Verso il successore di Bergoglio

Conclave 2025: chi guiderà la Chiesa? Ombre, scandali e la sfida della credibilità

News - di Giulia Milanese

28 Aprile 2025 alle 17:24

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Conclave 2025: chi guiderà la Chiesa? Ombre, scandali e la sfida della credibilità

Alla vigilia del Conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco, un dato appare chiaro: la credibilità morale non sarà solo una qualità auspicabile, ma la condizione imprescindibile per chi guiderà la Chiesa nel futuro prossimo. Gli ultimi anni hanno mostrato un crescente distacco tra l’istituzione ecclesiastica e l’opinione pubblica. In Italia, secondo un sondaggio SWG pubblicato da La Stampa nell’aprile 2025, solo il 51% degli italiani ritiene oggi attuale l’insegnamento della Chiesa, mentre la fiducia nell’Istituzione si attesta al 36%, segno di una crisi profonda di autorevolezza.

LA FIGURA DI PAPA FRANCESCO

In questo quadro non esaltante, una figura ha continuato a risplendere: quella di Papa Francesco. Secondo un sondaggio Demopolis, l’85% degli italiani ha dichiarato fiducia nel pontefice argentino, riconoscendogli qualità fondamentali come l’autenticità, la coerenza tra parole e gesti, il coraggio di affrontare questioni scomode e una vicinanza reale alle sofferenze delle persone.
Francesco ha parlato di diseguaglianza, povertà, migrazioni, ambiente, pace: temi sociali e universali, che toccano la dignità umana prima ancora che l’appartenenza politica o religiosa, e che una parte della sinistra politica sembra ormai aver messo in secondo piano. Anche quando ha mantenuto posizioni tradizionali, come sull’aborto o sulla visione della famiglia, la figura di Francesco ha continuato a godere di un vasto rispetto, anche tra chi, pur rimanendo distante dalla Chiesa o critico verso singole posizioni, ha riconosciuto in lui i tratti di un leader autentico. Da qui nasce una lezione inevitabile: il prossimo Papa non potrà limitarsi a rappresentare una corrente dottrinale o a garantire l’equilibrio di poteri interni. Dovrà incarnare una credibilità morale limpida e riconoscibile.

CHI SONO I PAPABILI

Eppure, tra i 135 i cardinali che entreranno nella Cappella Sistina, chiamati a scegliere chi guiderà la Chiesa di Roma, alcuni nomi portano con sé zone d’ombra che pochi osano sollevare apertamente. Tra i più quotati per succedere a Francesco, Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano e diplomatico di lungo corso. Eppure, nonostante la sua immagine di garante istituzionale, la sua gestione silenziosa di alcuni dossier sensibili, specie in materia di abusi, ha alimentato e alimenta interrogativi mai apertamente discussi. Matteo Zuppi, Presidente della CEI e volto sorridente del cattolicesimo della misericordia, si trova anch’egli sotto i riflettori: la “via italiana” scelta per affrontare il dramma della pedofilia, priva di indagini indipendenti, è stata criticata come una strategia di facciata più che di reale trasparenza. Luis Antonio Tagle, acclamato come il possibile “Papa asiatico”, ha ammesso gli errori della Chiesa, ma non ha mai risposto pienamente alle accuse di mancata trasparenza nella gestione di casi sospetti nelle Filippine. Meno esposti mediaticamente, Pierbattista Pizzaballa e Jean-Marc Aveline, rispettivamente Patriarca latino di Gerusalemme e arcivescovo di Marsiglia, sembrano anche i meno toccati da ombre recenti.

IL CASO BECCIU

A rendere il quadro ancora più grigio, pesa il caso di Giovanni Angelo Becciu. Condannato nel 2023 dal Tribunale vaticano per peculato, abuso d’ufficio e corruzione, Becciu sarebbe oggetto di due lettere firmate da Papa Francesco in persona, che vieterebbero la sua partecipazione al Conclave. Due missive che, se confermate nella loro durezza, sancirebbero un unicum nella storia recente della Chiesa, testimoniando la volontà papale di arginare la presenza di figure troppo compromesse. I documenti non sono stati finora resi pubblici, lasciando spazio a un inquietante vuoto di verità.

DA EMANUELA ORLANDI AGLI ABUSI

Non si tratta di un caso isolato. Pierre Ricard, cardinale emerito di Bordeaux, ha ammesso abusi sessuali su una minore negli anni Ottanta, evitandone le conseguenze giudiziarie solo grazie alla prescrizione. Domenico Calcagno, potente amministratore dei beni vaticani, è stato più volte al centro di accuse e indagini. Timothy Dolan, l’arcivescovo di New York, è stato più volte accusato, mentre Roger Mahony, a Los Angeles, è divenuto simbolo stesso dell’insabbiamento sistematico degli scandali sessuali. Philippe Barbarin, le cui accuse per di essere informato circa gli abusi sono caduto in prescrizione. Anche tra coloro che non hanno subito procedimenti ufficiali, serpeggiano voci mai sopite. Importanti cardinali italiani sono stati evocati nei misteri irrisolti come la scomparsa di Emanuela Orlandi, mentre Seán Patrick O’Malley, teorico delle riforme nella lotta contro gli abusi, è stato accusato di lentezza e inerzia.

IL CAMBIAMENTO COL NUOVO PAPA?

Troppo spesso, nella sua storia recente, la Chiesa ha scelto la strada dell’insabbiamento piuttosto che quella della verità, sacrificando la giustizia delle vittime in nome della protezione dell’istituzione. Troppo spesso la trasparenza è stata evocata nei discorsi e tradita nei fatti, con indagini bloccate, dossier secretati e responsabilità diluite nella nebbia delle procedure canoniche.
Il Conclave che si apre non è solo una scelta di una nuova guida spirituale, ma l’occasione irripetibile di segnare una vera discontinuità. È ormai evidente che una politica di autentica innovazione, capace di spezzare definitivamente le logiche dell’omertà e del privilegio, non può più essere rimandata. Senza un cambiamento reale, non basterà un nuovo Papa a salvare la credibilità della Chiesa nel mondo che la osserva, sempre meno disposto ad accettare silenzi, compromessi e menzogne.

28 Aprile 2025

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