Lo sconvolgente report

Hamas ha sottostimato le vittime di Israele: i veri numeri della mattanza a Gaza secondo Lancet

L’analisi statistica indipendente della London School solleva il velo sul massacro. I decessi provocati dalla guerra di Israele sono 30mila in più di quelli certificati dalle stesse autorità palestinesi

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

11 Gennaio 2025 alle 10:00

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AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse
AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse

I negazionisti della mattanza di Gaza farebbero bene a leggere, se ci riescono senza pregiudizi, il rapporto di importanti studiosi indipendenti pubblicata dall’autorevole Lancet, rivista medica britannica. Il numero delle vittime degli scontri a Gaza riferito dal ministero della Salute palestinese potrebbe essere sottostimato di almeno il 40%: il bilancio reale potrebbe aver già superato quota 70.000 morti, per il 59% donne, bambini e anziani. Lo indica un’analisi statistica indipendente pubblicata sulla rivista dai ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine guidati guidati dagli epidemiologi Zeina Jamaluddine, Hanan Abukmail, Sarah Aly, Oona M R Campbell e Francesco Checchi.

Gli studiosi stimano che dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 fino al 30 giugno 2024 le vittime della guerra a Gaza sarebbero state 64.260, un numero nettamente superiore ai 37.877 morti riportati per lo stesso periodo dal ministero della Salute palestinese (che nel suo ultimo bilancio aggiornato al 9 gennaio 2025 ha riferito un totale di 46.006 morti in 15 mesi di guerra). Secondo i calcoli dei ricercatori, lo scorso ottobre il numero totale di decessi per lesioni traumatiche avrebbe già superato quota 70.000. A questi si devono poi aggiungere i decessi non correlati a traumi, ma causati dall’interruzione dell’assistenza sanitaria, dall’insicurezza alimentare, dalla carenza di acqua e servizi igienici e dalle malattie. Complessivamente, le violenze a Gaza avrebbero causato la morte di circa il 3% della popolazione: il 59% delle vittime erano donne, bambini e anziani.

I ricercatori sono giunti a queste conclusioni utilizzando il metodo statistico di cattura-ricattura, che sovrappone i dati provenienti da più fonti per arrivare a stime dei decessi quando non tutti i dati vengono registrati. Le fonti usate per lo studio includevano i registri dell’obitorio dell’ospedale del Ministero della Salute palestinese, un sondaggio online e i necrologi sui social media. La significativa sottostima dei decessi emersa sarebbe riconducibile al deterioramento dell’infrastruttura sanitaria di Gaza e alla conseguente incapacità di contare i morti nel mezzo delle violenze in corso. “L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha già condannato l’elevato numero di civili uccisi nella guerra a Gaza – afferma Jamaluddine e le nostre scoperte suggeriscono che il numero di decessi per lesioni traumatiche è sottostimato di circa il 41%. Questi risultati sottolineano l’urgente necessità di interventi per salvaguardare i civili e prevenire ulteriori perdite di vite umane”.

I ricercatori sono giunti a queste conclusioni utilizzando il metodo statistico di cattura-ricattura che sovrappone i dati provenienti da più fonti per arrivare a stime dei decessi quando non tutti i dati vengono registrati. Le fonti usate per lo studio includevano i registri dell’obitorio dell’ospedale del Ministero della Salute palestinese, un sondaggio online e i necrologi sui social media. Perché, quindi, si è arrivati a una sottostima così marcata? secondo i ricercatori questa è riconducibile al deterioramento dell’infrastruttura sanitaria di Gaza e alla conseguente incapacità di contare i morti nel mezzo delle violenze in corso. Patrick Ball, uno statistico dello Human Rights Data Analysis Group con sede negli Stati Uniti, non coinvolto nella ricerca, ha utilizzato i metodi di cattura-ricattura per stimare i tributi di morte nei conflitti in Guatemala, Kosovo, Perù e Colombia. Ball ha dichiarato all’Afp che questa tecnica ben collaudata viene utilizzata da secoli e che i ricercatori di Lancet avrebbero raggiunto “una buona stima” per Gaza.

Nonostante questo, la Camera dei deputati degli Stati Uniti ha votato un provvedimento sanzionatorio contro la Corte penale internazionale dell’Aia rea di aver spiccato un mandato di cattura contro il premier israeliano, Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per i crimini di guerra commessi a Gaza. Il provvedimento chiede la “condanna nei termini più forti” dei mandati di arresto e prevede sanzioni nei confronti della Corte per ogni sforzo volto a “indagare, arrestare, detenere o perseguire qualsiasi persone protetta” dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Né gli Stati UnitiIsraele hanno aderito al trattato di Roma che ha istituito la Cpi di cui fanno parte 125 Paesi, tra cui l’Italia. L’ultimo ad aver effettuato l’ingresso è l’Ucraina: la sua partecipazione decorre dal primo gennaio di quest’anno.

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che Israele sta ancora impedendo a più di 12 mila palestinesi malati e feriti di lasciare la Striscia di Gaza per ricevere cure mediche salvavita all’estero. Ghebreyesus ha aggiunto che almeno 5.383 pazienti sono stati evacuati con l’aiuto dell’Oms dallo scoppio della guerra, nell’ottobre 2023, lasciando più di 12 mila palestinesi in attesa a Gaza di ricevere cure mediche salvavita. Ha spiegato che il tasso di evacuazioni è crollato quando il valico di frontiera di Rafah è stato chiuso, a maggio, dopo che le truppe israeliane l’hanno occupato, notando che solo 436 pazienti hanno lasciato Gaza da allora. “A questo ritmo, ci vorrebbero 5-10 anni per evacuare tutti questi pazienti gravemente malati, tra cui migliaia di bambini”, ha detto Ghebreyesus. E ha sottolineato che “nel frattempo, le loro condizioni peggiorano e alcuni muoiono a causa della mancanza di cure e assistenza medica adeguate”.

Intanto, la detenzione senza accuse di Hussam Abu Safia, direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Gaza, è stata prorogata fino al 13 febbraio dal tribunale di Ashkelon. Lo afferma l’organizzazione per i diritti umani Al Mezan Center for Human Rights con sede a Gaza. “Si tratta della seconda estensione di questo tipo dal suo arresto”, ha osservato l’organizzazione. Ad Abu Safia è stato inoltre negato di poter vedere il suo avvocato fino al 22 gennaio. Abu Safia è stato arrestato il 27 dicembre durante un raid israeliano nella struttura medica di Beit Lahiya, nella parte settentrionale di Gaza. In seguito, è stato segnalato come detenuto a Sde Teiman, un centro di detenzione militare in cui le organizzazioni per i diritti umani hanno documentato torture sistematiche contro i palestinesi.

11 Gennaio 2025

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