Verso la grande coalizione

Chi comprende la grande coalizione tedesca: Merz pronto a governare ma la Spd si divide

A trattare con la Cdu non sarà Scholz. Esistono sempre più due “Germanie”. L’AfD è in vantaggio in tutti i Laender della Germania est. In Turingia, il partito in parte di estrema destra ha il 38,6%

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

25 Febbraio 2025 alle 13:30

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AP Photo/Martin Meissner – Associated Press/LaPresse
AP Photo/Martin Meissner – Associated Press/LaPresse

Una partecipazione (83,4%, la più alta dal 1990) che già di per sé racconta l’importanza del voto di domenica. E racconta anche dello stato di salute di un sistema democratico. Il giorno postelettorale, è per la Germania il giorno degli scenari di governo e delle prime teste che saltano. «Abbiamo un chiaro mandato e costruiremo una Grosse Koalition». Lo ha detto Friedrich Merz parlando alla Konrad Adenauer Haus. «I colloqui inizieranno nei prossimi giorni», ha spiegato, aggiungendo di voler parlare con il presidente dell’Spd e con il cancelliere per un passaggio di consegne sensato. La Grande coalizione fra conservatori di Friedrich Merz (l’Unione Cdu-Csu, da lui vince con il 28,5%, ma resta sotto le aspettative) e i socialdemocratici tedeschi (con il 16,4% registra la più clamorosa sconfitta della sua storia, sarà possibile. I numeri ci sarebbero. La volontà politica è legata alle trattative sui ministeri e sul programma. La fuoriuscita dal Parlamento dei liberali di Christian Lindner e del Bsw di Sahra Wagenknecht, che non hanno raggiunto la soglia del 5% alle elezioni di domenica, consentono di avere i numeri per formare esecutivo a due, dal momento che i voti dei due partiti saranno distribuiti fra gli altri. Il dato è politicamente molto significativo: governo di due partner (invece che di tre) consente infatti una maggiore stabilità in Germania.

LE BASI DELL’ACCORDO TRA CDU-CSU E SPD

Questo esito era rimasto incerto fino a tarda notte, quando sono venuti fuori gli ultimi dati. Il vicecapogruppo della Cdu, Jens Spahn, ex ministro della Salute del governo di Angela Merkel, ha spiegato al Morgenmagazin: “Dal nostro punto di vista può procedere tutto molto velocemente. Già entro questa settimana si possono tenere le prime consultazioni”. Con la Spd, la Cdu negozierebbe abbastanza in fretta il tema al centro della campagna elettorale: una politica migratoria più dura, che già il governo di Olaf Scholz ha cominciato a introdurre. Compresi i rimpatri in Afghanistan. Certo simbolici, ma quello tedesco è l’unico governo Ue ad averli avviati. Più difficile sarà trovare un’intesa completa sulla Russia e sull’approccio al riarmo. Certamente, i socialdemocratici lo sosterranno, ma ci sono nel partito i «Russland-Versteher», quelli che «capiscono» il Cremlino, e qualche attrito è da preventivare.

IL RILANCIO DELL’ECONOMIA E LE POLITICHE SUI MIGRANTI

Altra cosa da tenere in conto, convergono gli analisti politici a Berlino, è che – se Merz vorrà rilanciare l’economia – è probabile una riduzione almeno parziale dello stato sociale. Questo potrebbe essere un conto molto salato per la Spd. Tanto più che Gerhard Schröder con le sue riforme ha salvato la Germania, ma ha per sempre prosciugato il bacino di voti dei socialdemocratici. E la Linke (che rinasce dalle sue ceneri quasi raddoppiando con l’8,6% e lascia al palo il movimento di Sarah Wagenknecht, che per pochissimi voti non supera la soglia di sbarramento del 5%) ne è la prova, cresciuta anche stavolta a discapito della Spd. Quanto al vincitore, il sessantanovenne futuro leader della Germania (solo un cancelliere è entrato in carica più anziano, Konrad Adenauer, che di anni ne aveva 72, tre più di Merz) ha spostato la Cdu verso destra, elaborando un programma di base che sconfessa il merkelismo, impone quella tedesca come Leitkultur (cultura dominante), promette da ben prima della mozione votata con l’AfD di contenere l’immigrazione. In politica estera, prima di diventare cancelliere, ha rotto il tabù tedesco, aprendo al nucleare francese a tutela di tutta la Ue. Nell’ultimo dibattito tv con gli altri candidati, ha tracciato la linea: «Per me la priorità assoluta sarà raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti». E ha annunciato, come già si sapeva, che le prime visite le farà a Parigi e a Varsavia, le capitali del triangolo di Weimar. Pensa soprattutto a loro per concordare la politica estera.

IL CROLLO DELL’FDP E L’USCITA DI SCENA DI LINDNER

Intanto cadono le prime teste. Dopo la batosta elettorale per il suo partito, l’Fdp, Christian Lindner, ha annunciato il suo ritiro dalla politica a soli 46 anni. «Le elezioni federali hanno segnato una sconfitta per l’Fdp, ma si spera in un nuovo inizio per la Germania. È per questo che ho lottato. Ora mi ritiro dalla politica attiva. Con un solo sentimento: gratitudine per quasi 25 anni intensi e impegnativi», ha scritto il leader liberale su X. L’Fpd è crollata di sette punti e si è fermata al 4,4%, sotto la soglia di sbarramento del 5%, e resterà fuori dal prossimo parlamento. Gli elettori hanno dunque punito Lindner che da ministro delle Finanze aveva rotto nel novembre scorso con Olaf Scholz; il cancelliere lo aveva fatto fuori, tutti i ministri dell’Fdp (tranne uno) si erano dimessi e si erano aperte le porte delle elezioni anticipate.

LA SCONFITTA DELLA SINISTRA

“Sarebbe stato possibile fare di più, il risultato non corrisponde alle mie aspettative. Volevo ottenere di più, noi tutti lo volevamo. Questo significa per me che non avrò più ruoli di guida nel partito”: lo dice Robert Habeck, leader dei Verdi, incontrando la stampa a Berlino dopo le elezioni di domenica. Anche i socialdemocratici tedeschi hanno tratto le prime conseguenze dalla sconfitta riportata al voto: Rolf Muetzenich, capogruppo parlamentare, lascerà il suo incarico e sarà sostituito dal presidente del partito Lars Klingbeil, su proposta dei vertici del partito. «Mi assumo la responsabilità di questa sconfitta amara», ha detto il grande sconfitto, l’ex cancelliere Olaf Scholz prendendo il microfono di fronte a una platea silenziosa e scoraggiata, «è il momento in cui dobbiamo riconoscere che abbiamo perso le elezioni», ha aggiunto sottolineando «è un voto peggiore di quello di cinque anni fa e sono io responsabile anche di questo». Poteva dimettersi ma non lo ha fatto. Gli elettori hanno punito Scholz per la sua arroganza. Caduto il governo a novembre e annunciate le elezioni anticipate, avrebbe dovuto farsi da parte. Scholz ha chiarito di non voler partecipare ai colloqui di coalizione con la Cdu/Csu in prima persona: «Non sarò il capo negoziatore della Spd». Secondo fonti interne alla formazione, nei prossimi giorni l’incarico di condurre le consultazioni ne potrebbe passare al popolare ministro della difesa Boris Pistorius, attuale ministro della Difesa, che in questo modo si accrediterebbe da subito come papabile ministro degli Esteri. Il fatto che Pistorius sia una delle poche figure di spicco ad aver preso la parola ieri sera sembra confermarlo: «Non decido io, sarà il partito a stabilire con quale squadra andremo avanti nei prossimi mesi e anni. Quello di stasera è un risultato catastrofico, non c’è nulla da addolcire», ha commentato lo stesso Pistorius. Il voto racconta anche del permanere delle due “Germanie”, una faglia, tra Est ed Ovest, che si è ulteriormente allargata.

L’ANALISI DEL VOTO: DOVE HA VINTO L’AFD

Dopo lo spoglio della maggioranza dei voti alle elezioni federali, l’AfD è in vantaggio in tutti i Laender della Germania orientale. In Turingia, il partito in parte di estrema destra ha ricevuto il 38,6 percento dei secondi voti dopo lo spoglio di tutti i distretti elettorali, secondo le statistiche elettorali della commissione elettorale regionale. In Sassonia, dopo lo scrutinio di 414 dei 420 comuni, l’AfD ha ottenuto il 40,1 percento dei voti. L’AfD era in testa anche nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore, nel Brandeburgo e nella Sassonia-Anhalt, ma anche lì lo spoglio dei voti non era ancora stato completato. In Turingia, Sassonia e Sassonia-Anhalt, l’AfD è stata classificata come comprovata organizzazione estremista di destra dai rispettivi uffici regionali per la tutela della Costituzione. Berlino si conferma in controtendenza dove, con lo spoglio quasi terminato, il primo partito è la Linke (20,1%), e AfD è solo quinta con il 13,9%.

Sono i giovani sotto i 24 anni ad avere premiato più di tutti l’estrema sinistra nel voto di ieri in Germania, mentre gli elettori più anziani hanno scelto il centro conservatore. È il quadro che emerge in un’analisi di Ard, diffusa da Deutsche Welle. Secondo questo primo studio dei flussi, il 25 per cento gli elettori tra i 18 e i 24 anni ha votato per la Linke, contro solo il 4% degli over 70. Seconda forza più popolare fra i giovani, l’Afd al 20%, in media nazionale, che solo il 10 per cento degli ultrasettantenni ha scelto. Terza la Cdu al 13%, contro il 43% raccolto dal partito di Friedrich Merz tra i più anziani. In eguale percentuale, il 12%, i ragazzi hanno poi votato per Spd (che ha avuto il 24% tra gli over 70) e Verdi (8% tra i più anziani). Fpd ha raccolto il 6% (5% tra gli ultrasettantenni) e Bsw il 6% contro il 4% avuto dalla fascia più anziana della popolazione. JD Vance l’aveva incontrata a Monaco, pochi giorni fa.

Elon Musk non aveva nascosto il suo appoggio. E oggi, la leader di Afd Alice Weidel ha reso noto di aver ricevuto – proprio dal mega miliardario e titolare del Dipartimento per l’efficienza del governo (Doge) – una telefonata di complimenti. «Stamattina (ieri,ndr) , quando ho acceso il telefono, ho visto di aver ricevuto chiamate e messaggi dagli Stati Uniti, tra cui quelli di Elon Musk con le sue congratulazioni. Telefonerò oggi (ieri, ndr) : a chi non ve lo dirò qui e ora», ha detto ai giornalisti. Questo, ha concluso Weidel, «dimostra come AfD mantiene aperti i contatti con tutte le forze politiche, compresa la nuova amministrazione americana». E questa più che una notizia, è una minaccia

25 Febbraio 2025

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