Il responsabile immigrazione Pd
Parla Pierfrancesco Majorino: “Il caso Almasri ha dimostrato la disumanità di questo governo”
«È la strada maestra della disumanizzazione, dimostra il cinismo criminale del governo e la sua ambiguità permanente. Il modello tunisino? La Tunisia è l’inferno dei diritti umani e dev’essere al centro della nostra iniziativa»
Interviste - di Umberto De Giovannangeli

Pierfrancesco Majorino, Segreteria nazionale del Partito Democratico, capogruppo Dem al Consiglio regionale della Lombardia. Ong messe al bando. Le carceri riempite di oppositori. Una settimana fa, circa 2.500 migranti sub-sahariani sono stati cacciati da accampamenti di fortuna, dati alle fiamme e rasi al suolo con le ruspe, nella regione di Sfax. È la Tunisia dell’autocrate Saïed, colui che 6 maggio dell’anno scorso, dopo una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, accusò i volontari dell’accoglienza di essere “traditori e agenti dello straniero”. Per l’Italia, non solo per chi sta al governo, il “modello tunisino” va sostenuto.
Penso sinceramente tutto il peggio possibile di quanto sta accadendo in Tunisia, sotto molti punti di vista ma in particolare in relazione al tema enorme del rispetto dei diritti umani. La verità è che ci sono due Tunisie. Una è quella della facciata rassicurante che prova la carta dell’autorappresentazione diplomatica in chiave positiva, che tenta di consolidare il proprio ruolo nel Mediterraneo. L’altra è quella che agisce nell’ombra, ed è un’ombra che si fa realtà. Una realtà ben precisa: scelte autoritarie, gente che muore nei deserti, sistematiche violazioni del rispetto della persona umana. Parliamoci chiaro: giorno dopo giorno la Tunisia rischia di rivelarsi un inferno dei diritti umani. Ciò deve essere sempre di più l’oggetto di una nostra iniziativa politica e istituzionale. Aggiungo che per me dietro la limitazione delle partenze c’è spesso l’uso terrificante della forza. Un uso che non può essere accettato. Capisco che il mio ragionamento sul piano del consenso non paghi ed è il motivo per cui la destra realizza interventi ben diversi, ma la realtà è che non possiamo far finta di nulla. La vita viene prima dei voti, peccato che Giorgia Meloni non intenda pensarlo.
Dalla Tunisia alla Libia, altro inferno in terra per i migranti. La vicenda Almasri sembra caduta nel dimenticatoio…Memoria corta o coda di paglia?
La vicenda Almasri è totalmente rimossa dal governo e dalla destra perché racconta due cose insieme. Il loro tasso di criminale cinismo, quello che ha permesso ad un torturatore di gironzolare per il nostro Paese tra partite allo stadio e voli di Stato, e la loro ambiguità permanente. Il governo su Almasri ha fatto un gesto osceno e si è contraddetto in modo ridicolo. Dalle parti di Palazzo Chigi sul punto son convinto che se lo siano proprio detti: è bene che di tutto questo si parli il meno possibile. Invece dobbiamo parlarne come continuate a fare voi e pochi altri. Perché Almasri non è un incidente di percorso. Egli è proprio il percorso. La strada maestra della disumanizzazione. Un criminale assoldato per cancellare vite, un pasticcio istituzionale, una serie di affermazioni di ministri, Piantedosi e Nordio in primis, in evidente contraddizione.
Dalla morte di Papa Francesco si sono susseguiti peana da coccodrilli. Il suo primo viaggio da pontefice fu a Lampedusa, alcuni dei suoi discorsi più potenti ed emozionanti li tenne a Lesbo. Una lezione di accoglienza e inclusione che sembra già archiviata.
Di più: è stato impressionante assistere, penso a Telemeloni innanzitutto, alla riscrittura con il corpo ancora caldo, della figura di Papa Francesco. A furia di edulcorarne la portata e la potenza del messaggio, tra un po’ ci spiegheranno che non si è mai pronunciato sul tema dei migranti. Ma la realtà non si cancella a piacimento. Resta. Le idee e le parole di Papa Francesco continueranno a vivere e credo che questo sarà un compito di tutti, credenti e non credenti. Sono totalmente d’accordo con chi – penso innanzitutto a don Mattia di Mediterranea – in tutte queste giornate ha sottolineato proprio il carattere irriducibile del messaggio specifico riguardante l’immigrazione derivante dal pontificato di Francesco. Che ha detto molto semplicemente: i migranti vanno salvati, accolti, integrati.
Per riportare al centro dell’agire politico la questione migranti c’è bisogno dell’ennesima strage in mare?
Verrebbe da dire di no, visto che di morti ve ne sono stati molte, di stragi anche. E che dopo la strage di Cutro è venuto fuori il decreto intitolato a Cutro, cioè un decreto micidiale, al culmine di un’operazione comunicativa volgare. Ma non voglio sfuggire alla domanda. È evidente che si deve riarticolare una mobilitazione sul tema enorme dell’immigrazione. E pure su quello della necessità di garantire il diritto all’identificazione di chi non c’è più. Nel più grande cimitero d’Europa, infatti, non solo si perde la vita ma non si viene nemmeno identificati. Le istituzioni possono buttare agevolmente la chiave. E dico “le istituzioni” perché purtroppo pure le istituzioni europee sin qui hanno totalmente rimosso la questione. Del resto, non si vuole parlare dei morti perché non ci si vuole occupare diversamente dei vivi. Meglio non vederli quei cadaveri, perché altrimenti ci si deve domandare di più come “evitarli”. Se pensi che non ci siano i morti nel Mediterraneo o nel deserto, il tema di come realizzare una Mare nostrum europea non te lo poni neppure. E continui a evitare la grande domanda necessaria oggi: come posso garantire accessi legali e sicuri al continente europeo per implementare arrivi nella legalità e anzi per inserire le persone non solo nei percorsi di accoglienza, ma forse ancora prima in quelli di inclusione, formazione, inserimento di mano d’opera qualificata nel mercato del lavoro? Questa è la grande necessità. Vengo da una regione, la Lombardia, strapiena di imprenditori che non trovano lavoratori. E arrivano persone che non sono inserite nel mercato del lavoro. Questi puntini vanno fatti incontrare. Non è facile ma proprio per questo serve una forte politica pubblica, coraggiosa. Una sorta di grande Piano Marshall dell’inclusione sociale. Tutte cose che questo governo non farà mai perché si preferisce speculare sulla cultura dell’emergenza permanente. Del resto, l’immigrazione mal gestita alimenta l’insicurezza, favorisce l’illegalità e permette di rivolgersi a porzioni di elettorato dicendo loro “Avete visto? Ora ci pensiamo noi a mandarli via”. Un tappetto di parole che nascondono il vuoto delle politiche e fanno crescere la cultura del rancore.
A contrastare patti scellerati e contrari alle norme del diritto internazionale come quello tra Italia e Libia, sono i giudici. E la politica?
Il PD in maniera netta sta facendo denunce e proposte alternative. È vero al Parlamento europeo, in quello italiano, e in termini più generali. In questi mesi abbiamo presentato una proposta di legge per superare la Bossi Fini, a prima firma Delrio. Siamo entrati nei CPR, abbiamo sostenuto denunce pubbliche e proposte del terzo settore. Ovviamente tutto questo non basta, insisteremo e credo si debba lavorare sempre di più nell’ambito di tutte le forze d’opposizione per costruire una piattaforma comune. Mi faccia aggiungere che la politica è anche quella che a livello locale in tantissimi comuni grandi e piccoli, nonostante il progressivo smantellamento operato dalla destra del sistema dell’accoglienza, si fanno carico ad esempio della grande questione dei minori non accompagnati. Tema rispetto a cui esiste in Italia una legge importante, la Legge Zampa, scarsamente applicata. O la politica è il referendum sulla cittadinanza: una sfida difficilissima ma decisiva. Sto facendo diverse iniziative su questo terreno e incontro ragazze e ragazzi con famiglie dal background migratorio. Si tratta di una nuova ondata di partecipazione molto bella, che dà speranza.
A proposito di speranza. Così come la pietà, è morta a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’operazione finale a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di conquistare la Striscia e occuparla definitivamente.
Netanyahu? Il suo è un governo criminale che porta avanti l’evidente tentativo di cancellazione di un popolo e delle sue ragioni. Il terrorismo di Hamas non doveva essere contrastato con lo stragismo di civili, un’azione disumana che distrugge vite e non consolida un sentimento contro la follia terrorista. Ma mi domando: dove è il governo italiano, e purtroppo sono costretto ad aggiungere: e l’Europa? Chiacchiera di piani di riarmo dei singoli stati nazionali, un progetto sbagliato, e non riesce a intervenire direttamente. Bisogna infatti essere lì, con una forza di interposizione. Far di tutto per sbloccare gli aiuti e ostacolare il piano osceno del governo israeliano. Avviare il riconoscimento dello Stato di Palestina, offrire una prospettiva diversa ad un popolo.