L'incontro Avs-Pd-5S

Leader Pd, Avs e 5S al lavoro per un corteo a Roma per Gaza

Ieri riunione Schlein-Fratoianni-Conte. Si va verso una mobilitazione promossa dai tre partiti. Ma bisognerà trattare con Cgil, Arci, Acli che hanno già convocato una manifestazione il 21 giugno contro il riarmo europeo

Politica - di David Romoli

27 Maggio 2025 alle 10:30

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Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

La manifestazione ancora non c’è ma stavolta ci sarà. Troppi gli appelli che ormai da settimane invocano una mobilitazione per Gaza, da Walter Veltroni a Nanni Moretti a Mario Orfeo, direttore di Repubblica, dall’appello di Marzabotto alle 4mila firme raccolte da Avs per chiedere all’Arci, alla Cgil e a tutte le associazioni di farsi promotrici di una manifestazione nazionale, appello poi bissato con una seconda richiesta, stavolta corredata da 300 “firme qualificate”.

Domenica Elly Schlein ha deciso di passare all’azione e Avs si è subito detta d’accordo. Più esitante Giuseppe Conte, che si è preso una mezza giornata per rifletterci. Il capo dei 5S, cioè del partito che più di ogni altro in questi mesi ha cavalcato l’indignazione popolare per il massacri di Gaza non aveva probabilmente alcuna intenzione di farsi intruppare in una manifestazione promossa da altri, da Repubblica o da intellettuali distanti dal Movimento come Nanni Moretti. Ieri pomeriggio i tre leader si sono riuniti con la ferma determinazione di trovare un accordo e lanciare le mobilitazione. Due le ipotesi: affidarsi alle associazioni e poi aderire, organizzare e sostenere oppure convocare in prima persona. Senza intermediari. La tendenza prevalente è quella di una manifestazione promossa apertamente e direttamente dalle tre forze che oggi costituiscono, di fatto se non di nome, il “Campo” del centrosinistra. In questa formula, apparendo cioè a tutti gli effetti come promotore a pari merito della manifestazione, sul cui successo nessuno nutre il pur minimo dubbio, l’avvocato del popolo è arrivato alla riunione deciso a dare il via libera

I nodi che i tre leader dovevano sciogliere erano essenzialmente tre: dove, quando e come. Appena ha iniziato a circolare la voce della convocazione, domenica, la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, ha candidato la sua città: “Perugia è da decenni impegnata per la pace”. Ma la realtà è che una manifestazione di portata nazionale e che ambisca a essere davvero rilevante può svolgersi solo nella capitale, probabilmente cestinando l’idea di una dimostrazione-salotto confinata in piazza del Popolo e scegliendo invece un vero corteo. Altrettanto certamente i tempi, pur scontando le ovvie necessità dell’organizzazione, devono essere rapidi: la metà di giugno o poco oltre. Comunque dopo i referendum dell’8 e 9 giugno. Il guaio è che nel frattempo le associazioni, Arci, Acli Cgil, la loro manifestazione la hanno già convocata per il 21 giugno, anche se soprattutto contro il riarmo europeo, e accorpare i due appuntamenti è difficile proprio perché per il Pd una mobilitazione contro il riarmo Tout court vorrebbe dire spaccare il partito e arrivare a un nuovo e sgraditissimo scontro con il capo dello Stato. Insomma, bisognerà trattare e le associazioni chiedono infatti “un tavolo” annunciando comunque l’intenzione di confermare il loro appuntamento.

Ultimo nodo, ma non per importanza, il manifesto di convocazione. Per Conte e Fratoianni non c’è alcuna necessità di temperare i toni. Per Elly, il cui partito non è anti-israeliano per definizione, invece sì. Ma insieme alla richiesta di cessate il fuoco e di liberazione degli ostaggi ci saranno sicuramente quella di interrompere la compravendita di armi con Israele, che per quanto riguarda l’import non ha subito modifiche, e di aderire alla richiesta dei 17 Paesi della Ue che chiedono di denunciare l’intesa commerciale con Israele, che ha un volume di scambi superiore ai 45 mld l’anno. Proposta contro la quale, per ora, si è schierata l’Italia insieme alla Germania.

27 Maggio 2025

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