In attesa del 7 maggio

Ruini: chiacchiere e fantasia sui giornali, segnali e banalità sul Conclave

I cardinali in fuga dai giornalisti. I giornalisti che fingono di sapere. Le interviste. Il fronte conservatore che non sa bene dove andare. Poi la settimana prossima inizierà il conclave, e cambia tutto

Cronaca - di Fabrizio Mastrofini

30 Aprile 2025 alle 07:00

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Foto Lapresse
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Manca una settimana al Conclave (7 maggio) e già ne vediamo di tutti i colori. Cronisti all’assalto per strappare dichiarazioni da cardinali assediati di fronte a selve di microfoni accesi. Porporati per lo più in fuga; quelli che non ci riescono si trincerano dietro dichiarazioni insignificanti e generiche: sarà breve, sarà meno breve, siamo d’accordo, ci stiamo conoscendo e via così. Intanto qualcuno risorge per parlare a suocera affinché nuora intenda. O il contrario, ma il senso è quello. Infatti il cardinale Camillo Ruini sa che non può entrare in Cappella Sistina e allora scrive a Il Giornale, per delineare il candidato ideale.

Per lui, scopriamo, la Chiesa del futuro deve essere: “buona e caritatevole” ma anche “dottrinalmente sicura”. A seguire la prima, avrebbe permesso di celebrare il funerale religioso di Piergiorgio Welby; a seguire la seconda, lo avrebbe escluso come ha fatto per davvero. E quindi la vera domanda è: a chi parla Ruini? Ovviamente ai giornalisti, visto che il suo testo è stato pubblicato da un quotidiano, in modo che venga ripreso per incrementare il “tam tam” delle voci sui papabili in corsa. E come commenta (con me) un collega sacerdote di lunghissimo corso, “se Ruini è sceso in campo, allora vuol dire che i cosiddetti conservatori non hanno da esprimere un bel niente”. Si vedrà.

In ogni caso la geopolitica delle dichiarazioni permette di disegnare alcune macro-aree. Tutta la grande attenzione mediatica di questi giorni è soprattutto italiana; i quotidiani stranieri europei, nordamericani, perfino asiatici, dedicano al tema spazi esigui rispetto ai nostri. Certo tutto si svolge a Roma, ma insomma siamo all’indigestione da candidato. E a proposito di candidati: quelli veri stanno tutti rigorosamente in silenzio. Sanno che una parola sbagliata, improvvisata, estorta, fuori onda, li danneggerebbe per sempre. E gli esempi illustri non mancano di papi entrati in Conclave ed usciti cardinali, come ricorda il modo di dire tipico della Roma estemporanea e buontempona di sempre. Certo ci sarebbe un fronte conservatore. Ma chissà se esiste così come viene descritto.

Alcuni siti da questo lato si riprendono tra di loro e riempiono schermate per spiegare che la carità e la misericordia assunte a cifra del defunto papa e di tutta una impostazione teologica, devono cedere di fronte alla possibilità di rimettere in auge la vera dottrina. Secondo loro abbiamo vissuto nell’epoca in cui la carità giustifica atti contro i comandamenti di Dio. Come, ad esempio e guarda un po’, “la contraccezione”, e così siamo ben bene dentro un “mostruoso fraintendimento” di tutta la morale. Quando non si parla di sessualità e similia, si descrive lo scontro tra porpore che avrebbe una sola vittima: il cardinale Becciu. Si è autoescluso dal Conclave, è la notizia di ieri, accettando una volontà che verrebbe da papa Francesco medesimo, come testimoniato da altri suoi pari grado di Curia. Peccato che nella foga mediatica di questi giorni nessuno si sia preso la briga di consultare il diritto canonico, per scoprire i fondamenti giuridici dell’esclusione e per scoprire che riammettere un cardinale escluso da qualsiasi cosa è prerogativa esclusiva di un papa regnante. E qui evidentemente non ci siamo.

Dunque la confusione imperversa. I punti fermi sono: qualcuno (Ruini per gli italiani ad esempio) sta mandando segnali ma non si sa bene a chi; i veri candidati tacciono perché sanno che tutto accade in Sistina ed è meglio non far accadere niente prima; i cardinali prendono tempo perché l’unica cosa certa è che si devono conoscere. E poi c’è il vero convitato di pietra (e scriverlo sul giornale fondato da Gramsci ha un senso importante) espresso dalla cruda realtà dei conti pubblici di quel piccolo stato che si chiama Città del Vaticano. Che ha bisogno di una cura intelligente per rimettere in piedi le finanze e di allineare tutti i dicasteri ad un uso delle risorse che non sia sempre a scapito e risparmio di altre risorse, cioè quelle umane. Intanto si lavora per mettere a punto la Cappella Sistina, schermare elettronicamente tutto lo schermabile sperando funzioni, e definire modalità e tempi delle due cerimonie di mercoledì prossimo: la messa del mattino e l’ingresso in Conclave più tardi nel pomeriggio. Poi si vedrà.

30 Aprile 2025

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