Evidenze di pulizia etnica
Gaza è una trappola mortale: le prove della pulizia etnica
Chi è sopravvissuto alle bombe non ha molte possibilità di sopravvivere anche a questa politica calcolata di negligenza da parte dell’esercito israeliano
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Una “trappola mortale”. Senza vie di uscita. Questa è Gaza. A testimoniarlo sono coloro che in quella “trappola” hanno scelto di restare per provare a salvare vite umane di una popolazione ridotta allo stremo. I ripetuti attacchi militari di Israele contro i civili palestinesi negli ultimi 14 mesi, lo smantellamento del sistema sanitario e di altre infrastrutture essenziali, il soffocante assedio e la negazione sistematica dell’assistenza umanitaria, stanno distruggendo la vita a Gaza. È quanto emerge dal nuovo rapporto internazionale di Medici Senza Frontiere (Msf) intitolato “Gaza è una trappola mortale”.
«Le persone a Gaza lottano per la sopravvivenza in condizioni apocalittiche, ma nessun luogo è sicuro, nessuno è risparmiato e non c’è via d’uscita da questa enclave distrutta. La recente offensiva militare nel nord della Striscia è un chiaro esempio della guerra brutale che le forze israeliane stanno conducendo a Gaza e stiamo assistendo a chiare evidenze di pulizia etnica dal momento che i palestinesi vengono sfollati con la forza, messi in trappola e bombardati», rimarca Christopher Lockyear, segretario generale di Msf che ha visitato Gaza all’inizio di quest’anno. «Tutto quello che le nostre équipe mediche hanno visto sul campo durante questo conflitto è coerente con le descrizioni fornite da un numero crescente di esperti legali e di organizzazioni secondo cui a Gaza è in corso un genocidio. Pur non avendo l’autorità legale per stabilire l’intenzionalità, le evidenze della pulizia etnica e la devastazione in corso – tra cui uccisioni di massa, gravi lesioni fisiche e mentali, sfollamento forzato e condizioni di vita impossibili per i palestinesi sotto assedio e sotto i bombardamenti – sono innegabili».
Le forze israeliane hanno impedito l’ingresso nella Striscia di beni essenziali come cibo, acqua e forniture mediche, oltre a bloccare, negare e ritardare l’assistenza umanitaria, come documentato nel rapporto di Msf. Circa 1,9 milioni di persone – il 90% dell’intera popolazione della Striscia – sono state sfollate con la forza, e molte sono state costrette a spostarsi più volte, si legge nel rapporto. Msf è stata più volte sotto il fuoco diretto israeliano e quello incrociato tra le parti. «In molti casi – viene precisato – non è stato possibile determinare le responsabilità». Di certo, secondo il rapporto, ci sono stati 41 attacchi contro Msf; 17 evacuazioni di ospedali o cliniche; 27.500 visite mediche a feriti di guerra e 7.500 interventi chirurgici; 37 camion di aiuti al giorno (erano 500 prima della guerra); e solo l’1,6% dei pazienti che hanno bisogno di essere evacuati hanno lasciato Gaza.
Meno della metà dei 36 ospedali di Gaza sono funzionanti, anche se solo parzialmente, e il sistema sanitario è al collasso. «Da ottobre 2023 a ottobre 2024, solamente lo staff di Msf ha subito 41 attacchi e incidenti violenti, tra cui attacchi aerei, bombardamenti e incursioni violente nelle strutture sanitarie, fuoco diretto sui rifugi e sui convogli dell’organizzazione, detenzione arbitraria di colleghi da parte delle forze israeliane». Perciò «Msf chiede a tutte le parti – ancora una volta, con urgenza – un cessate-il-fuoco immediato per salvare vite umane e agevolare il flusso degli aiuti umanitari». Dalla chiusura del valico di Rafah, sul confine con l’Egitto, a maggio 2024 fino a settembre 2024, «le autorità israeliane hanno autorizzato l’evacuazione di soli 229 pazienti, pari all’1,6% di coloro che ne avevano bisogno in quel momento: una goccia in un mare di bisogni».
Il rapporto di Human Rights Watch
Le autorità israeliane “hanno intenzionalmente privato i civili palestinesi di Gaza di un adeguato accesso all’acqua dall’ottobre 2023, con grande probabilità causando migliaia di morti e commettendo così il crimine contro l’umanità di sterminio e atti di genocidio”. A denunciarlo è Human Rights Watch in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi. Nel rapporto di 179 pagine, Hrw afferma di avere scoperto che le autorità israeliane hanno intenzionalmente privato i palestinesi di Gaza dell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici necessari per la sopravvivenza umana di base. “Le autorità e le forze israeliane hanno interrotto e in seguito limitato l’acqua corrente a Gaza; hanno reso inutile la maggior parte delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza tagliando l’elettricità e limitando il carburante; hanno deliberatamente distrutto e danneggiato le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e i materiali per la riparazione dell’acqua; e hanno bloccato l’ingresso di forniture idriche essenziali”. “L’acqua è essenziale per la vita umana, eppure per oltre un anno il governo israeliano ha deliberatamente negato ai palestinesi di Gaza il minimo indispensabile di cui hanno bisogno per sopravvivere”, ha affermato Tirana Hassan, Direttrice esecutiva di Human Rights Watch. “Non si tratta solo di negligenza; è una politica calcolata di privazione che ha portato alla morte di migliaia di persone per disidratazione e malattie, che non è altro che un crimine contro l’umanità di sterminio e un atto di genocidio”.