di 500-600 pacchi consegnati ai privati in una manciata di siti invece dei 400 operativi durante il cessate il fuoco. Lo ha riferito James Elder, portavoce dell’Unicef a Gaza, che ha apertamente criticato la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Per Elder, l’organismo sostenuto da Stati Uniti e Israele è solo una «finzione di aiuti». Elder ha poi denunciato il fatto che alle organizzazioni fidate continua a essere impedito di distribuire aiuti nell’enclave. «È proprio questo che manca, grandi organizzazioni che dovrebbero consegnare 500-600 camion al giorno. Invece, parliamo di 500-600 pacchi consegnati a privati al giorno», ha insistito. L’esercito israeliano ha messo in guardia i residenti di Gaza dal recarsi nelle zone che conducono ai centri di distribuzione degli aiuti, dopo che martedì almeno 27 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano mentre attendevano il cibo nei punti allestiti dalla fondazione sostenuta dagli Stati Uniti. Un portavoce militare israeliano ha affermato che le strade che conducono ai centri di distribuzione allestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation sono considerate “zone di combattimento”.
Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha riferito che il bilancio delle vittime degli intensi attacchi notturni israeliani di martedì aumenta “di ora in ora”, almeno 26 i morti. Il peggior raid attuato dalle Idf nelle scorse ore ha colpito una scuola che ospitava famiglie sfollate a Khan Younis, dove il bilancio — ancora parziale — è di 18 morti. Si contano già due stragi avvenute nei pressi della rotonda di Alam, a circa 500-100 metri dal sito di Rafah. Colpi di proiettile, “sparati dai tank, dai droni, dagli elicotteri e dal mare”, raccontano i testimoni che parlano con la stampa internazionale, a cui l’accesso alla Striscia di Gaza è tuttora interdetto.
Il sistema di distribuzione limitata di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza affidato alla Gaza Humanitarian Foundation è «disumano». Lo ha detto ieri Hamish Falconer, sottosegretario agli Esteri del governo britannico di Keir Starmer. «Siamo inorriditi dalle ripetute denunce d’incidenti di massa in cui sono stati uccisi palestinesi che cercavano di avere accesso a siti recintati di aiuti a Gaza», ha affermato Foster, bollando il sistema messo in piedi dalla Ghf come qualcosa di «disumano» che «alimenta la disperazione e mette in pericolo la vita dei civili».
Dall’inizio del conflitto a Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, le vittime palestinesi stimate sono tra le 54.000 e le 63.000 (considerando i dispersi), oltre la metà delle quali bambini e minorenni. E la mattanza continua. Ma in Israele c’è chi si ribella. È partita ieri da Tel Aviv, diretta al confine con la Striscia di Gaza, una marcia di tre giorni per chiedere la fine della guerra e il ritorno in Israele degli ostaggi che sono ancora trattenuti nell’enclave palestinese. Gli organizzatori hanno spiegato che nei prossimi giorni aumenterà la partecipazione alla manifestazione con decine di migliaia di persone che si raduneranno al confine. Prevista anche la presenza di numerosi parenti degli ostaggi, spiega il Times of Israel. Per venerdì è prevista una ‘White March’ vicino al confine con la Striscia di Gaza guidata da organizzazioni di sinistra, ha spiegato un portavoce del gruppo ‘”Standing Together”.
La resilienza investe anche il mondo universitario.
La scorsa settimana, circa 1.300 accademici di università e college di tutto Israele hanno inviato una lettera ai responsabili del sistema accademico israeliano, invitandoli a “mobilitare tutto il peso del mondo accademico israeliano per fermare la guerra israeliana a Gaza”. “Questa è un’orribile litania di crimini di guerra e persino di crimini contro l’umanità, tutti opera nostra”, si legge nella lettera, che aggiunge: “Non possiamo affermare di non sapere. Siamo rimasti in silenzio per troppo tempo”.