La denuncia della Ong
“600 rifugiati deportati dai militari tunisini e abbandonati al confine con l’Algeria”, la denuncia di Mediterranea
La denuncia della ong Mediterranea Saving Humans: “Abbandonati al confine con l’Algeria”. Gli accordi tra Unione Europea e Tunisia sotto accusa
Cronaca - di Redazione Web

Circa 600 rifugiati sono stati deportati dai militari tunisini al confine occidentale con l’Algeria e lì abbandonati. A lanciare l’allarme, indicando anche la posizione gps dei migranti, la ong Mediterranea Saving Humans, che chiede “un intervento di soccorso degli organismi internazionali. Il Governo italiano si attivi per evitare morti”.
Luca Casarini e Don Mattia Ferrari “sono stati raggiunti da una richiesta di aiuto di uno dei deportati, che è riuscito a inviare la posizione gps del luogo dell’abbandono”, fa sapere la ong. Le persone “sono state abbandonate lungo il confine occidentale della Tunisia in aree impervie e isolate nelle zone di Haidra e Djebel Ghorra, senza alcun mezzo di sostentamento, a pochi chilometri dalla frontiera algerina. Dopo questo messaggio non si è più riusciti a comunicare di nuovo con lui”.
“Dalle nostre reti di solidarietà presenti in Tunisia, come Refugees in Tunisia – prosegue Mediterranea- arriva la conferma di un maxi-respingimento e deportazione avvenuta dal porto di Sfax, al termine di operazioni di recupero in mare, condotte tra domenica 16 e lunedì 17 marzo, per diverse persone che tentavano la traversata verso l’Italia. L’operazione, condotta da Garde Nationale tunisina e da militari del ministero degli interni di Tunisi, ha mobilitato 11 autobus, sui quali sono stati caricati i profughi e i sopravvissuti al mare dopo essere stati perquisiti e ai quali sono stati sequestrati i telefoni, acqua, generi di prima necessità”.
Mediterranea accusa gli “accordi tra l’Unione Europea e la Tunisia siglati su spinta del governo italiano: le persone migranti sono state catturate in mare mentre cercavano di raggiungere l’Italia e l’Europa, sono state riportate a terra e in seguito deportate”. “In questi mesi abbiamo ricevuto più volte telefonate da gruppi di persone che erano state deportate – raccontano Casarini e don Mattia Ferrari – e spesso di loro si sono perse le tracce. Il deserto, o le zone disabitate lungo il confine, sono diventate un enorme cimitero, come il mare. Chiediamo alle autorità e a tutti coloro che ne hanno la possibilità di intervenire per soccorrere le donne, gli uomini e i bambini vittime di questo maxi-respingimento”.