Caos a Berlino

Parla Angelo Bolaffi: “Le difficoltà faranno di Merz un grande Cancelliere”

«Non ha scelta: dopo di lui c’è solo l’Afd. Riprenderà in mano la politica europea e costruirà un fronte deciso sulla guerra in Ucraina. Tra i franchi tiratori c’era un po’ di tutto, non mi convince la teoria della congiura»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

9 Maggio 2025 alle 08:00

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Ludovic Marin, Pool via AP – Associated Press / LaPresse
Ludovic Marin, Pool via AP – Associated Press / LaPresse

La Germania di Friederich Merz: locomotiva d’Europa o gigante d’argilla? L’Unità ne discute Angelo Bolaffi. Filosofo della politica e germanista.

Merz Cancelliere ma è un’anatra zoppa”. Così l’Unità ha titolato la sofferta elezione al Bundestag del leader della Cdu a cancelliere di Germania. A lei la parola, professor Bolaffi.
Sotto lo choc del primo voto sono state dette tante cose, anche giuste. Era la prima volta che avveniva nella storia tedesca del dopoguerra, anche se nessuno ha ricordato che Adenauer fu eletto con un voto di maggioranza, nel’49, e lo stesso accadde per il grande Kohl che nel ’94 fu eletto, anche lui, con un solo voto di maggioranza. È la regola della democrazia parlamentare. È vero che la democrazia è debole, però si esprime. Per un paradosso, l’essere “azzoppato” costringe Merz a essere un grande cancelliere…

Perché, professor Bolaffi?
Perché non c’è alternativa. Sta con le spalle al muro. Dopo di lui c’è soltanto Alternative für Deutschland. Merz è partito male ma potrebbe rivelarsi un cancelliere importante. Con le caratteristiche di essere poco “andreottiano”. Essendo un outsider, Merz non conosce bene i meccanismi della dialettica parlamentare. Ha commesso già un errore, prima delle elezioni, nel voto sui migranti con l’AfD, prima la voleva poi l’ha respinta. Senza contare che tra i 38 franchi tiratori c’era un po’ di tutto. Non mi convince la teoria di una congiura politica ben orchestrata. Non è stato un disegno tipo i “101” con Prodi, tanto per intenderci. Lì c’è stata la somma di insoddisfazioni diverse: Spd, Cdu, qualcuno della Csu, qualcun altro per rancori personali, qualcuno perché voleva l’AfD…ma nessuno voleva defenestrarlo sul nascere. Tant’è che si sono spaventati tutti. La cosa che nessuno ha notato è che l’unica che festeggiava era l’AfD. Immediatamente la Linke e i Verdi, anche non facendo parte del Governo, hanno appoggiato il voto due terzi di maggioranza per cambiare l’ordine del giorno in modo da votare immediatamente dopo il primo scrutinio, cosa che non era prevista. Se non si fosse agito in quel modo, avrebbe significato lasciare la scena politica per due giorni alla AfD. La Linke si è rimessa in gioco. Questo è importante. La Linke che è molto dura con Merz non è però antisistema come la AfD. Non è che ogni movimento critico deve per forza essere antisistema. La AfD è nazista. Per tornare a Merz, credo che sarà un cancelliere importante che farà due cose decisive…

Quali?
Riprenderà in mano la politica europea e costruirà un fronte deciso sulla guerra in Ucraina. La Germania oggi è un Paese che si sente in guerra. È di fatto in guerra. Insieme alla Francia, alla Polonia, ai Paesi baltici, costruirà una struttura militare tenendo conto del disimpegno americano.

Un altro tema scottante è quello della AfD. Sostiene Massimo Cacciari: “AfD fuorilegge? Così la democrazia si spara nelle palle”.
Secondo me dice una cosa sensata ma sbagliata. Intanto, bisogna capire cosa significhi realmente la procedura della messa fuorilegge. La Costituzione tedesca nasce dall’esperienza di Weimar; una esperienza che dimostrava la incapacità della democrazia di difendersi dai propri nemici. Sulla base di una riflessione storico-politica sofferta quanto profonda, la Germania post Seconda guerra mondiale ha deciso di essere una “democrazia militante”, nel senso che cerca di impedire che i nemici della democrazia usino le libertà democratiche per chiudersi la porta alle spalle. Detto questo, è evidente che nessuno pensa di mettere fuorilegge un partito che ha il 20% dei voti. È altrettanto evidente che occorra fare una battaglia politica per recuperare quei voti. Ma è anche vero che la Germania post-bellica è nata dalla sconfitta del nazismo e non tollera che un partito rivendichi le posizioni politiche tipiche del nazionalsocialismo. Mi riferisco, in particolare, di stabilire in primis chi è tedesco ed escludere chi non lo è. E poi essere la quinta colonna di forze esterne, che si chiamino Musk o Vance, o che si chiamino Putin. L’AfD non è un generico movimento populista. È un movimento che rivendica l’ideologia nazista. È contro il principio costitutivo dell’identità morale e politica della nuova Germania. Dire questo è anche un modo per mettere in guardia chi li vota: non è che stai sostenendo con il tuo voto un movimento di protesta qualunque.

La prima visita ufficiale di Merz come cancelliere è stata a Parigi, dove, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato l’istituzione di un “Consiglio di difesa e sicurezza comune”. Riparte il motore franco-tedesco dell’Europa?
Direi proprio di sì. Sarà questo l’elemento forte del cancellierato di Merz. Cosa che non è stata, per motivi politici, personali, psicologici, del cancelliere precedente, Scholz, il quale non s’intendeva con Macron. Riprendere in mano il dossier franco-tedesco, con la consapevolezza, però, che oggi non basta più come lo era trent’anni fa. L’Europa è più grande, e quindi il dossier franco-tedesco può funzionare da accensione del motore, ma ha bisogno di molti volenterosi. Tanto è vero che la prima visita di Merz, da cancelliere in pectore, è stata a Varsavia. Polonia e Francia: i primi due Paesi che furono colpiti dalla guerra nazista. Questo è un fatto storico.

In precedenza, lei ha fatto riferimento alla Linke. E in questo scenario in movimento, che fine fa la gloriosa quanto vetusta socialdemocrazia tedesca?
La Spd vive uno dei momenti più difficili della sua lunghissima storia. Bisogna anche dire, per la verità, che tutti i partiti di orientamento socialista-socialdemocratico in Europa soffrono. Soffrono perché hanno una identità legata ad un mondo che non c’è più. Ad un mondo basato sul conflitto capitale-lavoro, in una prima fase. E poi nell’epoca in cui c’era una Europa che agiva in una dimensione multilaterale, dentro le logiche dell’accordo e della pace europea. Tutto questo non c’è più. Oggi la sinistra pensa di rinnovarsi puntando su temi identitari, ma la pezza rischia di essere peggiore del buco che vorrebbe coprire. Come dice il grande poeta tedesco: dove cresce il pericolo là cresce anche l’elemento di salvezza. E così in un momento difficile la Spd ha fatto un colpo di reni, aiutata dal capo dello Stato, Steinmeier, che è l’ultima grande figura della storica socialdemocrazia tedesca, capendo che non era il caso di trincerarsi in una opposizione sterile e identitaria, ma collaborare a rilanciare il ruolo della Germania in Europa in un contesto molto complicato. Per tutti questi motivi vedo l’Italia in grande difficoltà.

Perché?
La Meloni non sta sul carro di chi in Europa sta cercando di costruire nuove alleanze, penso a Macron, a Merz, a Tusk, politici tra loro anche molto diversi: moderati, democristiani, terzaforzisti come Macron, ma stanno pensando, insieme, ad una Europa che deve agire. Quanto al PD, mi sembra paralizzato dalle sue contraddizioni. Così come lo è Giorgia Meloni, che cerca di recitare due parti in commedia. Deve decidere se stare con Trump o stare con una Europa che per difendere se stessa, i propri interessi, la propria identità fondativa, diventa necessariamente anti-trumpiana.

Questi sono giorni di elezioni papali. L’Europa sta cercando un “papa” leader anti-Trump. Potrebbe essere Friederich Merz?
Quando fu eletta Angela Merkel, nel 2005, tutti pensavano che sarebbe stata un cancelliere di transizione. Nessuno ci scommetteva un soldo bucato. Una Cdu maschilista scrollò le spalle: adesso questa che viene dall’Est…Poi Merkel rimase alla guida della Germania dal 2005 al 2022. Merz è partito male, ma la Germania è il Paese più importante d’Europa, la terza economia mondiale e deve trovare una nuova identità perché le guerre di Putin e di Trump l’hanno lasciata orfana di due punti fondamentali della politica tedesca: distensione con la Russia, amicizia con l’America. Si deve reinventare, la Germania, e può farlo solo come fulcro dell’Europa. In questa chiave, penso che Merz possa essere se non un “papa” certamente un leader di una nazione che deve ritrovarsi insieme all’Europa. Cosa che, peraltro, è costituzionalmente sancita, cioè l’impegno della rinata democrazia tedesca è quello di essere una nazione che punta alla costruzione dell’Europa. C’è scritto nella Costituzione tedesca, in questo l’unica Costituzione in Europa. Non c’è alternativa. E quando si è con le spalle al muro bisogna agire e inventarsi qualcosa. Se posso, vorrei aggiungere un’ultima considerazione che credo importante…

Faccia pure, professor Bolaffi.
Il fatto che l’Europa sia stata con il naso all’insù non solo per guardare il comignolo del Vaticano ma anche i risultati del Bundestag tedesco col fiato sospeso, vuol dire che, in qualche modo, ormai un voto nazionale è un voto europeo. Siamo a quello che Habermas chiamava “la politica mondiale interna”. Per ogni nazione ciò che avviene nell’altra non è altra cosa, ma fa parte della propria politica. Quello tedesco è uno dei tasselli che servono per costruire una identità politica europea. È quello che Helmut Schmidt chiamava la “comunità di destino europea”.

9 Maggio 2025

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