La strage senza fine
Gaza senza Liberazione, Israele continua il suo massacro: 51mila i morti, mezzo milione gli sfollati
Uccisi tutti, anche i bambini, nel raid notturno contro le tende dell’area umanitaria Al Mawasi, a ovest di Khan Younis nel sud della Striscia
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Cinque membri di una stessa famiglia sono rimasti uccisi in un raid israeliano sul sud della Striscia di Gaza. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa palestinese Wafa, secondo cui tra le vittime si contano un uomo, una donna incinta e i loro tre figli, che vivevano nel campo profughi di al-Mawasi. Fonti dell’esercito israeliano hanno fatto sapere che stanno verificando la notizia. Il numero dei morti dal 7 ottobre 2023 nella Striscia di Gaza è salito a 51.439, mente quello dei feriti a 117.416, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa palestinese Wafa citando fonti mediche.
Nelle ultime 24 ore sono stati portati negli ospedali i corpi di 84 palestinesi uccisi, inclusi sei corpi recuperati dalle macerie, scrive la stessa fonte, sottolineando inoltre che almeno 10.000 persone risultano disperse, presumibilmente morte sotto le macerie delle loro case in tutta la Striscia. Giovedì, un attacco aereo israeliano ha colpito il quartiere Tuffah, nella zona est di Gaza City, provocando la morte di Saba e Sana Abu Saif, gemelle di quattro anni. La famiglia, già sfollata dalla propria abitazione, si trovava nella casa colpita dal raid. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (Unrwa) ha riferito che circa mezzo milione di persone sono state sfollate nella Striscia di Gaza nell’ultimo mese a causa dei ripetuti ordini di evacuazione emessi dalle forze israeliane.
In una dichiarazione condivisa su X, l’Unrwa ha affermato che le ultime ondate di sfollamento hanno confinato i palestinesi in meno di un terzo del territorio originale di Gaza. Le aree rimanenti, secondo l’agenzia, sono «frammentate, insicure e a malapena vivibili». ll World food program delle Nazioni Unite ha reso noto di aver esaurito tutte le sue scorte alimentari per le famiglie di Gaza. “La situazione all’interno della Striscia di Gaza ha nuovamente raggiunto un punto di rottura – si legge sul sito dell’organizzazione – la gente non sa più come reagire e i fragili progressi ottenuti durante il breve cessate il fuoco si sono infranti. Senza un’azione urgente per aprire le frontiere all’ingresso di aiuti e scambi commerciali, l’assistenza fondamentale del Wfp potrebbe essere costretta a cessare”. Il Wfp quindi “esorta tutte le parti a dare priorità alle esigenze dei civili e a consentire l’ingresso immediato degli aiuti a Gaza, rispettando i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario”.
E la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, e il solo immaginarlo è sconvolgente. Il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane (Idf), Eyal Zamir, ha avvertito che Israele potrebbe estendere le operazioni militari nella Striscia di Gaza. Intanto, nuovi sviluppi sono emersi in merito all’uccisione di 15 medici e soccorritori palestinesi da parte delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza il mese scorso. Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito che i soldati avrebbero sparato ininterrottamente contro i veicoli per tre minuti e mezzo da distanza ravvicinata, nonostante i tentativi degli operatori sanitari di identificarsi.
Rimarca su Haaretz Gideon Levy: “Israele non sta facendo un olocausto contro il popolo palestinese. Negli ultimi 19 mesi, però, ci si sta avvicinando a una velocità pazzesca. (…) Come è possibile stare sull’attenti oggi e non pensare alla terribile inchiesta di Yaniv Kubovich sull’esecuzione di 15 soccorritori palestinesi da parte di soldati israeliani, che li hanno uccisi a sangue freddo e poi hanno schiacciato le loro ambulanze e seppellito i corpi nella sabbia? Senza parlare del fatto che il residente di Sinjil, in Cisgiordania, ha perso la casa in un incendio appiccato dai coloni, e poi i soldati sono arrivati e gli hanno lanciato gas lacrimogeni fino a fargli venire un infarto e morire, come ha raccontato Hagar Shezaf mercoledì? E che mi dite della comunità di pastori di Umm al-Khair, nelle colline a sud di Hebron? Questi poveretti subiscono pogrom senza sosta per mano dell’esercito e dei coloni, che si sono uniti per cacciarli dalla loro terra[…]. A Gaza non ci sono Auschwitz o Treblinka, ma ci sono campi di concentramento. C’è anche la fame, la sete, la gente che viene trasferita da un posto all’altro come bestiame e un blocco dei farmaci. Non è ancora l’Olocausto, ma c’è un elemento fondamentale che c’è già da un po’: la disumanizzazione delle vittime che i nazisti hanno iniziato a usare e che ora sta soffiando con tutta la sua forza in Israele. Da quando è ricominciata la guerra, sono circa 1.600 i palestinesi che sono stati uccisi a Gaza. È un massacro, non un combattimento. Sta succedendo vicino a noi, e a causarlo sono proprio i nostri figli. Sta succedendo nel silenzio e nell’indifferenza nauseante della maggior parte degli israeliani”.