Il portavoce Unicef

“Per Gaza finalmente il mondo si indigna, ma nulla riporterà indietro i bambini”, parla Andrea Iacomini di Unicef

«Torni la diplomazia. La politica faccia un passo indietro insieme alla sua retorica di parte. Le persone chiedano una pace senza schieramenti, quella tanto invocata recentemente dal Santo Padre Leone XIV e prima con forza dall’indimenticabile papa Francesco»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

29 Maggio 2025 alle 08:00

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Photo credits: Stefano Carofei/Imagoeconomica
Photo credits: Stefano Carofei/Imagoeconomica

Andrea Iacomini, Portavoce di Unicef Italia. Gaza, l’infanzia cancellata. Ogni giorno una strage di innocenti. E il mondo sta a guardare.
Mi verrebbe da dire “stava” a guardare perché oggi questa strage è sotto gli occhi di tutti, non la può più ignorare nessuno neanche quella parte di stampa che fino a ieri sembrava più fredda rispetto a questa dolorosa situazione. Si muovono appelli, cominciano ad indignarsi tutti Governi, società civile, intellettuali, artisti. Verrebbe da dire meglio tardi che mai. Chi restituirà a quelle madri i propri figli? Nessuno. Come in altre guerre del passato, penso alla Siria, ad un certo punto è partita “la botta di indignazione” dopo anni di denunce da parte nostra e di altri attori del settore che in quel paese morivano migliaia di bambini ne erano sfollati milioni e così via. Ho dovuto fare i conti con la rabbia di chi come me e pochi altri denunciava da solo quello scempio e poi, ad un certo punto li vedeva tutti piangere e battersi il petto con affermazioni del tipo “dove eravamo” “come è potuto accadere tutto ciò”? “mai più”! frasi da abolire, le stesse che già sentiamo ovunque e a tutte le ore oggi su Gaza. Sa una cosa? Col tempo ho capito che era sbagliato prendermela con gli “indignati last minute” che forse quel “risveglio” era in piccolissima parte il risultato del nostro lavoro. Bene così. Nel frattempo, a Gaza sono passati 600 giorni e ci sono migliaia di bambini morti, feriti, sfollati, mutilati e soli senza più genitori, parenti, amici. Torni la diplomazia, quella vera. La politica faccia un passo indietro insieme alla sua retorica di parte, le persone, i giovani chiedano una pace senza schieramenti, quella tanto invocata recentemente dal Santo Padre Leone XIV e prima con forza dall’indimenticabile Papa Francesco.

I responsabili dell’Unicef hanno testimoniato con continuità la sofferenza dei più indifesi tra gli indifesi. A Gaza i bambini muoiono per le bombe, ma anche per fame e mancanza di cure sanitarie. Se questi non sono crimini contro l’umanità come definirli?
I bambini, il milione di bambini di Gaza con tutto questo disastro non c’entrano nulla, lo voglio ripetere non hanno colpe. I tassi di malnutrizione sono altissimi, ci sono bambini che non riescono più neanche a piangere, i cui corpi oramai sono resi invisibili dalle malattie. Nelle ultime ore le immagini di due attacchi orribili forniscono ulteriori prove dell’inaccettabile prezzo che questa guerra spietata sta imponendo ai bambini nella Striscia. Abbiamo visto i video dei corpi bruciati e smembrati dei bambini della famiglia al-Najjar estratti dalle macerie della loro casa a Khan Younis. Dei dieci fratelli sotto i 12 anni, si riporta che solo uno sia sopravvissuto, gravemente ferito. Lunedì mattina presto, abbiamo visto le immagini di un bambino intrappolato in una scuola in fiamme a Gaza City. L’attacco, avvenuto nelle prime ore del mattino, avrebbe ucciso almeno 31 persone, tra cui 18 bambini. Proseguo? Questi bambini, VITE, che non dovrebbero mai essere ridotte a numeri, sono ora parte di un lungo e angosciante elenco di orrori inimmaginabili: le gravi violazioni contro i minori, il blocco degli aiuti, la fame, gli sfollamenti continui, la distruzione di ospedali, sistemi idrici, scuole e abitazioni. In sostanza, la distruzione stessa della vita nella Striscia di Gaza. Sconvolge che dalla fine del cessate il fuoco, il 18 marzo, 1.309 bambini siano stati uccisi e 3.738 feriti. In totale, più di 50.000 bambini risultano uccisi o feriti dall’ottobre 2023. Quanti altri bambini e bambine morti serviranno ancora? Quale livello di orrore deve essere trasmesso in diretta prima che la comunità internazionale si attivi davvero, usi la propria influenza e intraprenda un’azione coraggiosa e decisa per porre fine a questa spietata uccisione di bambini?

Unicef ha chiesto a più riprese una tregua e aiuti umanitari adeguati alla popolazione gazawa. Israele continua a bombardare e a lesinare l’ingresso degli aiuti.
L’Unicef ha più volte rinnovato il suo appello a tutte le parti in conflitto affinché pongano fine alla violenza, proteggano i civili, inclusi i bambini, rispettino il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, permettano l’immediata fornitura di aiuti umanitari e rilascino tutti gli ostaggi. I bambini di Gaza hanno bisogno di protezione. Hanno bisogno di cibo, acqua e medicine. Hanno bisogno di un cessate il fuoco. Ma, più di ogni altra cosa, hanno bisogno di un’azione collettiva e immediata per fermare tutto questo una volta per tutte. Hanno bisogno di noi. Soffrono, vengono feriti e anche uccisi non solo dalle bombe e dalla violenza, ma anche a causa delle condizioni di vita. Certamente il blocco è un fattore molto importante che contribuisce al peggioramento di ora ad ora della situazione a Gaza. Tante persone che ci chiedono “Perché non inviamo il cibo attraverso i paracadute”? In realtà non c’è bisogno di farlo, perché i camion con i beni umanitari sono già posizionati fuori Gaza. Per esempio, come Unicef, abbiamo l’equivalenza di 1000 camion di beni umanitari di prima necessità: medicine, alimenti pronti all’uso, pannolini, assorbenti. Abbiamo tanti prodotti che sono prontissimi ad entrare fermi a qualche chilometro dal confine. E ovviamente portare questi beni nei camion è molto più economico che lanciarli da un aereo.

Sul piano personale, c’è una storia che l’ha colpita in particolare?
Si certo. È una storia che mi ha raccontato proprio pochi giorni fa la nostra Portavoce a Gaza Rosalia Bollen, una dei tanti eroi che ogni giorno raccontano la sofferenza di quei bambini, venuta in Italia apposta per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione dei bambini di Gaza. È la storia di un ragazzino di 11 anni, si chiamava Islam. Purtroppo, Islam soffriva di una leucemia. Prima della guerra, prima del 7 ottobre 2023, poteva uscire da Gaza per ricevere un trattamento che non era disponibile a Gaza, naturalmente quando riceveva l’autorizzazione dalle autorità israeliane. Islam, sua mamma, suo papà non potevano partire da Gaza quando volevano, dovevano chiedere sempre un permesso e quando gli veniva concesso andavano presso un ospedale di Betlemme, in Cisgiordania, dove questo ragazzo era in cura. Poi inizia la guerra, arrivano i tremendi fatti del 7 ottobre. Islam non poté più uscire da Gaza. Già prima della guerra, questo tipo di trattamento molto specifico non era disponibile, dopo il 7 ottobre 2023 gli ospedali erano sotto attacco, mancavano le medicine, le attrezzature specializzate e quindi diventava ancora più difficile per il personale medico curare bambini gravemente malati. Rosalia incontrò Islam e sua mamma alla fine di ottobre 2024. Islam era così debole e malato che non riusciva più a parlare, non ce la faceva più per il dolore e l’ospedale in cui era in cura non aveva nemmeno i mezzi per aiutarlo in quell’orribile calvario. La morfina, per fare un esempio, non c’era. Rosalia qualche settimana dopo chiamò, dopo l’ultimo incontro la mamma di Islam, lo fanno spesso i nostri team a Gaza per sapere le condizioni dei bambini e la mamma le rispose che Islam era morto. I medici che avevano in cura Islam erano disperati e ripetevano a Rosalia “Noi sappiamo cosa ci vuole, cosa dobbiamo fare, però non abbiamo i mezzi”. E ogni giorno ricevevamo bambini feriti, bambini malati. Tanti muoiono oggi a Gaza perché non possiamo aiutarli. Non aggiungo altro.

Cosa chiedete al governo italiano?
Continuare come sta facendo a sostenere le cure di tanti bambini di Gaza gravemente malati, i più fragili tra i fragili, che ne hanno bisogno. Proseguire a facilitarne l’uscita e la presa in carico attraverso la collaborazione di tante realtà ospedaliere di eccellenza in Italia e caritatevoli ong spesso guidate da cittadini di buona volontà.
Devo fare i miei personali complimenti al lavoro della nostra Unità di Crisi guidata da un uomo straordinario come l’ambasciatore Nicola Minasi perché sta dimostrando grandi doti di umanità e professionalità nei confronti dei bambini di Gaza e delle loro famiglie in difficoltà che hanno bisogno di cure urgenti e al Ministero degli Esteri che non fa mancare il suo supporto in termini di aiuti. Chiediamo di lavorare ad una alleanza globale che attivi tutte le risorse diplomatiche necessarie per far finire il calvario di questo popolo, che ponga fine alla guerra che i bambini non hanno scelto, ricordando che siamo stati tutti bambini, che siamo tutti esseri umani.

29 Maggio 2025

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