Membro segreteria nazionale Pd

“Meloni è il cavallo di Troia di Trump per far saltare l’Europa, chi la sottovaluta fa un errore clamoroso”, parla Majorino

«Logiche imperiali, la devastante azione di Trump e prima ancora l’aggressione russa all’Ucraina, stravolgimenti e crisi energetiche: di fronte a tutto ciò abbiamo bisogno di processi politici»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

2 Aprile 2025 alle 09:00

Condividi l'articolo

Photo credits: Canio Romaniello/Imagoeconomica
Photo credits: Canio Romaniello/Imagoeconomica

Pierfrancesco Majorino, segreteria nazionale Partito Democratico, capogruppo nel consiglio regionale della Lombardia. La pace va conquistata con la forza. È la linea Macron-Starmer-Von der Leyen. Ma è questa l’Europa per cui battersi?
Facciamo un passo indietro. Oggi siamo nel pieno di uno stravolgimento evidente del mondo che abbiamo conosciuto. Siamo di fronte al riemergere di logiche imperiali, alla devastante azione di Trump e della sua gang e ancora prima avevamo conosciuto l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e a crisi epocali che irrompono, condizionando i processi democratici, o a stravolgimenti che definiscono nuovi assetti in campo economico. Basti pensare alla questione legata alla cosiddetta crisi energetica. Questa, e non altra, è la cornice nella quale siamo. Ovviamente a ciò si deve rispondere e si può farlo in modo diversi. Innanzitutto, credo che abbiamo bisogno come il pane di rafforzare i processi politici – sottolineo: politici – che attribuiscono, si perdoni il gioco di parole, forza all’Europa. Europa che non può cullarsi in un racconto dei suoi antichi fasti ma che deve cambiare radicalmente. Dunque, certo, è proprio questione di “forza”. Ma “forza” significa, ad esempio, maggiore efficacia nell’affrontare il dramma, totalmente rimosso dal dibattito di questi giorni, rappresentato da 109 milioni di europei che vivono in una condizione di povertà. Gente che non mette insieme pranzo e cena, che vive in abitazioni senza riscaldamento. Persone, vite vere mica chiacchiere da salotto, con lavori malpagati e salari da fame. O ancora “forza” vuol dire una politica comune rispetto alla Cooperazione internazionale e alle politiche di sviluppo del sud del mondo. Insomma, parlo di questioni concretissime.

Dov’è una nuova stagione europea che le chiama in causa?
Mi pare si vedano segnali ancora molto deboli mentre è fortissima la spinta al riarmo. Su questo punto condivido molto i concetti espressi dalla nostra segretaria nazionale Elly Schlein. E soprattutto mi convince molto poco lo schema dei “volenterosi”. Serve invece un processo politico che porti alla difesa e ad una politica estera comune. Siamo sicuri che Rearm Europe vada in questa direzione? Io per nulla e più sento anche in casa nostra i suoi sostenitori più in me crescono i dubbi.

Avanti in ordine sparso. Sulle sanzioni, sui soldati da inviare come “forza di rassicurazione” sul fronte ucraino. In questo modo non si regala la pace a Trump?
Detto che, per l’appunto, l’andare in “ordine sparso” non è certo la soluzione ma rischia di costituire una parte integrante del problema credo che Trump sia tutto fuorché un portatore di Pace. Il suo è un disegno imperiale che ha nell’Europa un avversario esplicito. L’Europa dovrebbe rispondere con il massimo della coesione e non sottovalutando la centralità della questione sociale. In queste settimane, grazie anche all’impegno dei nostri parlamentari europei, è emerso un impegno nuovo, sia della Commissione che del Parlamento europeo, sul tema della Casa. Mi sembra una novità importante, non è “parlare d’altro”. Speriamo che segnali di questo genere, di cui discuteremo il 7 aprile nell’ambito di una conferenza nazionale del PD sulla Casa, incidano realmente sull’agenda europea e riguardino più terreni. Perché per difendere l’Europa dobbiamo cambiarla. Non un semplice slogan: è l’urgenza di una politica diversa.

A proposito di ordine sparso. Nell’intervista al Financial Times, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fa un peana a J.D.Vance, il vicepresidente Usa che non passa giorno che non insulti l’Europa. “Vance ha ragione – dice Meloni- l’Europa si è smarrita…”.
Giorgia Meloni è il cavallo di Troia di Trump e della destra globale per far saltare l’Europa che c’è e per evitare una svolta che la rafforzi e che metta al centro il valore della questione sociale. Chi la sottovaluta fa un errore per me clamoroso. Anche ridicolizzarne il ruolo o la qualità della relazione con Vance e soci, cercando di consolarsi con quale sia il posto nella fila dei sostenitori di Trump che le viene assicurato è davvero un errore. Ci piaccia o meno è parte di un disegno politico potente. E Vance è perfino peggio di Trump perché mostra in modo evidente che c’è un’ideologia, un pensiero di una destra globale ad alto tasso di nazionalismo. E l’Europa che hanno in mente è quella che si mostra debole, perché solo la sua debolezza tutela gli interessi di altri.

Si sanziona Putin, si evocano interventi armati sul fronte russo-ucraino, mentre l’Europa nulla fa per fermare la mattanza a Gaza voluta da Netanyahu. Due pesi, due misure?
Netanyahu ha le mani sporche di sangue e il suo governo ha operato un’azione repressiva sconvolgente. Reagendo alla follia terrorista del 7 di ottobre con una sorta di stragismo di Stato. Ha indebolito Israele sul piano dell’opinione pubblica mondiale. Ma di certo con il suo governo si è avvertita molta ambiguità. Ciò è avvenuto con lodevoli eccezioni. Joseph Borrell, ad esempio, l’Alto Rappresentante in carica fino ad alcuni mesi fa è stato molto netto e duro. Ma, anche in ragione della fragilità della politica estera europea, la sua voce non si è avvertita a sufficienza. Quindi, è vero: è stato fatto troppo poco. E pure il nostro governo ha mostrato poco coraggio, basti pensare ai passaggi che in sede ONU lo hanno visto girarsi dall’altra parte. Credo, tuttavia, che questo riguardi la dimensione del potere. Tra le persone è diffuso, per me assolutamente a ragione, un giudizio nettissimo. Il governo israeliano è l’altra faccia del terrore e in un mondo così instabile, nel quale la dottrina Trump bombarda l’idea stessa di multilateralismo e le istituzioni sovranazionali può configurarsi come una benzina continuamente gettata sul fuoco. Vedo che in Israele cresce il dissenso. Mi pare un segnale di speranza.

Su un punto l’Europa trova una convergenza: nella pratica securitaria sul fronte dei migranti. Su questo il governo italiano rivendica un primato.
Purtroppo, a livello europeo già attraverso il “Patto Immigrazione e Asilo” a cui c’eravamo opposti (e anche in quel caso il PD rappresentava un’eccezione nell’ambito del gruppo dei Socialisti e dei Democratici) si intravedeva una svolta molto negativa. Oggi servirebbero: vie d’accesso legali e sicure all’Europa, una Mare Nostrum europea perché il compito di “salvare le vite” deve riguardare innanzitutto le istituzioni, processi di identificazione di chi scompare nel viaggio e siamo in un tempo nel quale non abbiamo nemmeno strumenti di identificazione dei morti nel Mediterraneo, una riorganizzazione profonda di Frontex, la solidarietà nella ridistribuzione della responsabilità dell’accoglienza, un grande piano europeo per l’integrazione e l’inclusione sociale, l’attenzione verso i più fragili a cominciare dai minori e dalle donne e tanto altro.  Non vedo avanzare segnali incoraggianti. Cresce invece l’idea di potersela cavare attraverso l’esternalizzazione delle frontiere. Lo spostare altrove il “migrante disumanizzato”. Il “migrante-problema”. Così cresce l’idea della fortezza europea da difendere anche in barba al diritto internazionale. È una spirale inaccettabile e fanno molto bene gli eurodeputati del PD a denunciare a più riprese questa degenerazione che va assolutamente contrastata. Detto ciò, il governo Meloni ha poco di cui vantarsi. L’Albania è un disastroso caso attraverso il quale si coniugano spreco di denaro pubblico di oggi e lesione dei diritti umani di domani.

Per aver marcato una discontinuità con il passato, sul riarmo, il Mediterraneo, la Palestina, Elly Schlein è sotto attacco, della stampa mainstream e anche dentro il Pd. Siamo ad una nuova puntata della serie: come far fuori un altro segretario?
In realtà io credo che Elly Schlein nel PD sia più forte di prima. E questo proprio perché la sua leadership tiene insieme due cose: la nettezza di un posizionamento chiaro e l’ostinazione unitaria dentro e fuori dal partito. Certo l’accanimento, specie di un opinionismo salottiero non mi sfugge, dico di più: mi pare spesso molto patriarcale. Ci sono ancora quelli che la trattano come un’eterna ragazzina inadeguata. Non si rendono conto che non dimostrano quanto sia inadeguata “lei” ma, piuttosto, quanto invecchiano male “loro”. Noi andiamo avanti per la nostra strada, senza arroganze – che in passato hanno, queste sì, devastato i gruppi dirigenti della sinistra italiana – ma con determinazione. L’importante è che stiamo al merito delle cose. Torno sulla vicenda del riarmo. Davvero, la nostra linea, cioè quella che dice che l’obiettivo è quello della difesa europea e che ciò non può portare alla spesa militare impazzita da parte dei singoli stati nazionali, e che inoltre non vanno tolti fondi alla coesione sociale o al welfare che semmai andrebbero incrementati, è una posizione “inadeguata”? Per me è una linea da presidiare. Nel desiderio di Pace di molti europei non c’è l’idea di un’Europa pavida. C’è una domanda forte di politica, di dialogo, di cooperazione internazionale, di lotta alle diseguaglianze. Insomma, il posto dove deve stare una forza come il PD.

2 Aprile 2025

Condividi l'articolo