Il dibattito
Caso Almasri, la Camera respinge la sfiducia a Nordio: il ministro parla di accuse “da Inquisizione” e attacca la Cpi

Come ampiamente previsto e prevedibile, la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio non passa alla Camera.
Il documento presentato dalle opposizioni compatta la maggioranza, divisa su altri temi come i rapporti con l’Europa e il riarmo, ma che si stringe attorno al suo Guardasigilli nel mirino per la gestione del caso Almasri: alla fine sono 119 i sì e 215 i no, con le opposizioni compatte e con la sola Azione di Carlo Calenda che si sfila lasciando l’Aula al momento del voto.
Nordio che alla Camera si è difeso attaccando le opposizioni, negando qualsiasi comportamento errato sulla gestione del caso Almasri e anzi puntando il dito contro la Corte Penale Internazionale, che aveva chiesto l’arresto del tagliagole libico rispedito dal governo a Tripoli a bordo di un volo dei servizi segreti, ma anche contro la Corte d’Appello di Roma.
Il meglio però il Guardasigilli lo riserva per l’opposizione, per aver scelto “non la dialettica urbana, civile, pacata”, ma “toni sempre esasperati e talvolta offensivi”, arrivando a scomodare “i libelli dell’Inquisizione” contro di lui.
Caso Almasri, Nordio: Accusato di tutto, ricorda l’Inquisizione. Mancano solo simonia e bestemmia pic.twitter.com/fHKmNbzhRq
— Agenzia VISTA (@AgenziaVISTA) March 26, 2025
Lo scontro in particolare è col deputato di Italia Viva Roberto Giachetti, da anni il più esposto sui temi della giustizia e delle carceri. “Giachetti è rimasto deluso della denuncia da lui avanzata contro di me come concorrente del reato per i suicidi in carcere, che non ha avuto seguito – ha detto il ministro della Giustizia alla Camera -. Quando scatta la responsabilità del ministro per i suicidi, per quale numero? Se anche solo uno dei suicidi fosse stato imputabile al ministro della Giustizia, avremmo avuto tutta una serie di processi. La spada della giustizia è una spada senza impugnatura, che ferisce anche chi la brandeggia in modo improprio e come in questo caso ferisce anche chi la usa, soprattutto sempre se si cerca di giurisdizionalizzare qualsiasi scontro politico”, le parole del ministro in Aula.
Nordio parla mentre gli scranni della maggioranza sono semivuoti e il Guardasigilli resta solo per i primi dieci minuti anche tra i banchi del governo, fino all’arrivo del ministro Ciriani e di quattro sottosegretari.
Quanto alla vicenda Almasri, per Nordio il punto centrale è che per il ministro la Corte avrebbe inviato un atto sbagliato non su un dettaglio ma sul tempus commissi delicti, il tempo in cui è stato commesso il reato: “Tanto è vero che poi hanno cambiato completamente il testo e non avevano allegato la dissenting opinion che puntava solo su questo”. Per il Guardasigilli l’intero dibattito e la sfiducia è in realtà un tentativo politico di affossare la sua riforma: “Credo che tutti questi attacchi vengano in realtà per contrastare la riforma che stiamo portando avanti, quella della separazione delle carriere. La riforma andrà avanti, noi non vacilleremo e non esiteremo, più saranno sciatti gli attacchi contro di noi, più saremo determinati. Se voi farete del vostro peggio noi faremo del nostro meglio”.
Parole che non bastano all’opposizione. Per la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein Nordio poteva, “ma non ha scelto, di far rimanere in carcere” un torturatore, poteva “trasmettere gli atti. Mi chiedo chi le ha chiesto di stare fermo?” e di rimandare Almasri in Libia “è stata Meloni? Deve dirci la verità”, è stato fatto perché altrimenti “sarebbe emerso tutto il fallimento dei vostri inumani centri in Albania”.
“Lei – ha concluso Schlein nel suo intervento in Aula – non può continuare a ricoprire il ruolo di ministro perché poteva e doveva evitarlo e ha scelto di non farlo ha scelto la ragione di partito“.