L'ira di Israele

Israele contro Macron, scontro furioso su Gaza: e Tel Aviv rilancia sullo “Stato ebraico in Cisgiordania”

“L’unica area demarcata dove il 100% della popolazione è a rischio fame”. Msf contro il sistema di distribuzione degli aiuti: “strumento per sfollare le persone”.

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

31 Maggio 2025 alle 14:00

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Ronen Zvulun/Pool Photo via AP
Ronen Zvulun/Pool Photo via AP

Un campo di sterminio. L’inferno in terra. E ora anche il posto più affamato del mondo. Un portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha dichiarato venerdì che «Gaza è il posto più affamato del mondo», dove «il 100% della popolazione è a rischio di fame». «È l’unica area demarcata, un Paese o un territorio definito all’interno di un Paese, dove l’intera popolazione è a rischio di fame. Il 100% della popolazione è a rischio di fame», ha dichiarato Jens Laerke durante la consueta conferenza stampa delle Nazioni Unite a Ginevra.

Hala Hammad è una donna palestinese che vive a Gaza, madre di 8 figli. In un video diffuso su Instagram e ripreso dal giornalista palestinese @samer.alboji, Hala ha raccontato il disumano sistema di distribuzione degli aiuti gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (Gfh) «Ci trattano come cani», ha detto Hala. La donna ha passato la notte tra i posti di blocco, cercando di trovare una sola scatola di aiuti per sfamare i suoi figli, tra cui un neonato di un mese che non può allattare perché lei stessa è affamata. È stata mandata da un posto all’altro, solo per essere rinchiusa in recinti di filo spinato, derisa, filmata e colpita da proiettili. «Non siamo Hamas né Fatah. Siamo il popolo», ha gridato. «Ci stanno uccidendo per aver cercato una pagnotta e del latte in polvere». Almeno venti persone sono rimaste ferite dal fuoco delle Forze di difesa israeliane mentre cercavano di raggiungere il sito di distribuzione degli aiuti umanitari gestito dalla Gfh a sud del Corridoio di Netzarim, nel centro della Striscia. A riferirlo è al-Jazeera citando fonti mediche.

 «L’inizio della distribuzione di cibo, coordinata dalla neonata organizzazione Gaza Humanitarian Foundation, è stato disastroso e ha confermato che il piano degli Stati Uniti e di Israele per strumentalizzare gli aiuti umanitari è inefficace». È quanto afferma Christopher Lockyear, segretario generale di Medici Senza Frontiere (Msf), secondo una dichiarazione diffusa dall’organizzazione. «Il 27 maggio, nella prima distribuzione a Rafah, decine di persone sono rimaste ferite e colpite da colpi d’arma da fuoco mentre venivano distribuite quantità del tutto insufficienti di beni di prima necessità in mezzo al caos – denuncia – I palestinesi, privati di cibo, acqua e assistenza medica per circa tre mesi, sono stati rinchiusi dietro recinti mentre aspettavano di ricevere gli aiuti di prima necessità: un duro promemoria del trattamento disumano imposto dalle autorità israeliane da oltre 19 mesi».

«Con questo approccio pericoloso e sconsiderato – continua Lockyear – il cibo non viene distribuito dove ce n’è più bisogno, ma viene invece indirizzato solo nelle zone in cui le forze israeliane decidono di ammassare i civili. Ciò significa che i più vulnerabili, in particolare gli anziani e le persone con disabilità, non hanno di fatto alcuna possibilità di accedere al cibo di cui hanno disperatamente bisogno. La tesi, secondo cui questo meccanismo immorale e fallimentare serve ad impedire la diversione degli aiuti, è falsa. Dall’inizio della guerra, Msf ha curato direttamente i pazienti quando è stato possibile far entrare i rifornimenti a Gaza. Questa iniziativa sembra essere un espediente cinico per fingere il rispetto del diritto internazionale umanitario. In pratica, utilizza gli aiuti come strumento per sfollare con la forza le persone, nell’ambito di quella che sembra essere una strategia più ampia di pulizia etnica della Striscia di Gaza e per giustificare il proseguimento di una guerra senza limiti».

Dall’inizio del conflitto a Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, le vittime palestinesi stimate sono tra le 54.000 e le 63.000 (considerando i dispersi), oltre la metà delle quali bambini e minorenni; 1.139 i morti israeliani. «È tempo di entrare con tutta la forza, senza esitazioni, per distruggere e uccidere Hamas fino all’ultimo uomo». Lo scrive il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, sul suo canale Telegram, commentando il fallimento dell’ultima proposta di tregua sostenuta dagli Stati Uniti. Secondo Ben Gvir, esponente dell’ultradestra nel governo israeliano, «non ci sono più scuse» dopo il rifiuto del piano da parte di Hamas. «La confusione, l’incertezza e la debolezza devono finire. Abbiamo già perso troppe occasioni», ha aggiunto.

Sul piano internazionale, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che il riconoscimento di uno Stato palestinese non è “semplicemente un dovere morale, e un’esigenza politica”, elencando però diverse condizioni per compiere questo passo. Se l’Occidente «abbandonerà Gaza» e «lascerà che Israele faccia ciò che vuole», rischia di «perdere ogni credibilità con il resto del mondo», ha affermato Macron in occasione di un discorso al forum di difesa Shangri-La Dialogue di Singapore. «Ecco perché rifiutiamo i doppi standard», ha insistito il presidente francese, assicurando che ciò vale anche per il conflitto in Ucraina. Immediata la risposta di Tel Aviv. Il ministero degli Esteri israeliano ha accusato il presidente francese di essere impegnato in una «crociata contro lo Stato ebraico», dopo che ha invitato la comunità internazionale a inasprire la sua posizione nei confronti di Israele se la situazione umanitaria a Gaza non migliorerà e della necessità di riconoscere uno Stato palestinese. «Invece di fare pressione sui terroristi jihadisti, Macron vuole ricompensarli dando loro uno Stato palestinese. Non c’è dubbio che la sua festa nazionale sarà il 7 ottobre», ha aggiunto.

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha visitato Sa-Nur, uno dei 22 insediamenti in Cisgiordania approvati dal Gabinetto di Sicurezza. «Questo è un momento storico per l’insediamento, una risposta schiacciante alle organizzazioni terroristiche e un messaggio chiaro a Macron e ai suoi amici: si può riconoscere uno Stato palestinese sulla carta, e quella carta finirà nel cestino della storia», ha dichiarato Katz, annunciando dalla Cisgiordania occupata l’intenzione di «costruire lo Stato ebraico israeliano» su quel territorio palestinese. Ecco chi governa Israele.

31 Maggio 2025

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