Ennesima strage
Gaza, bombardamento israeliano su una scuola-rifugio provoca oltre 30 morti: per l’IDF ospitava “terroristi chiave”

Una strage, l’ennesima, con vittime bambini e donne. Almeno 33 le vittime e 55 i feriti, ma il bilancio continua a crescere, del bombardamento avvenuto domenica notte a Gaza City da parte dell’esercito israeliano.
Un raid che ha colpito una scuola, l’istituto ‘Fahmi Aljarjaoui‘, nel quartiere di Aldaraj: la struttura era stata trasformata in un centro per dare rifugio agli sfollati palestinesi. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, l’esercito israeliano ha compiuto “un orribile massacro”, poiché nel raid hanno preso fuoco anche molte tende di civili accampati che sono bruciati vivi.
L’IDF, le forze di difesa israeliane, raccontano ovviamente una versione opposta. Secondo l’esercito all’interno della scuola c’erano “terroristi chiave” che la utilizzavano come nascondiglio. L’IDF ha affermato in una nota che la scuola veniva utilizzata da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese come centro di comando. “Il centro di comando e controllo è stato utilizzato dai terroristi per pianificare e raccogliere informazioni al fine di compiere attacchi terroristici contro i civili israeliani e le truppe dell’Idf nella zona”, ha dichiarato l’esercito in una nota. L’esercito israeliano ha sostenuto di aver adottato “molte misure” per mitigare i danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni di precisione, sorveglianza aerea e forme di intelligence.
La strage nella scuola ‘Fahmi Aljarjaoui’ di Gaza City non è l’unica operazione militare israeliana ad aver provocato morti nella Striscia. Altre 19 persone sono state uccise in un attacco israeliano nel nord dell’enclave palestinese.
Il portavoce della Protezione civile, Mahmud Bassal, ha detto alla Afp che le squadre di soccorso hanno recuperato “19 martiri del massacro della famiglia Abd Rabbo, dopo che gli aerei da guerra hanno preso di mira l’abitazione della famiglia Abd Rabbo questa mattina presto nella città di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza”.
Da quando Israele ha lanciato l’operazione Carri di Gedeone lo scorso 16 maggio, ci sono stati centinaia di bombardamenti quotidiani che hanno raso al suolo quel che ancora restava della Striscia.
Sullo sfondo c’è il lavoro diplomatico, complicato, per tentare di terminare le operazioni militari israeliane nella Striscia in cambio del rilascio degli ostaggi. A muoversi è in prima persona il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in rapporti sempre più tesi col primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Casa Bianca che sta conducendo colloqui con Israele per porre fine alla guerra a Gaza “il più rapidamente possibile”, fa sapere lo stesso Trump. “Con Hamas a Gaza, vogliamo vedere se possiamo fermare tutto questo”, ha dichiarato Trump. “E con Israele, abbiamo parlato con loro per capire se possiamo chiudere questa situazione il prima possibile“.
Secondo Trump, gli Stati Uniti hanno avuto “ieri e oggi delle trattative molto buone con l’Iran, vediamo cosa succede. Ma credo che potremmo avere delle buone notizie sul fronte Iran.” Il presidente Usa ha detto di non “sapere se vi darò notizie buone o cattive nei prossimi due giorni, ma ho la sensazione che potrebbe essere qualcosa di buono.”