Il raid durante la distribuzione degli aiuti
La barbarie di Netanyahu: raid mentre i palestinesi sono in fila per il pane, è strage
“Ridurre alla fame un’intera popolazione è barbarie”. Nel giorno in cui il capo dello Stato tuona contro Netanyahu, Israele miete nuove vittime. I sopravvissuti: “Ci hanno sparato addosso”
Politica - di Umberto De Giovannangeli

Ripugnante (Liliana Segre). Disumana (Sergio Mattarella). La fame come strumento di guerra indigna e schiera. “Ridurre alla fame un’intera popolazione è disumano. I palestinesi hanno diritto al loro focolare”. Parole chiarissime quelle del Capo dello Stato nel suo undicesimo discorso per il 2 giugno.
Testimonianze dall’inferno. I team di Medici Senza Frontiere (Msf) all’ospedale Nasser di Khan Yunis hanno soccorso domenica decine di persone rimaste ferite mentre aspettavano di ricevere cibo nei centri di distribuzione degli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation a Rafah (organizzazione sotto il controllo di Israele Stati Uniti, fortemente criticata dall’Onu) e vicino al corridoio di Netzarim. I pazienti hanno raccontato ai team di Msf di essere stati colpiti da più fronti: da droni, elicotteri, barche, e via terra da carri armati e soldati israeliani. L’Idf e la Ghf hanno negato qualsiasi coinvolgimento e parlato di «distribuzione senza incidenti» e dato la colpa degli attacchi a un gruppo di uomini mascherati non identificati. Le versioni non sono direttamente verificabili, ha scritto la Bbc, perché Israele non consente l’ingresso a Gaza ai giornalisti internazionali. Restano quindi le vittime e le testimonianze e i report di Croce Rossa, Msf e altre organizzazioni presenti nella Striscia.
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«Gli eventi di ieri dimostrano ancora una volta che questo nuovo sistema di distribuzione degli aiuti è disumano, pericoloso e gravemente inefficace. Ha causato morti e feriti tra i civili che si sarebbero potuti evitare. Gli aiuti umanitari devono essere forniti da organizzazioni umanitarie che hanno la competenza e la determinazione per farlo in modo sicuro ed efficace», afferma Claire Manera, coordinatrice delle emergenze di Msf. Le équipe di Msf all’ospedale Nasser hanno curato pazienti con ferite gravi. Alcuni pazienti in condizioni critiche sono ancora in sala operatoria. Inoltre, con le banche del sangue quasi vuote, è stato necessario ricorrere alle donazioni del personale medico. «I corridoi dell’ospedale Nasser erano pieni di pazienti, ma a differenza di quanto ho visto in precedenza, dove la maggior parte dei pazienti erano donne e bambini, oggi erano soprattutto uomini. Giacevano nei loro letti nei corridoi perché le stanze erano già piene di feriti. Avevano ferite da arma da fuoco visibili agli arti e i loro vestiti erano intrisi di sangue» racconta Nour Alsaqa, responsabile della comunicazione di Msf a Gaza. «Sembravano distrutti e sconvolti dopo aver cercato di trovare cibo per i propri figli, tornando invece feriti e a mani vuote. All’esterno c’erano urla, sirene, un flusso costante di nuovi arrivi al pronto soccorso. In mezzo al caos, abbiamo ricevuto la conferma che il fratello di un collega era stato ucciso mentre cercava di prendere gli aiuti dal centro di distribuzione».
«La gente si contendeva 5 pallet. Ci hanno detto di prendere il cibo, poi hanno sparato da tutte le direzioni. Ho corso per 200 metri prima di rendermi conto di essere stato colpito. Questo non è aiuto. È una menzogna. Dobbiamo andare a cercare cibo per i nostri figli e morire?» ha detto Mansour Sami Abdi, padre di 4 figli. «Mi hanno sparato alle 3.10 del mattino. Eravamo intrappolati e ho continuato a sanguinare fino alle 5.00. C’erano molti altri uomini con me. Uno di loro ha cercato di tirarmi fuori. È stato colpito alla testa ed è morto su di me. Eravamo andati lì solo per procurarci del cibo, per sopravvivere, come tutti gli altri» ha raccontato Mohammad Daghmeh, 24 anni, sfollato ad Al-Qarara, Khan Yunis. «Sono sconvolto dalle notizie di palestinesi uccisi e feriti ieri (domenica, ndr) mentre cercavano aiuto a Gaza. È inaccettabile che rischino la vita per procurarsi del cibo. Chiedo un’indagine immediata e indipendente su questi eventi e che i responsabili siano chiamati a risponderne». Così il segretario generale Onu Antonio Guterres. «Israele ha chiari obblighi, ai sensi del diritto internazionale umanitario, di accettare e facilitare gli aiuti – prosegue – L’ingresso senza ostacoli di aiuti su larga scala per soddisfare le enormi necessità a Gaza deve essere ripristinato immediatamente. L’Onu deve poter operare in sicurezza».
Una sicurezza che non rientra nei piani d’Israele. L’Idf ha annunciato l’espansione dell’offensiva terrestre a Gaza. Lo riportano i media israeliani. Domenica il capo di stato maggiore, il tenente generale Eyal Zamir, aveva ordinato all’esercito di operare in nuove aree della Striscia. I media palestinesi riferiscono che le truppe di terra dell’Idf stanno avanzando nell’area di Khan Yunis, nel sud di Gaza. La Difesa Civile di Gaza ha annunciato la morte di 14 persone oggi in un bombardamento israeliano di un’abitazione a Jabaliya, nel nord della Striscia. “Il numero delle vittime è salito a 14, tra cui sei bambini e tre donne, oltre alle 20 persone ancora sotto le macerie”, ha dichiarato il portavoce della Difesa Civile controllata da Hamas, Mahmoud Bassal. Dall’inizio del conflitto a Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, le vittime palestinesi stimate sono tra le 54.000 e le 63.000 (considerando i dispersi), oltre la metà delle quali bambini e minorenni. La mattanza continua.