La rubrica Sottosopra
Papa Francesco è stato un nuovo ’68: non si può tornare indietro, perché Zuppi dovrebbe essere il successore
Dopo il suo pontificato, sarà molto difficile tornare indietro. È arduo immaginare che sia eletto un conservatore. A succedergli potrà essere un “moderato”: ma fallirebbe la sua missione se tentasse la retromarcia
Editoriali - di Mario Capanna

Guai a voi scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati. (…) Serpenti, razza di vipere!
(Matteo, 23, 27-33)
Ci sono persone il cui carisma, dopo la morte, non solo permane, ma si espande. In virtù della rettitudine di vita e della elevatezza degli insegnamenti che hanno indicato, praticandoli. È il caso di Papa Francesco, come dimostra la massiccia dimostrazione di affetto popolare dopo la sua dipartita. Un prete di strada, fuso con la sapienza sottile del gesuita, ha visto lucidamente la pericolosa realtà del mondo, denunciandone le cause effettive e indicando i rimedi, possibili e praticabili. In primo luogo il no alla guerra, ormai sempre più praticata come “soluzione” delle controversie locali e internazionali. Di contro la pace è il bene più importante, perché è la condizione per godere di tutti gli altri beni. C’è, in quella sua convinzione, un’eco di Cicerone, là dove scriveva “pax est tranquilla libertas”: “la pace è la libertà tranquilla”, non pregiudicata né soverchiata da nessuna forza esterna e violenta.
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Ma: “Nessuna pace è possibile senza disarmo”: affermazione radicalmente perentoria nell’Angelus di Pasqua, appena il giorno prima di lasciarci. Proprio mentre si propugna il riarmo europeo e la scellerata corsa agli armamenti prosegue con folle accelerazione, aggravando “la terza guerra mondiale a pezzi”. La critica radicale al riarmo si pone sulla scia di grandi personalità laiche, come i Premi Nobel Albert Einstein e Bertrand Russell. Autentico il suo amore per la natura e per gli ultimi, i derelitti, gli “scarti”: i detenuti e i migranti, l’accoglienza nei confronti dei quali è un dovere di umanità e di civiltà. E così l’andare in Canada, negli Usa, nell’America latina, in Australia, a Papua Nuova Guinea per chiedere scusa ai popoli nativi. Uomo dotato di parresia: le sue parole, pronunciate senza peli sulla lingua, semplici e vere, venivano capite anche dall’ultimo degli illetterati. Con la denuncia del tecno capitalismo di rapina – “questa economia uccide” – porta la critica al cuore della prepotenza operata dal profitto, come fabbricatore continuo di disparità e di ingiustizie.
In sintesi: fin dal suo primo atto – assumere, da Pontefice, il nome del mio straordinario conterraneo umbro – Bergoglio è stato un formidabile rovesciatore di paradigmi. Il vecchio punto di vista dominante, con la sua stantia visione del mondo, incalzato e sostituito da una concezione nuova dei rapporti umani, fra le persone e fra i popoli. Analogamente a noi del Sessantotto (mi si perdoni l’ardire) ha avuto il coraggio – per alcuni la temerarietà – di spronare l’umanità a non arrendersi alla cultura del vicolo cieco. Mentre il vecchio modo di pensare atrofizza il mondo, egli ha indicato con lucidità un orizzonte nuovo, la coscienza globale attraverso cui l’umanità si riconosca come una grande famiglia solidale, che si salvi dalle insidie che essa stessa si è costruite. Il richiamo al senso autentico del vangelo, dopo secoli di potere temporale e opportunistico della Chiesa, ha ispirato il timbro rivoluzionario della sua predicazione e del suo agire. Ed è questo che ha suscitato sorde resistenze, dentro e fuori il Vaticano, come avviene di solito all’inizio di un nuovo cammino.
Ma è proprio questo profondo afflato di rinnovamento che lo ha fatto amare da credenti e non. Per quanto mi riguarda, da laico, l’ho sempre considerato e sentito come un fratello maggiore, con gratitudine che non potrà mai venire meno. Beninteso: tutto questo non è, di per sé, garanzia di continuità. Ma, dopo il suo pontificato, sarà molto difficile tornare indietro. È arduo immaginare che sia eletto un conservatore. A succedergli potrà essere un “moderato”: ma fallirebbe la sua missione se tentasse la retromarcia, sebbene cautamente. La cosa auspicabile sarebbe che venga eletto un continuatore: penso al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, “bergogliano”, anch’egli prete di strada (comunità di Sant’Egidio), di larga e sagace visione evangelica.
Mentre leggete questo articolo, si svolgono i funerali del Papa. Che malefico contrappasso lo schieramento dei sedicenti “grandi della Terra” a Piazza San Pietro! Tanti sepolcri imbiancati (fatte salve le eccezioni), a partire da Trump, Von der Leyen, Milei e simili, che hanno praticato l’opposto degli insegnamenti di papa Francesco. Confesso che sono stato tentato anch’io di partecipare alle esequie, certo che, essendo tutte le attenzioni concentrate sui “farisei”, della mia presenza non si sarebbe accorto nessuno. Ma me ne sarei… accorto io, vergognandomi di loro. Sicché preferisco andare un giorno a visitare da solo la tomba di quell’uomo straordinario, che ha segnato il nostro tempo.