Il progetto di Bruxelles
Von der Leyen apre la corsa al riarmo europeo, accelerata sugli investimenti sulla difesa per fronteggiare Putin (e Trump)

A Bruxelles è partita la corsa al riamo. Con un piano dal nome impossibile da fraintendere, “Rearm Europe”, martedì la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen presenterà a capi di Stato e di governo europei il suo progetto per riarmare l’Europa.
Una scelta che ha avuto una accelerata fortissima dopo il cambio di marcia impresso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump alle relazioni tra Stati Uniti, Europa, Ucraina e Russia.
Nel vertice tenuto a Londra tra i principali leader europei, ospitati dal padrone di casa Keir Starmer, sul tavolo oltre all’appoggio nei confronti di Kiev, confermato dopo l’esito disastroso del faccia a faccia tenuto venerdì scorso tra Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, si è discusso della necessità per l’Europa di non dipendere militarmente dagli Stati Uniti.
Dunque via libera al riarmo, da attuare con un deciso aumento della spesa militare. L’obiettivo, pur se non scritto nero su bianco, è quello di andare ben oltre quel 3 per cento del Pil già indicato da molti analisti come il minimo necessario per consentire all’Europa di sostenere gli sforzi militari dell’Ucraina, ma anche di difendersi da sola o con un aiuto minimo da parte dell’alleato americano di fronte a future minacce.
Per farlo però servirà allargare i cordoni della borsa, che a Bruxelles causa “falchi del rigore” sono notoriamente molto stretti e che solo la straordinaria emergenza legata alla pandemia di Covid-19 ha permesso di bypassare con la creazione del Next Generation EU.
È proprio dal Recovery Fund, il programma di ripresa post-pandemico che termina nel 2026, che von der Leyen potrebbe ottenere le risorse da investire nella difesa, in particolare in quella parte di fondi non spesa: altra “fonte” è quel che resta del Piano Juncker, nato per sostenere la competitività dell’Unione Europea.
Più difficoltose e complicate da accettare per una parte dell’Unione le ipotesi di utilizzare la Bei, la Banca europea degli investimenti, per investimenti nel settore della difesa, così come un ipotetico ricorso al Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, o ai fondi russi congelati dopo lo scoppiare della guerra in Ucraina.
Quel che invece appare certo è che col piano di Ursula von der Leyen cadrà il dogma della responsabilità fiscale: per consentire ai governi più in difficoltà e in ritardo negli investimenti militari, e l’Italia è uno di questi non avendo raggiunto neanche il 2% del Pil in investimenti nel settore come da requisito della Nato, la Commissione Ue consentirà ai vari governi di scorporare quel tipo di investimento dai rigidi requisiti del Patto di stabilità.