Gli scenari a Berlino
Risultati elezioni Germania, il trionfo di Merz apre alla Große Koalition: possibile l’asse CDU-SPD in chiave anti-AfD
Esteri - di Carmine Di Niro

Salvo clamorose sorprese, dal voto di domenica in Germania per il rinnovo del Parlamento tedesco emergerà una nuova Große Koalition di “merkeliana memoria”, un asse tra i conservatori CDU-CSU (la CSU è il ramo bavarese della CDU) e i Socialdemocratici dell’SPD.
I due grandi partiti tedeschi hanno infatti i numeri per essere autosufficienti e formare un governo di coalizione ovviamente a guida Friedrich Merz, il leader dei cristiano democratici di centrodestra che ha ottenuto il 28,5 per cento dei voti. Per la SPD del cancelliere uscente Olaf Scholz si tratta invece di un tracollo storico, ma che consentirà comunque di restare al governo: il 16,4 per cento è un flop assoluto, ma grazie ai risultati degli altri partiti consentirà sulla carta ai socialdemocratici di poter esser il “junior partner” del prossimo esecutivo.
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Il boom di AfD
Una Große Koalition che avrà innanzitutto il compito di disinnescare il boom di Alternative für Deutschland, il partito post-nazista di estrema destra che ha ottenuto senza dubbio il risultato più clamoroso di questa tornata elettorale: col suo 20,8% l’AfD di Alice Weidel è stato protagonista di un “trionfo triste”, conquistando 152 seggi al Bundestag ma che non gli consentiranno in ogni caso di entrare nelle stanze del potere causa “cordone sanitario”, il “Brandmauer” degli altri partiti nei confronti dell’estrema destra.
La Große Koalition
Dunque l’esito più probabile è quello di una alleanza CDU-SPD, che hanno sulla carta i seggi necessari per formare una maggioranza anche senza i Verdi, che dopo l’esperienza nel governo Scholz si sono fermati all’11,6 per cento, in calo di tre punti rispetto alle elezioni del 2021 ma capaci in ogni caso di portare a casa 85 seggi in Parlamento.
A Merz bastano per avere una maggioranza al Bundestag i 208 seggi di CDU-CSU e i 120 della SPD. Il “merito” è anche dei risultati degli altri partiti: i Liberali dell’FDP sono stati duramente puniti dall’elettorato scendendo sotto il fatidico cinque per cento necessario per conquistare seggi al Bundestag.
Chi resta fuori dal Parlamento
Il partito centrista guidato da Christian Lindner, che di fatto ha provocato la crisi del governo Scholz, è crollato al 4,3% perdendo sette punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni del 2021 e restando così fuori dal Bundestag, con Lindner che a caldo ha annunciato l’addio alla politica. Ma non è andata meglio a Sahra Wagenknecht e al suo partito personale BSW: l’ex vicepresidente della Linke, lo storico partito della sinistra “discendente” di quel Partito Socialista Unificato di Germania che l’ex Repubblica Democratica Tedesca, si è fermata ad un passo dall’ingresso in Parlamento.
BSW ha mancato di tre decimali un obiettivo che solo pochi mesi fa sembrava scontato, sulle ali dell’entusiasmo e di un forte sostegno nell’ex Germania dell’Est post-sovietica. Un voto per Wagenknecht di fatto cannibalizzato dall’AfD, con cui BSW condivideva la linea sull’Ucraina e sugli immigrati, e in parte dalla Linke da cui è nato come “movimento scissionista”.
Il risultato della Linke
È proprio la Linke l’altra grande sorpresa di questa tornata elettorale. Fino a poche settimane fa i sondaggi davano il partito al 3 per cento, lontanissimo dal clamoroso 8,8% ottenuto domenica.
Merito di Heidi Reichinneck, la giovane leader della compagine di sinistra che ha saputo imbastire una efficace campagna elettorale che ha attratto in particolare l’elettorato più giovane, puntando su diritti civili, misure economiche espansive e i richiami ai rischi dell’affermazione dei neo-nazisti di AfD.