I radi continuano ad uccidere

Ennesima strage del pane a Gaza, l’Onu accusa Netanyahu: “Sono crimini di guerra”

L’esercito israeliano ha ammesso di aver fatto fuoco “in prossimità di alcuni sospetti”. È il terzo caso in 3 giorni. L’Onu: “Crimini di guerra”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

4 Giugno 2025 alle 12:00

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AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse
AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse

Gaza, la “strage del pane” non ha fine. Sono 58 i palestinesi morti in varie zone di Gaza dall’alba di ieri, di cui almeno 27 uccisi dal fuoco israeliano nelle vicinanze di un centro di distribuzione di aiuti a Rafah, nel sud della Striscia. È quanto hanno riferito fonti ospedaliere rilanciate da al-Jazeera, insieme al bilancio fornito da Mahmud Bassal, portavoce dell’agenzia di difesa civile gestita da Hamas.

La notizia è confermata dal portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa, Hisham Mhanna, che riferisce che l’ospedale da campo di Rafah ha accolto 184 feriti, di cui 19 sono stati dichiarati morti all’arrivo e altri 8 sono deceduti in seguito alle ferite riportate. I 27 morti sono stati poi trasferiti all’ospedale Nasser nella città di Khan Younis. Secondo Mohammed Saqr, capo del personale infermieristico dell’ospedale Nasser, fra i morti ci sono 3 bambini e 2 donne. Il direttore dell’ospedale, Atef al-Hout, ha riferito che la maggior parte dei pazienti presenta ferite d’arma da fuoco. L’esercito israeliano (Idf) ha ammesso di avere aperto il fuoco, dichiarando di avere sparato «in prossimità di alcuni sospetti» che avevano abbandonato il percorso prestabilito, si erano avvicinati alle sue forze e avevano ignorato colpi di avvertimento. Si tratta del terzo incidente di questo tipo in 3 giorni. Le sparatorie quasi quotidiane sono iniziate dopo che una fondazione sostenuta da Israele e dagli Usa, la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), ha istituito punti di distribuzione degli aiuti all’interno delle zone militari israeliane, un sistema che secondo la fondazione stessa è stato progettato per aggirare Hamas, mentre è stato respinto dall’Onu.

La testimonianza disperata di una donna che ha provato a prendere gli aiuti il primo giorno della distribuzione operata dalla Gaza Humanitarian Foundation, raccolta dal giornalista palestinese Samer Alboji: “Mi hanno detto di andare ogni volta in un punto diverso. Ci fanno aspettare, ci prendono in giro. Ci trattano come cani. Ma che colpa abbiamo noi? Noi non siamo Hamas o Fatah, siamo solo persone. Io ho otto figli, uno ha un mese, io non ho latte perché non mangio e non posso allattarlo. Sono venula qui per cercare latte in polvere, da stamattina (ieri, ndr) all’alba è già il terzo giro che faccio. Distribuiti così soltanto i forti prendono il cibo. Ma dove sono gli atri paesi arabi? Il re del Marocco, il re di Giordania, il presidente al-Sisi? Perché nessuno guarda?”. La società di consulenza Usa, Boston Consulting Group (Bcg) ha interrotto il suo rapporto con la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) che distribuisce aiuti nella Striscia. È quanto ha riferito il Washington Post rilanciato da Haaretz. La società americana era stata coinvolta nella creazione dell’organizzazione umanitaria lo scorso autunno e ha partecipato alla pianificazione delle operazioni nell’enclave palestinese in stretta collaborazione con Israele. Secondo tre fonti a conoscenza delle attività, la Ghf avrà difficoltà a operare senza la società di consulenza.

Sono “crimini di guerra” gli attacchi “mortali” sferrati contro le persone in attesa di ricevere aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato il capo della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk. “Gli attacchi mortali contro civili sconvolti che cercano di accedere alle misere quantità di aiuti alimentari a Gaza sono inaccettabili”, ha dichiarato Turk. “Gli attacchi diretti contro i civili costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e un crimine di guerra”, ha aggiunto. “Sono inorridito dalle notizie di palestinesi uccisi e feriti mentre aspettavano gli aiuti. È inaccettabile che palestinesi rischino la vita per mangiare”, gli fa eco il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, chiedendo che “i responsabili siano puniti”. Ma Israele non recede dalla guerra di annientamento. Il nuovo cambio d’intensità dell’offensiva “Carri di Gedeone” sembra essere scattata dopo la dichiarazione del ministro della Difesa, Israel Katz, che pareva impartire l’ordine: “Continuare ad avanzare a Gaza verso tutti gli obiettivi, a prescindere da qualsiasi negoziato”.

Lunedì mattina i media palestinesi davano conto di un’avanzata dell’Idf dal centro verso il sud della striscia, su Khan Yunis. Poi la conferma degli stessi militari: “Ieri le truppe hanno ampliato le manovre terrestri, eliminato terroristi e distrutto numerosi depositi di armi e infrastrutture terroristiche, anche sotterranee”, mentre l’aeronautica militare ha colpito “decine di obiettivi in tutta Gaza, tra cui cellule terroristiche, edifici utilizzati da gruppi terroristici, tunnel, depositi di armi”. Il freddo computo dei morti, intanto, cresce ogni ora, e il ministero della sanità di Gaza, emanazione di Hamas, parla di 54.470 morti totali in 605 giorni di guerra, 4.201 dei quali solo dalla ripresa.

“È in corso una revisione dell’Accordo di Associazione, ci sono ministri degli Esteri che l’hanno chiesto, è in quel contesto che le relazioni saranno valutate e che si svolgeranno le discussioni. Non abbiamo mai evitato di porre domande. Non ci tireremo indietro. E dove vediamo che vite umane, innocenti, civili, vengono bombardati indiscriminatamente, saremo i primi a parlare e i primi a condannare”. Lo dice la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in un punto stampa con la premier danese Mette Frederiksen a Copenaghen. «La situazione a Gaza è catastrofica. Bambini, donne e uomini muoiono ogni giorno e noi, in quanto principale donatore di aiuti umanitari, dovremmo chiederci dove vanno a finire questi aiuti e come arriveranno alle persone che ne hanno più bisogno”. Tra quei ministri degli Esteri non c’è il titolare della Farnesina Antonio Tajani.

4 Giugno 2025

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