L'orrore di Gaza

Ancora stragi a Gaza, 1,9 milioni di sfollati e bambini che muoiono per malnutrizione

Continuano gli attacchi israeliani nella Striscia: 1,9 milioni di persone sono sfollate e i morti sono oltre 34mila. Non arrivano gli aiuti e i bambini muoiono per malnutrizione

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

22 Novembre 2024 alle 13:00

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AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse
AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press/LaPresse

Scavano tra le macerie a mani nude. Ciò che trovano è da film dell’orrore. Ma non è un film. È la realtà di Gaza. Biberon e orsetti di peluche insanguinati. Corpi smembrati. È l’orrore di Gaza. È il genocidio di Gaza. Nuove bombe, nuove decine di morti.

Sono almeno 66 le persone uccise, la maggior parte donne e bambini, e sono più di 100 quelle ferite in un attacco aereo israeliano avvenuto all’alba nel nord di Gaza. Quello che riferisce Al Jazeera, nell’ennesimo raid delle forze aeree dell’Idf, è un massacro in piena regola. Anche l’agenzia di stampa palestinese Wafa conferma i numeri. L’attacco ha distrutto un intero isolato residenziale, vicino all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia in quello che la Wafa ha descritto come un “orribile massacro”. Molte persone sono ancora disperse, secondo la Protezione civile di Gaza.

Secondo il dottor Hussam Abu Safia, direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia, la maggior parte delle vittime dormiva al momento dell’attacco. «È arrivato un numero molto elevato di vittime e ci sono ancora molti corpi da recuperare. Si tratta soprattutto di bambini e donne», ha detto il medico ad Al Jazeera. «La situazione è onestamente molto grave. Non riusciamo a far fronte all’enorme numero di feriti e vittime che sono arrivati all’ospedale Kamal Adwan». Il pediatra ha affermato che il raid ha colpito un intero isolato residenziale vicino a Kamal Adwan, distruggendo almeno 5 abitazioni, e che il personale dell’ospedale era sul posto per recuperare i corpi e salvare le persone rimaste intrappolate sotto i detriti. «Stiamo già operando a corto di risorse, la maggior parte del nostro personale è ora impegnata a soccorrere i feriti sul posto a causa della mancanza di ambulanze», ha aggiunto.

Il Beit Lahia Housing Project era pieno di sfollati che erano fuggiti da altre aree sotto bombardamento, ma l’esercito di occupazione ha preso di mira senza pietà il quartiere. Gli edifici residenziali sono stati completamente distrutti, come se non fossero mai esistiti, e trasformati in cumuli di macerie. Il processo di recupero dei corpi ha richiesto ore a causa della mancanza di attrezzature necessarie e delle condizioni terribili. Le squadre di soccorso hanno portato a termine la loro missione usando le torce dei telefoni per scavare tra i detriti. Gli sforzi di salvataggio sono durati per lunghe ore in condizioni inimmaginabili. Non c’erano attrezzature pesanti, solo mani nude che scavavano nell’oscurità. I corpi sono stati tirati fuori uno a uno, alcuni irriconoscibili, altri senza arti. Un volontario ha descritto la scena: «È stato come l’inferno. Non può essere un crimine normale. Anche la terra piangeva con noi». Un massacro nell’oscurità.

Un altro bombardamento su Gaza City, sempre a nord, ha ridotto in macerie un edificio di più piani nel quartiere di Sheikh Radwan. Stando all’emittente Al Jazeera, i morti accertati sono 22.
“I palestinesi che vivono nel nord del territorio sono sotto assedio e non ricevono aiuti umanitari da più di quaranta giorni”, ha affermato sul social network X Philippe Lazzarini, che dirige l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Nelle ultime cinque settimane l’offensiva terrestre israeliana nel nord di Gaza ha provocato lo sfollamento di circa 130mila persone, almeno 75mila delle quali sono ancora sotto assedio. Le Nazioni Unite affermano che le scorte di cibo, acqua e farmaci sono sempre più limitate in particolar modo a Beit Lahia, Jabalia e Beit Hanoun.  Secondo l’Onu, circa 1,9 milioni di persone – pari al 90% della popolazione di Gaza – hanno abbandonato le proprie case nell’ultimo anno. Inoltre, il 79% del territorio è soggetto a continui ordini di evacuazione emessi da Israele.

Almeno 3.100 bambini sotto i cinque anni sono stati uccisi a Gaza dallo scorso ottobre, mentre altri coetanei sono a rischio di grave malnutrizione a causa di un conflitto che sta distruggendo la vita dei bambini palestinesi sin dalla nascita”. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Il ministero della Salute di Gaza ha recentemente pubblicato un elenco di persone la cui morte, avvenuta tra lo scorso ottobre e il 31 agosto, è stata verificata. Tra i circa 34mila nomi presenti nell’elenco, 11.300 sono bambini di cui il 30% aveva meno di 5 anni. Di questi circa 710 erano bambini di età inferiore ai 12 mesi, il 20% dei quali nati e uccisi durante la guerra.

Altri 2.800 bambini uccisi devono ancora essere identificati. I Territori palestinesi occupati sono attualmente il luogo più letale al mondo per i bambini, che a Gaza devono affrontare una costante esposizione alla violenza e non hanno accesso a un’assistenza sanitaria adeguata. Secondo le organizzazioni umanitarie, nella Striscia, dove si registrano alti tassi di malnutrizione infantile, non riesce ad arrivare ben l’83% degli aiuti alimentari che sarebbero necessari.

«Quanto accaduto nell’ultimo anno ha distrutto le fondamenta stesse della vita a Gaza e minaccerà il futuro dei minori palestinesi per le generazioni a venire. È straziante vedere bambini così piccoli privati di ogni speranza. Infortuni che cambiano la vita, fame, crisi sanitaria ed educativa… L’impatto cumulativo di tali danni, a tutti i livelli, non mette a rischio solo la vita dei bambini ogni giorno, ma anche il loro futuro. Stiamo facendo tutto il possibile per rispondere ai bisogni dei più piccoli, continueremo a chiedere il rispetto dei diritti dei bambini e del diritto internazionale, per tutto il tempo necessario, e che vengano accertate le responsabilità quando ciò non avviene. Occorre un cessate il fuoco immediato e definitivo. Ogni giorno senza cessate il fuoco diventa sempre più difficile aiutare i bambini a rimettere insieme i frammenti delle loro vite. Per migliaia di loro è già troppo tardi», afferma Jeremy Stoner, Direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa dell’Est. E in Italia c’è ancora chi cavilla sul “genocidio”. Lo dicessero ai bimbi smembrati a Beit Lahia.

22 Novembre 2024

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